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Il PD toscano sta perdendo territori importanti? La riflessione di Paolo Insolia

Il PD toscano perde importanti territori, e per il momento è giusto così.

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Da Paolo Insolia riceviamo la seguente nota e pubblichiamo:

Eletti sindaci di destra a Siena, Massa e Pisa. Il PD sconfitto anche a Campi Bisenzio da Andrea Tagliaferri, sostenuto da Sinistra Italiana e M5S.

Il PD, e di conseguenza la sinistra italiana, non riesce a risollevarsi. Secondo gli ultimi sondaggi di SWG, il partito di destra al governo, Fratelli d’Italia, guadagna +0,3 punti percentuali, mentre il PD della Schlein un +0,2. Se i cittadini italiani fossero chiamati al voto adesso, Fratelli d’Italia si attesterebbe al 29,8%, mentre il PD al 21,3%. La destra quindi è in netto vantaggio. A livello locale lo scenario non cambia. Le elezioni amministrative delle settimane scorse hanno visto trionfare il centrodestra in quasi tutti i territori contesi. Le uniche città dove il PD è riuscito a spuntarla sono Trapani e Vicenza.
Sembra passata un’eternità dalle amministrative del 2021, dove il centrodestra venne sconfitto un po’ ovunque e Giorgia Meloni, non ancora Presidente del Consiglio, cominciò la conferenza stampa con le lapidarie parole: buonasera, si fa per dire.

Veniamo adesso alla Toscana, da sempre considerata, insieme all’Emilia Romagna, una roccaforte rossa. Ebbene, a eccezione di Prato, Livorno e Firenze, il resto dei capoluoghi toscani è governata da sindaci di destra. A Pisa il PD ha perso al ballottaggio, e adesso la paura è che perda Firenze e la Regione. Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, ha dichiarato che si ricandiderà nel 2025, ma con sette capoluoghi su dieci in mano al centrodestra la probabilità di una sferzata a destra diventa sempre più probabile; la ricandidatura a sindaco di Firenze nel 2024 di Dario Nardella non è certa, in quanto forse correrà per l’Europarlamento, e trovare un candidato idoneo a ricoprire una carica così importante non è una passeggiata, tenendo presente che c’è una campagna elettorale da affrontare.

La destra trionfa e, come ho titolato, al momento è giusto così. E’ giusto in quanto queste sconfitte così brucianti e talvolta imprevedibili offrono la possibilità di far prendere consapevolezza degli errori commessi.
Per vincere bisogna parlare ai cittadini di progetti fattibili e condivisi da tutti - o quasi tutti - gli esponenti del partito. Bisogna insomma essere coesi, e la coesione è da tempo la grande assente all’interno del Partito Democratico. I votanti sono predisposti a mettere la X su partiti che delineano progetti ben precisi, che talvolta non condividono, ma il voto è anche un segno di rottura, di protesta, di desiderio di rinnovamento. Il PD toscano, in tal senso, è la massima espressione della mancata coesione su temi importanti quali l’allargamento della pista dell’aeroporto di Firenze, la quotazione in borsa della multiutility regionale dei servizi pubblici, il rigassificatore di Piombino. Alcuni sono favorevoli, altri no. Risultato: i cittadini scelgono partiti talvolta lontani dalle loro idee, ma percepiti come maggiormente affidabili.

La coesione quindi, che caratterizza invece la destra. Soltanto uniti si vince: è stato questo il motto dei partiti di centrodestra, che hanno messo da parte le frizioni e corso insieme. Che poi le riforme della destra al governo siano machiavelliche è un altro paio di maniche, ma è proprio per questa loro caratteristica che è difficile cogliere l’inghippo che sottendono. Per Machiavelli chi è al potere deve essere sia un gran simulatore che un gran dissimulatore, e Giorgia Meloni, a mio avviso, dissimula molto bene quando afferma di essere dalla parte del lavoro e dei lavoratori. Per dimostrare ciò ha eliminato il reddito di cittadinanza che, secondo la sua opinione, è uno sputo in faccia a tutti coloro che si alzano la mattina per andare a lavorare e un grave danno alle imprese che non trovano personale, ma si è detta anche contraria al salario minimo, causa primaria della mancanza di manodopera. Offerte lavorative con un salario di quattro euro all’ora significa sfruttamento, e i cittadini sono stanchi di sgobbare e di non arrivare a fine mese. Giorgia Meloni, da donna di destra quale è, è molto più vicina alle imprese e agli imprenditori, che non ai lavoratori dipendenti.

Alla fine dei conti a spuntarla sono i candidati idealizzati come più affidabili, che hanno in mente una meta ben precisa e sanno altresì descriverla. Ovviamente pensare che un politico sia affidabile non significa che lo è davvero, ma è sufficiente affinché sia votato. Il Partito Democratico non ha un’idea chiara di futuro, e le troppe correnti interne non fanno che destabilizzarlo. Riforme come il salario minimo e lo ius scholae hanno bisogno di essere spiegate e approfondite da persone carismatiche e preparate, e che sappiano coinvolgere il pubblico che da casa ascolta e legge i notiziari.
Il Partito Democratico, in Toscana come altrove, deve sedersi a un tavolo e discutere, seriamente, sul da farsi, dandosi obiettivi chiari e soprattutto confrontandosi con i cittadini, perché le sconfitte avvengono quanto più si è lontani da loro.

Articolo di Paolo Insolia

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