x
OK!Valdisieve

11 dicembre 1913, il ritrovamento della Gioconda

Dopo il clamoroso furto al Louvre di due anni prima.

  • 16
Il ritorno della Gioconda al Louvre Il ritorno della Gioconda al Louvre © wikipedia
Font +:
Stampa Commenta

L’11 dicembre 1913 segna il momento decisivo di una delle vicende più clamorose della storia dell’arte: il ritrovamento della Gioconda.
Dopo oltre due anni di mistero, il dipinto di Leonardo da Vinci riemerse improvvisamente a Firenze, ponendo fine a un enigma che aveva scosso l’Europa.
Quel giorno, nella stanza n°20 al terzo piano dell’hotel Tripoli, in via de’ Cerretani, il collezionista d’arte fiorentino Alfredo Geri e Giovanni Poggi, direttore della Regia Galleria di Firenze, si trovarono davanti alla celebre tavola.

Erano stati avvertiti da una lettera arrivata da Parigi, firmata da Monsieur Léonard V, nella quale si proponeva la vendita della Gioconda, a condizione che venisse esposta alla Galleria degli Uffizi.
Dietro quello pseudonimo si nascondeva Vincenzo Peruggia.
Geri e Poggi presero visione del quadro e si accorsero subito che non era un falso; con la scusa di verificarne l’autenticità, chiesero del tempo e, nell’attesa, Vincenzo se ne andò in giro per Firenze.

Alla fine fu rintracciato, arrestato e processato, scontando una pena che, alla fine, venne ridotta.
Il suo gesto fece storia, si parlava anche di “peruggismo”.
All’uscita dal carcere trovò un gruppo di giovani che gli consegnò una colletta di 4500 lire e si faceva la fila per un suo autografo su una cartolina della Gioconda.
Peruggia poi tornò per lavoro a Parigi e lì morì per infarto, nel 1925.

Per comprendere come si arrivò a quell’11 dicembre 1913 bisogna tornare al 21 agosto 1911, un lunedì di chiusura del Louvre. In quel giorno Vincenzo Peruggia, imbianchino specializzato in rifiniture di ornato, assunto da una ditta con appalto nel museo, originario di Dumenza (Varese) ed emigrato giovanissimo in Francia, compì uno dei furti più celebri del Novecento.

Animato, come disse poi, da spirito patriottico e ignaro che Leonardo avesse venduto la Gioconda a Francesco I di Francia, si nascose nel museo la notte del 20 agosto, staccò il dipinto dal Salon Carré, dove era esposto tra un Giorgione e un Correggio, tolse la cornice, nascose la tavola sotto il camiciotto da lavoro e rientrò nel suo albergo.

Il furto venne scoperto solo il 22 agosto, poiché si pensava a un restauro o a un prelievo del fotografo ufficiale. Scattò la caccia all’uomo e, durante le perquisizioni, Peruggia riuscì a occultare l’opera sotto l’unico tavolo della sua stanza, proprio quello su cui fu redatto il verbale che dichiarava che non era stato trovato nulla.

Tra i sospettati finirono anche Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, in relazione a precedenti furti di arte iberica compiuti da Joseph Géry Pieret. La Gioconda rimase così nelle mani di Peruggia per due anni, fino alla lettera che portò all’incontro decisivo di Firenze.

Ancora oggi questa storia suscita interesse e la figura di Peruggia è avvolta in un alone di intrigante curiosità, tanto che anche Ivan Graziani, nel 1978, gli dedicò la canzone Monna Lisa per raccontarne la vicenda.

(In foto: ritorno della Gioconda al museo del Louvre il 4 gennaio 1914 – fonte Wikipedia).

Lascia un commento
stai rispondendo a