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Ricoverata per tumore muore di Covid dopo otto tamponi negativi, l'intervista al fratello

Il calvario di Elena Mariani, 45enne dipendente della coop di Bagno a Ripoli ricoverata in camera sterile per curarsi da una forma tumorale e che dopo otto tamponi negativi al nono scopre di avere il Coronavirus e muore.

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Elena Mariani Elena Mariani © Facebook
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Il sorriso affettuoso di Elena, la “pesciaia” di Bagno a Ripoli si è spento. Dopo un calvario incredibile a cui nessuno sa dare spiegazioni. Una tragedia umana e tante domande senza risposte. L'autopsia sul corpo di Elena non a caso oggi è durata sei ore.

In prima fila a chiedere di sapere cosa sia successo alla sorella minore è il giornalista Franco Mariani che nel dolore del momento cerca di trovare spiegazioni.
Non cerca colpevoli o vendette, cerca solo di capire cosa è successo alla piccola di casa, minore dopo tre fratelli maschi arrivata quando in casa nessuno più sperava nella nascita di una femminuccia.

Franco cerca dei perché affinché il sacrificio di Elena possa servire a non ripetere errori tragici.
Certo è che una giovane donna, dopo una lunga serie di ricoveri senza diagnosi, scopre di avere una forma di tumore del sangue, entra nella camera sterile di ematologia per salvarsi la vita e muore di Covid dopo nove tamponi negativi.

"Elena – racconta il fratello Franco a Ok!Firenze – ha iniziato a sentirsi male il 19 marzo e in ambulanza è stata portata a Ponte a Niccheri da qui una serie incredibile di trasferimenti e diagnosi che non arrivano. Da Ponte a Niccheri il trasferimento a Villa Ulivella dove rimane una settimana in attesa di una Tac prima di essere dimessa. La sera stessa però Elena sta ancora male e torna a Ponte a Niccheri e da qui al Serristori di Figline Valdarno dove viene cateterizzata perché non riesce più ad urinare. Da qui temendo un blocco urinario arriva un nuovo trasferimento, questa volta a Torregalli dove si scopre che non c'era nessun blocco ma il pannollone che bloccava il catetere.
Il 1° aprile un altro trasferimento, questa volta a Careggi dove si scopre che è affetta dal morbo di Burkitt, una rara forma tumorale del sangue da cui però
– come assicurano i medici - dopo un ricovero duro con terapia aggressiva in camera sterile per tre mesi si può guarire nell'80% dei casi. Prima dell'ingresso in ematologia Elena viene sottoposta al sesto tampone e anche questo è negativo."

Durante il ricovero in camera sterile altri due tamponi sempre negativi, poi la situazione precipita quando, dopo l'ingresso nella camera - in cui era rimasta fino a quel momento sola - fra il 17 e il 18 di una compagna in attesa di trapianto – la febbre alta e la tosse e poi il 23 il nono tampone e la scoperta della positività al Covid.
Da qui il trasferimento a malattie infettive, poi la terapia intensiva e infine ad Elena dicono che devono metterla in coma farmacologico e inturbarla. “Quando gli hanno detto quello sono certo – dice il fratello Franco – che ha capito che stava morendo senza nessuno accanto”.
E così è successo il 29 aprile.

Cos'è successo in quella camera sterile? Possibile che quello che dovrebbe essere uno dei luoghi più sicuri di qualsiasi ospedale sia stato invece il luogo dove Elena Mariani ha contratto il coronavirus? E da chi?
Da quella compagna di stanza? Da qualche sanitario?

La denuncia ai Carabinieri è partita subito e il fascicolo è stato aperto contro ignoti. Il contagio non può che essere avvenuto in quella camera sterile, ne è certo il fratello Franco anche perché Elena lì è entrata dopo sei tamponi negativi.

Non cerca vendetta Franco e non la cercano i suoi due fratelli. Cercano solo la verità perché nessun altro sorriso affettuoso come quello di Elena debba spengersi così.
Servirà una lunga inchiesta e servirà tempo. Lo stesso che servirà per lenire il dolore dei colleghi e clienti della Coop di Bagno a Ripoli che lo scorso fine settimana l'hanno voluta ricordare in un flash mob di palloncini colorati volati in cielo.

Elena la “pesciaia” non ci sarà più nella vita dei bambini che frequentano quel supermercato. Ai loro occhi curiosi lei, da dietro il banco elencava i nomi di tutti i pesci esposti. A tutti loro raccontava anche che il suo nome era proprio “la pesciaia” e che glielo aveva dato un bambino come loro. Anzi una bambina, ironia della sorte anche lei Elena che è la figlia di Francesco Sangermano che sul portale E Chianti ha dedicato alla giovane donna uno struggente ricordo in cui ha svelato questo aneddoto.


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