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Viaggio in ucraina: Vi racconto la quasi normalità di Kyiv.

Un'altro articolo del viaggio in Ucraina del nostro corrispondete Enrico Martelloni

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Kiev Kiev © EM
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Sono arrivato a Kyiv il giorno dopo le visite a Irpin e Bucha. Non la ricordavo così luminosa quando arrivai per la prima volta nel gennaio 2015, nel drammatico inverno post Maidan. Dopo quella stagione d’inverno, ho visitato Kyiv e l’Ucraina altre volte. Posso dire oggi che almeno la capitale ha fatto enormi passi avanti grazie alla cacciata del filo russo Yanukovich, satrapo ed ex bandito di Donetsk ai tempi dell’unione Sovietica.

Con Poroshenko, ma soprattutto con Zelensky, Kyiv appare una capitale proiettata nel futuro, con molta attenzione al suo millenario passato nonostante la guerra, nonostante i triboli dei secoli trascorsi. La città è molto grande con tante combinazioni, con un fiume immenso e affascinante, ma con un unico comune denominatore: la volontà di ricostruire e vivere ed essere la città europea che era sempre stata.

Nessun burka, nessuna limitazione ai valori di libertà. Tantissimi giovani, tantissimi bambini, nessun “reddito di cittadinanza“ ma lavoro e impegno. Sorprende tutto ciò? La guerra esiste anche se rapidamente e costantemente tutto è stato riparato; insomma preciso come i cantieri stradali in Italia. Vedi, ad esempio, la Firenze Siena che ha più lavori in corso che in tutta l’Ucraina intera. Vi parrà strano, ma qui il mondo si muove, le cose si rinnovano anche grazie ai rozzi russi che hanno distrutto parte delle vecchie infrastrutture.

Accanto alle auto antiche, o vecchie e arrugginite, come fiat “Ziguly”, che è il nome dell’omonimo fiume dove venivano costruite, si trova un parco macchine di prestigio, o comunque nuove. Ci sono anche i pulmini  che ancora resistono e che fanno ancora un ottimo servizio pubblico assieme ai filobus, tranvia e metropolitana. Le auto però fanno da padrone per le strade che appena fuori dal centro sono di cinque o sei corsie per parte. Gli spazzi qui non mancano ed è più facile viaggiare. Qui c’è il più grande centro commerciale d’Europa, il “Respublika Park” che fa sembrare i “Gigli” una bottega di alimentari.

La città moderna raccoglie quella storica immersa nel Verde, dove si trovano, tra le tante cose da vedere, la Porta d’Oro, Pecerska Lavra, Santa Sofia, il palazzo delle Chimere, la chiesa di Sant’Andrea di Francesco Bartolomeo Rastrelli.  Oltre le migliaia di missili gettati dai rozzi moscoviti che hanno segnato fin qui l’invasione, vedere in strada e nei locali così tanta gente, soprattutto donne e ragazze, con la voglia di ridere e spensierata serenità, da un buon grado di ottimismo e fiducia. 

Ma se fai attenzione, i posti di blocco e i soldati armati con fucili mitragliatori li vedi nei punti strategici ma non li puoi fotografare. Il coprifuoco comincia alle ventitré. Per quell’ora tutti a casa: i locali chiudono alle ventidue. E anche noi dopo una buona dose di birre, qui si chiama Pivo, torniamo alla nostra dimora dopo aver visto la sfida di calcio tra l’Ucraina e la Moldavia allo stadio nazionale, attraverso gli schermi di un Pub nel quartiere di Podol, tra i più antichi e belli della città.

Posso dire a mia discolpa con ampio orgoglio, di aver provato tutte o quasi le toilette di Kyiiv tanta e la birra o Pivo, che ho gustato in altrettanti fornitissimi locali tra questa magnifica gente e bellissime ragazze. Un esempio per l’amministrazione di Firenze: qui non c’è un luogo dove in un modo o nell’altro non trovi un bagno pulito per le tue impellenti esigenze di peregrino turista.

C’è sempre da scoprire qualcosa in città che secoli di vessazioni avevano nascosto, mentre a Kyiv si raccatta sempre un sorriso da certi occhi azzurri, ed anche da quegli scuri di altrettante belle figliole.

 

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