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Slogan irrealizzabili o progetti concreti? Una riflessione su "11 agosto", l'associazione di sinistra fondata da Tomaso Montanari

L'associazione si dichiara aperta a tutti i partiti che condividono le sue proposte: un disegno unitario per cercare di vincere le elezioni

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Tomaso Montanari Tomaso Montanari © FB
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Tomaso Montanari, storico dell'arte fiorentino e rettore dell'università per stranieri di Siena, l'8 febbraio 2024 presenterà ufficialmente "11 agosto", un'associazione che correrà alle prossime elezioni amministrative fiorentine tramite una lista civica che vuole coalizzare tutte le forze di sinistra. Montanari è conosciuto al grande pubblico per la sua collaborazione giornalistica con diversi quotidiani nazionali, quali la Repubblica e Il Fatto Quotidiano.

Cattolico radicale, ma con ideali di sinistra, nell'estate del 2021 si dimise dal Consiglio superiore dei Beni Culturali per protestare contro la nomina di Andrea De Pasquale all'Archivio Centrale dello Stato, in quanto colpevole - secondo lui - di aver fatto acquistare alla Biblioteca nazionale di Roma, quando ne era presidente, l'archivio di Pino Rauti, uno dei leader del defunto partito neofascista Movimento Sociale Italiano.

<<L'associazione ha la missione>>, ha spiegato Montanari a un giornalista di un quotidiano fiorentino <<di liberare Firenze.>> Lo storico dell'arte - che non si candiderà a sindaco ma soltanto a consigliere comunale - non allude al fascismo storico, bensì, come riporta il manifesto dell'associazione, alle tante sfide che oggi la città deve affrontare, quali la povertà che colpisce innumerevoli cittadini fiorentini; l'abbandono delle periferie e il turismo come unica fonte di reddito; la repressione usata per mettere la città in sicurezza; i lavori sottopagati e sfruttati. Il nome "11 agosto" deriva dalla data di liberazione di Firenze dal regime nazifascista, ovvero l'11 agosto 1945. 

Montanari ha altresì dichiarato, a ragione, che negli ultimi quindici anni Firenze - prima guidata da Renzi e poi da Nardella - ha visto crescere le disuguglianze sociali in termini economici, le privatizzazioni e un consumismo esasperato. Tali aspetti non riguardano soltanto il capoluogo toscano, ma ogni grande città italiana e europea, divenute col tempo vere e proprie "economie-mondo", concetto con il quale si fa riferimento alle vaste aree geografiche che dalla metà del XV secolo erano collegate tra loro da rapporti commerciali, costituite da città-centro economicamente dominanti e da città-satellite più povere. E' in questo periodo che sorse il capitalismo, sistema economico finalizzato ad accumulare ricchezza - il capitale -, necessaria a produrre altra ricchezza. 

Insomma il capitalismo, nel quale viviamo, implica sempre un centro dominante, dove viene concentrata la maggior parte della ricchezza e delle attività economiche; è una caratteristica fisiologica che si è mantenuta inalterata nei secoli. Vista da tale prospettiva, le periferie difficilmente potranno competere con i centri città, e in linea generale i suoi abitanti sono più poveri. Lo stesso vale per il turismo: i luoghi da visitare e da vedere, come i musei e i monumenti storici, spesso si trovano in centro. 

La questione diventa patologica quando le disuguaglianze diventano troppo marcate e gli sforzi per mantenere ordine e decoro vengono rivolti soltanto nelle zone centrali, in quanto il disagio vissuto dalle periferie si riversa in tutto il territorio. Lo vediamo nelle grandi metropoli come Milano e Roma a proposito delle baby gang - formate da giovanissimi poveri e senza istruzione che abitano nelle periferie - che commettono atti di criminalità nei rispettivi centri città, con i cittadini esausti che chiedono maggiore sicurezza. Le aree cittadine si influenzano a vicenda, e occuparsi soltanto di quelle che si reputano più importanti è un errore madornale. Montanari quindi fa bene a porre al centro del suo manifesto politico l'attenzione alle periferie e alle disuguaglianze economiche, anche se non ha ancora esplicitato cosa fare concretamente per la cura delle prime e per fare in modo che non si allarghi troppo la forbice delle seconde. 

Prodotti del capitalismo, oltre all'inevitabile spaccatura tra periferie e centro, sono le privatizzazioni e il consumismo, bisognosi entrambi di forti regolamentazioni: non si può lasciare che ogni struttura dismessa diventi uno studentato per studenti facoltosi o una serie di appartamenti di lusso, come è successo rispettivamente alla Manifattura Tabacchi e all'ex Teatro Comunale, e nemmeno che gli affitti brevi siano così numerosi da svuotare il territorio di cittadini stabili, riempiendoli così di turisti. Regolamentare non significa sovvertire le regole statutarie di un sistema economico, nel nostro caso il capitalismo, ma cercare di limitarne le manifestazioni negative. Ribadirlo può sembrare ovvio, ma non per chi sogna di compiere rivoluzioni epocali o manifesta il proprio disprezzo sui sindaci ogniqualvolta una multinazionale mette piede in città. Regolamentare dovrà essere la parola-guida che illuminerà il percorso di "11 agosto", senza la pretesa di chiudere in gabbia il capitalismo, impresa peraltro impossibile. 

Per quanto riguarda i lavori sottopagati e sfruttati, che Montanari ha dichiarato essere un altro grave problema che affligge Firenze, è una questione della quale devono occuparsi i politici seduti sugli scranni romani; i sindaci e i consiglieri comunali possono fare ben poco. Il salario minimo, ad esempio, non può vigere in una piccola porzione di territorio, ma deve valere nell'intero stato. Dalle parole di Montanari si evince poca consapevolezza di quali siano le competenze delle cariche politiche statali. O è forse ricorso a slogan? Domanda legittima quando si analizzano programmi politici, a cui tutti dovrebbero porre la giusta attenzione. 

Lo storico dell'arte ha anche parlato della repressione adoperata delle forze dell'ordine per mettere la città in sicurezza; anche in questo caso, i membri del Consiglio comunale non sono responsabili delle loro azioni sconsiderate, nel caso ci fossero. I sindaci hanno il potere di mettere a punto piani coordinati con polizia e carabinieri, ma non possono decidere le modalità di intervento, dotate di un preciso statuto.

Per concludere: nello stilare un programma politico, il candidato, o i candidati, devono tenere conto del contesto in cui andrà a agire, senza pretendere di cambiare le regole del sistema e avendo la consapevolezza di cosa è possibile fare e cosa no. I cittadini sono vaccinati contro promesse irrealizzabili, e hanno bisogno di essere governati da soggetti capaci. Per questo Montanari, se vuole raggiungere buoni risultati, deve essere più chiaro circa gli obiettivi da realizzare nei vari ambiti da lui espressi. 

Paolo Maurizio Insolia

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Commenti 1
  • Paolo

    vabbè... niente di nuovo! è l'ennesima sinistra di tante che ci sono state, ci sono e ci saranno ... parafrasando Nenni (A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro... che ti epura) ... si può sostenere che: a fare a gara ad essere di sinistra troverai sempre uno più di sinistra che ti spinge verso destra !

    rispondi a Paolo
    mer 24 gennaio 09:26