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Sanità Mugello - Lettera aperta al Presidente SdS Omoboni

A seguito della nota di Omoboni sulla sanità mugellana, pubblichiamo una lettera aperta di un nostro lettore

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Sanità Mugello Sanità Mugello © Germogli
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Egregio presidente, e sindaco, Omoboni,

ho letto con interesse il suo articolo sulla sanità mugellana e nazionale apparso recentemente sulla stampa locale e concordo con la sua analisi, cui vorrei aggiungere un punto ulteriore: l'eccessiva spesa in farmaci, molto più alta rispetto a quella degli altri paesi europei, in particolare per gli antibiotici. Secondo la stessa Agenzia Italiana del Farmaco spendiamo circa un miliardo di euro all'anno in antibiotici inutili e quindi anche dannosi, avendo perciò la massima incidenza di batteri resistenti.

Vorrei però raccogliere anche il suo invito "confuciano" a proporre soluzioni, non solo problemi. Ho vissuto per otto anni in Svezia, dove parte del mio lavoro era anche il confronto fra i due paesi in campo scientifico, ambientale e sanitario. Da questa analisi, che avevo più volte fatto presente a livello di governo, regioni ed enti locali, emergono due fattori secondo me predominanti fra quelli che anche lei ha fatto presente nel suo intervento; la carenza di personale infermieristico e lo scarso supporto di tecnologie informatiche. Entrambi questi fattori rendono il lavoro dei medici, già scarsi di numero, meno efficiente per il sovraccarico di compiti non necessari.

Ma a parte i freddi numeri, ricavabili da chiunque consultando i dati OCSE disponibili in rete, vorrei portare due esempi tratti da fatti personali che forse rendono meglio la situazione anche ai non addetti.

Quando ero in Svezia, dopo una caduta sul ghiaccio, ho avuto un persistente mal di schiena. Sono quindi andato dal medico che mi ha prescritto una risonanza magnetica per verificare una possibile frattura di una vertebra. Ha guardato il suo PC e mi ha chiesto se mi andava bene fra due giorni, poi me l’ha prenotata direttamente con un click (niente fogli ne’ CUP).

All’accettazione per l’analisi ho mostrato la mia carta d’identità e ho pagato direttamente il ticket con il POS (niente fogli, ne’ totem o punti rossi). Alla fine della scansione, eseguita da una infermiera, questa mi ha detto di rimanere fermo nella macchina perché il mio medico stava analizzando le immagini. Dopo qualche minuto mi ha detto che il medico aveva richiesto di fare una scansione a maggiore risoluzione di una certa zona. Alla fine anche di questa mi ha detto che il medico aveva richiesto di fare anche una TAC e se mi andava bene di farla subito. Ovviamente ho accettato e dopo qualche minuto ho fatto anche questa. Nel richiedere poi i risultati mi hanno detto di non preoccuparmi perché erano già state inviate al mio medico e che mi avrebbe chiamato lui. Questo mi ha poi spiegato cosa dovevo fare e la terapia, dicendomi che era stata concordata con uno specialista dell'ospedale di Lund, in un'altra regione (anche lì la sanità è regionale), a 600 km di distanza, con cui aveva guardato insieme le immagini, in tempo reale.

Ha idea di che utilità sarebbe soprattutto per le strutture sanitarie periferiche, come quelle del Mugello, poter utilizzare questo tipo di teleconsulto? E che risparmio di tempo sarebbe per il cittadino, ma anche di tempo e denaro per le strutture sanitarie? Immagini, avrei dovuto portare ciascun referto al medico, fare richieste di ulteriori analisi, poi fare la richiesta di visita specialistica, tutte le volte attraverso il CUP con i relativi ritardi e impegno mio e di personale. E questo succedeva nel 2008, 15 anni fa! Non sono necessarie le ultime fantascientifiche tecnologie.

Come funziona qui invece? Qualche tempo fa ho portato mia suocera di 92 anni all'ospedale di Borgo per una frattura al ginocchio. A parte l'attesa perché il Pronto Soccorso era intasato di mammine con la bimba con la febbre a 37 o un taglio al ditino perché non trovavano altre strutture sanitarie disponibili, dopo la prima diagnosi il medico mi ha chiesto quale terapie seguisse a mia suocera perché lei in stato confusionale non era in grado di rispondere. Gli ho risposto che non lo sapevo di preciso ma che era tutto sul suo fascicolo sanitario elettronico. Mi ha replicato che loro non avevano accesso, quindi sono dovuto tornare a casa e con la sua tessera sanitaria mi sono collegato, ho stampato le varie analisi e terapie e ho portato i fogli in ospedale. Dopo di che, una volta deciso il ricovero, ha dovuto aspettare due ore su una barella per il trasferimento in reparto, al piano di sopra, perché mancava il toner per la stampante per stampare il referto! Ma almeno all'interno dello stesso ospedale non è possibile collegare due computer, risparmiando tempo e carta?

Tutto questo l’ho spiegato anche con documenti e seminari presentati in Regione Toscana e all'Agenzia Regionale di Sanità, con grandi apprezzamenti al momento ma senza poi alcun seguito, anche per iniziative a costo zero, o quasi. La mia maggiore delusione è stata quando, invitato da un’associazione di familiari di bambini con malattie rare ad un colloquio con uno dei massimi dirigenti politici della Regione, questo mi ha interrotto dicendo “sappiamo benissimo che l’informatica sanitaria ed il fascicolo sanitario elettronico non funzionano, ma non ci posso fare niente!”.

Perciò le faccio i miei migliori auguri per la sua ricerca di trovare una soluzione ai problemi della sanità mugellana, e non solo, ma le dico anche di non farsi troppe illusioni. Sembra che ci sia una precisa volontà di trasferire la sanità al settore privato, sul modello USA, senza considerare che gli USA sono il paese al mondo che di gran lunga spende di più in sanità senza apprezzabili vantaggi in termini di risultati. E questa non è una considerazione di parte relativa solo alla Toscana, basti vedere cosa succede in Lombardia.

Se poi le servissero altre informazioni o qualche idea precisa, sono a sua disposizione.

Dott. Piero Mazzinghi

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Commenti 1
  • Carlo Bedeschi

    Personalmente, la ringrazio e complimenti per la sua analisi, corretta e di facile comprensione a tutti, della realtà sanitaria in Toscana. Ciò che sembra fantascienza in Italia, è realtà da decenni nei Paesi a noi vicini. Temo che la sua disponibilità non verrà presa in considerazione, la risposta "politica " l'ha già avuta dal burocrate di turno, come lei stesso ha riferito... è uno schiaffo ai cittadini affermare "non ci possiamo fare niente"...ma stiamo scherzando ? Ormai, lo sappiamo tutti, le visite specialistiche e gli esami diagnostici si ottengono in tempi ragionevoli soltanto dalle strutture private, pagando per intero la prestazione. E' urgente una vera rivoluzione di tutto il sistema Sanità, un cambio di passo e mentalità, in Toscana e in Italia. Auguri a tutti noi.

    rispondi a Carlo Bedeschi
    dom 26 febbraio 2023 02:21