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Il Banti torna alla ribalta. Borchi: "Vogliamo dare nuova vita"

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Il Banti torna alla ribalta. Borchi: Vogliamo dare nuova vita Il Banti torna alla ribalta. Borchi: Vogliamo dare nuova vita © n.c.
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E racconta interessanti particolari sulla storia del grande edificio posto alla porta del Mugello. Ecco quanto ha pubblicato su facebook:

O il Monumento. O forse meglio: il Monumento al Relitto. Si sta parlando del Banti. Ex sanatorio, inaugurato nel 1939. 15 mila metri quadri. 30 milioni di euro ( forse bastano) per recuperarlo. Nessuno ha idea di come farlo. Noi ci proviamo. E' dalle primarie che ci giro intorno. Con l'aiuto prima di un amico, poi di più compagni di avventura, poi di assessori......siamo a lanciare idee che cercano di gettare radici. Avere una credibilità: “Si può fare!?”. “Ma chi ha interesse a spendere tutti questi soldi su quel cadavere? Qual'è il ritorno? E come si fa a autosostenersi nel tempo?”. Costruito con ottimo materiale e cura (ce ne fossero oggi di questi esempi!), è stato progettato come sanatorio e tale utilizzato fino agli anni cinquanta. Poi trasformato come ospedale è stato attivo fino al 1989. Era la più grande azienda di Vaglia. Vi lavoravano, negli ultimi anni, 150 persone. Grandi stanzoni, amplissime finestre sul panorama di Firenze, i malati scendevano nella sala da pranzo, dove consumavano il pranzo in piatti di ceramica. Potevano camminare nel parco di pertinenza tra le conifere e le querce e sedersi nell'anfiteatro o leggere un libro ai bordi del laghetto in cima al poggiolo. C'era un cinema da 150 posti. Ai primi anni duemila ospitò per un anno le scuole, quando il Barellai fu ristrutturato. Subito dopo io ci organizzai un concorso per selezionare due vigili da assumere tra 150 aspiranti. Li suddivisi in più gruppi occupando diverse stanze a piano terra........ Dopo meno di dieci anni, gli edifici, senza più nessuna custodia, sono stati cannibalizzati da cima a fondo. Sono stati asportati i termosifoni di ghisa, divelti gli impianti di piombo, rubato tutto ciò che poteva avere un valore ed essere facilmente asportato. Ma più ha agito il gusto della devastazione, la voglia di spezzare, sentire come suona fracassare le suppellettili, spezzare i mobili di legno, infrangere i vetri o godere del tonfo che fa un water gettato dal sesto piano. Ci passo spesso davanti all'ingresso e lungo il muro di cinta che lascia libero allo sguardo tutto l'edificio con le sue ferite, le sue imbrattature. E' impossibile non vederlo. Da lontano, dal piazzale Michelangiolo, sulle quinte a nord del panorama, improbabile castello: “Ma cosa è quell'edifico che si staglia laggiù!?” Da vicino, mentre sali su per Canonica o via Bolognese, che ti viene incontro imponente, quasi arrogante. Mi fa veramente male, al limite della nausea, vedere lo scempio a cui è stato ridotto. Ora abbiamo chiesto un incontro con l'assessore all'Urbanistica della Regione. E' roba loro. Proprietà ASL. Dice ci sarà anche l'Assessore alla Sanità. Nel 2005 o 2006 era stato messo in vendita e sembrava quasi fatta: era già stato concordato il prezzo: 6 milioni di €. Poi, al momento della firma, il promesso acquirente prese il volo. Da allora, con la crisi economica, si sono perse le speranze e forse la consapevolezza stessa che esista un opera che fu uno dei maggiori esempi di architettura razionalista del novecento italiano. Nel frattempo si è ridotto a relitto. Veniamo a bussare alla Regione con determinazione: “Vogliamo provare a dargli una nuova vita”. E' chiaro che non può essere solamente destinato a scopo sanitario o sociale. E' chiaro che si deve lasciare aperta la possibilità ad un ventaglio di opzioni le più larghe possibili. Ne escludiamo poche: una discarica magari non la farei. Ma dopo che è stata prospettata la collocazione della scuola marescialli dei carabinieri, andata buca, un polo scientifico o artistico, magari con cohousing o residenze protette, non è da scartare. Ci vuole un investitore. Meglio se più e con molti soldi. Dove li andiamo a trovare? In Europa e nel resto del mondo. Chi? Noi? Certo non da soli. Per questo proporremmo una piccola task force di persone che lavorino insieme per fare pubblicità e promozione per il rilancio della struttura. C'è già un'agenzia regionale che lavora per questo. Investiamola dell'obiettivo. Noi, come Amministrazione di Vaglia, vogliamo stimolare la Regione ad accendere i riflettori sul tema. Cercheremo di essere propositivi per avanzare dei progetti creativi, perché questa struttura che ora rappresenta un vulnus diventi occasione di crescita economica e sociale. Dura!? Quando il gioco si fa duro.......... Augh. Leonardo, SindacoNoi ci proviamo.

 

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