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Dario Nardella presenta il suo libro a Scandicci. Il commento di Paolo Insolia

L’incontro svolto nella Sala consiliare del Comune di Scandicci, ospite del ciclo di incontri “Dialoghi sulla città - Il valore di essere e sentirsi comunità"

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Sindaco Nardella Sindaco Nardella © Diego Catoni
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La città universale. Dai sindaci un futuro per l’Italia e l’Europa; è questo il titolo del saggio di Dario Nardella, pubblicato a Novembre 2022 dalla casa editrice La nave di Teseo. Quando ho saputo che lo avrebbe presentato il pomeriggio di giovedì 13 aprile al Comune di Scandicci - la cittadina in cui abito - mi sono detto che non me lo sarei perso. Quel giorno ero libero da impegni scolastici e lavorativi, ed ero consapevole che sarebbe stato un incontro interessante, da possibile editoriale.
Non mi sbagliavo.

Salgo le scale e mi trovo davanti a una sala gremita. Mi siedo in cima, agli ultimi posti, come da abitudine.
Dario Nardella, sindaco di Firenze dal 2014, elegantissimo, sedeva di fianco al sindaco di Scandicci Sandro Fallani e a Don Giovanni Momigli, parroco della chiesa Santa Maria di Scandicci, che rivolgono le domande e interagiscono con egli su temi di politica attuale.

Il tema centrale dell’incontro è la figura del sindaco, ruolo ritenuto spesso marginale, ma che più di ogni altro agisce la politica. Politica nel senso più elevato del termine: reale, che non vive soltanto di vuoti proclami, ma che è costretta a fare se vuole sopravvivere; politica lontana dai salotti televisivi, e a stretto contatto con i cittadini.
Il sindaco non è un governatore lontano dai reali problemi del territorio che amministra - reale, con riferimento alla politica, è un aggettivo usato più volte da Nardella - come i ministri dei vari dicasteri statali o i parlamentari, residenti in città lontane centinaia di chilometri da casa nostra e che prendono decisioni a livello nazionale, e non locale.
Il sindaco insomma è uno di noi, che si può incontrare al supermercato o al ristorante, e che c’è, o meglio, deve esserci, dal momento che ha il dovere di agire tempestivamente in caso di necessità. La sua è una presenza costante, e grande è la responsabilità che si assume, specificamente riguardo alle grandi città. Il fattore vicinanza diventa svantaggioso davanti a cittadini delusi, che difficilmente perdonano amministrazioni sbagliate. Riecheggiano a tal proposito le parole dell’ex deputato Renato Brunetta: “Governare Roma è più difficile che governare l’Italia”.

Il saggio scritto da Nardella vuole farci comprendere quanto i sindaci siano importanti per l’Italia e l’Europa del futuro, ma il suo sguardo non è rivolto primariamente su di loro, bensì sulle città e i comuni, ovvero i veri protagonisti del nuovo Umanesimo che Nardella spera di veder realizzato nell’Europa degli anni a venire.
Nardella sostiene che Firenze sia la città ideale per una simile rinascita, dal momento che nel XV secolo fu la culla dell’Umanesimo e del Rinascimento. Un ritorno quindi al passato, superando i limiti di allora.

L’Umanesimo, che nacque grazie all’istituzione di signorie e principati - simili più alle monarchie che alle repubbliche, dove gli individui poterono dare spazio alla creatività come mai prima d’allora -, fu un movimento culturale che idealizzò l’arte come strumento primario per la conoscenza della realtà. L’Umanesimo esaltò l’uomo e la sua individualità, promosse la laicità e fece sì che la cultura fosse al centro della vita cittadina. Come ben sapevamo gli umanisti, e come sostiene a ragione Nardella, cultura e educazione vanno di pari passo. Come ogni nuovo movimento culturale, anche l’Umanesimo ebbe anche i suoi lati negativi: si diffuse soltanto tra le classi alte, e gli umanisti - intellettuali e eruditi che vivevano della propria arte, spesso al servizio di corti signorili - erano isolati dal resto del mondo, e non riuscirono a creare una società realmente democratica, egualitaria e pluralista, come aspiravano di fare. Ma i molti aspetti positivi rimangono, e possono, anzi devono, essere la torcia che illumina il cammino.

Le città d’Europa immaginate dal sindaco di Firenze sono prima di tutto umane, ovvero che non creano muri, ma accolgono chi è costretto a lasciare il proprio paese per colpa di guerre o mancanza di prospettive. Sono città pronte ad affrontare le sfide che i tempi le metteranno davanti, come la questione del cambiamento climatico. I sindaci dovranno porsi obiettivi ben precisi per inquinare il meno possibile, senza rinunciare a una buona viabilità. Nardella ha parlato di quanto sia per lui importante rendere Firenze più verde e meno inquinata. A tal proposito, molti sono stati gli interventi che ha effettuato in questi nove anni di mandato, come la realizzazione di piste ciclabili e delle altre due linee della tramvia, entrambe con partenza dalla fermata a ridosso della stazione Santa Maria Novella. Una di queste, considerata un’estensione della Linea 1, termina all’ospedale di Careggi, mentre l’altra collega il centro città con l’aeroporto, Peretola. Per i due progetti sono stati investiti quattrocento milioni di euro, e il risultato è un miglioramento della qualità dell’aria e del traffico.

Altre qualità che Nardella - esponente del Partito Democratico - desidera per le città d’Europa, sono quelle da sempre promosse dalla sinistra: multiculturali, vicine ai ceti più deboli, solidali e senza alcuna discriminazione di genere. Su quest’ultimo punto Nardella ha menzionato la prima sindaca di Barcellona, Ada Colau, in carica dal 2015; un segno che ci stiamo muovendo verso un futuro in cui le donne acquisiranno, anno dopo anno, sempre più autonomia.

Per comprendere bene quanto sia impegnativo e fondamentale il ruolo del sindaco, basti pensare alla pandemia di covid-19. Sono stati loro, i sindaci, ad aver organizzato fondi ad hoc da destinare ai poveri, i più colpiti dall’emergenza economica, diretta conseguenza di quella sanitaria. E sono sempre loro ad aver allestito e organizzato i centri vaccinali, utilizzando strutture di ogni tipo, come ad esempio palazzetti e palestre.
Dalla pandemia si arriva poi alla guerra: i sindaci ucraini dovranno ricostruire le città distrutte dall’artiglieria russa, come la martoriata Mariupol. E qui entra in gioco anche il fattore solidarietà, in quanto tutti i sindaci europei si mobiliteranno per aiutarli, come è stato da loro promesso alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Come? Mandando ingegneri, ad esempio. O medici e operai.

I sindaci delle città metropolitane dovranno sfruttare al meglio l’immensa possibilità offerta dall’Unione Europea con la consegna dei miliardi del Next Generation Eu, meglio conosciuto in Italia con il nome Recovery Fund, ai quali spetta una parte del totale. Questi fondi servono a realizzare progetti che dovranno essere sostenibili e concreti sia dal punto di vista ambientale che tecnologico, e che oltre a rendere le città maggiormente moderne e sostenibili, creeranno posti di lavoro. Si tratta di missioni impegnative, richiedenti lungimiranza e ottima capacità organizzativa.

Auguro al sindaco Dario Nardella buon lavoro e un in bocca al lupo per il futuro.

Paolo Maurizio Insolia

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