La sua condotta è stata definita dalla Corte dei Conti della Toscana “gravemente colposa ”perché “agendo con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, - pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole di informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, - procedette all’approvazione dei progetti” di sotto attraversamento TAV dell’Appennino tosco-emiliano.
Per il danno erariale e ambientale, con sentenza n. 273 del 31 maggio 2012 è stato prosciolto ma solo per intervenuta prescrizione, che non risulta peraltro essere stata impugnata. Negli anni Novanta del secolo scorso, quando furono approvati a dispetto delle proteste delle popolazioni quei progetti sciagurati, forieri dell’ingente impoverimento idrogeologico accertato poi dalla Corte a Monte Morello, in Mugello e in Alto Mugello, aveva coperto il ruolo di presidente della giunta regionale della Toscana, prima di Claudio Martini, Enrico Rossi e Eugenio Giani.
Oggi, dal 1 marzo, Vannino Chiti è presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana.
Da quella tribuna può celebrare il 25 aprile e ricordare a tutti noi che “la Resistenza, e i valori dell’antifascismo, se vogliamo sentirli come attuali come sono dentro la Costituzione, bisogna che siano una memoria viva, non assegnata a qualche rigo sul libro di testo di storia”.
Peccato che la memoria viva degli abitanti di Firenzuola, Borgo San Lorenzo, Scarperia, San Piero a Sieve, Vaglia e Sesto Fiorentino sia fatta di qualcos’altro: danni, oltraggi e umiliazioni che poco sembrano avere a che fare coi valori della Resistenza e della Costituzione!
Provate a chiedere ai sindaci del Mugello dell’epoca in che conto furono tenute da quel presidente le ragionevoli obiezioni delle popolazioni e degli amministratori pubblici al progetto, e le argomentazioni tecniche della squadra di studiosi chiamata ad effettuare un’opera approfondita, interdisciplinare, di analisi e di proposizione di scenari alternativi.
Chiedete loro, o a qualsiasi cittadino del Mugello, o leggete su qualunque cronaca del tempo, a quali condizioni furono alla fine costretti tutti a piegarsi: venne chiarito che il progetto sarebbe stato approvato comunque, per decreto, e che i Comuni recalcitranti non avrebbero ricevuto le ‘compensazioni’ con cui si puntava a comprare il consenso delle comunità.
Possiamo definire questo un processo decisionale ispirato a una cultura democratica?
Quanto alla ricorrenza del 25 aprile, non sarebbe poi del tutto inappropriato interrogarsi su cosa è accaduto, in quel 1945, anche in altre regioni e popolazioni presto dimenticate.
Provate a chiedere a Trieste e in Venezia Giulia cosa è capitato ai combattenti per la liberazione, passati dalla lotta all’occupazione nazi-fascista al lungo incubo della ‘liberazione’ titina!
Un gruppo di insegnanti fiorentini ha compiuto sulle fonti e nei luoghi di quella pagina tragica, assieme a più classi di studenti dell’ITI-IPIA ‘Leonardo da Vinci’ e con l’aiuto degli esuli istriani, giuliani, fiumani e dalmati in Toscana, un’opera di recupero della verità storica (a proposito di retorica dell’ ‘antifascismo’) che solo l’ANPI d’Oltrarno, nella persona del suo presidente, il partigiano ‘Foco’ Enio Sardelli, ha saputo subito apprezzare a valorizzare. Fino al punto di incontrarsi e abbracciarsi con la responsabile fiorentina dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Myriam Andreatini. Correva l’anno 2007. Qualche anno prima ‘Foco’ aveva voluto premiare con un’iscrizione ad honorem all’ANPI uno degli insegnanti che avevano accompagnato la scuola alla scoperta della storia ‘in diretta’.
Associazione di volontariato Idra