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L’umanità verso il caos: un appello globale per evitare la fine della Terra

Pierluigi Recati lancia un grido d’allarme sul futuro del pianeta: senza un organismo sovranazionale, il mondo rischia il collasso definitivo

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Nel suo intervento, Pierluigi Recati descrive un quadro drammatico e realistico: il caos globale che si profila all’orizzonte potrebbe segnare la fine dell’umanità se non si interviene con decisione. Il testo è un appello alla creazione di un organismo sovranazionale vincolante, capace di affrontare crisi climatiche, politiche e sociali, al di là di religioni, culture e confini. Senza una guida unitaria, il destino del nostro pianeta è segnato.

Verso il Caos. Un appello all’umanità prima che sia troppo tardi

Da tempo mi interrogo sul motivo per cui nel mondo accadano eventi e fenomeni sempre più assurdi, illogici, fuori da ogni razionale principio di buon senso. Viviamo immersi in un caos crescente che sembra sfuggire a ogni possibilità di controllo. E non riesco a capire come l’umanità potrà salvarsi da quella che appare, ogni giorno di più, come una fine annunciata.

Abbiamo raggiunto una conoscenza profonda di noi stessi, delle nostre dinamiche sociali, psicologiche, culturali. Ma questa consapevolezza non si traduce in azioni concrete, in cambiamenti del nostro sistema di vita. Continuamo a percorrere strade che ci conducono verso un disastro globale. Tutti dichiarano di non volere un collasso planetario, ma nessuno è realmente in grado di impedirlo. Il risultato è una paralisi collettiva che ci porta a convivere con il pericolo, come se fosse una fatalità inevitabile.

La storia dell’umanità, se osservata con attenzione, ci mostra come abbiamo attraversato numerose crisi: climatiche, geologiche, sociali. Eppure, nonostante le esperienze accumulate, non sembriamo aver imparato nulla. Non c’è piena coscienza della gravità della situazione attuale, né del fatto che siamo probabilmente di fronte a un punto di non ritorno.

Il comportamento dell’uomo, nel corso dei secoli, non ha mai prodotto mutamenti sostanziali nella sua relazione con l’ambiente. E oggi, pur avendo gli strumenti per intervenire e persino modificare il funzionamento dei processi terrestri, restiamo inerti. Potremmo agire per rallentare il riscaldamento globale, preservare i ghiacciai, contenere l’innalzamento del livello del mare. Potremmo ridurre la violenza dei fenomeni atmosferici estremi. Ma non lo facciamo.

È evidente che manca un elemento decisivo: la capacità di una governance mondiale unificata. Non esiste oggi sulla Terra alcun organismo dotato dell’autorevolezza, della consapevolezza e della forza necessaria per assumere decisioni vincolanti per l’intera umanità. E senza questo, ogni sforzo rischia di essere vano.

Serve un nuovo patto globale. Un’organizzazione sovranazionale che abbia potere reale, riconosciuto e rispettato da tutte le nazioni, al di sopra delle divisioni religiose, storiche, culturali. Solo un soggetto di questo tipo potrà imporre norme condivise, coordinare strategie contro i rischi che incombono, contrastare le derive belliche, intervenire in maniera efficace sui cambiamenti climatici. L’alternativa è continuare a delegare al caos il compito di decidere per noi.

Oggi nessuno Stato, nessun continente, nessuna istituzione internazionale ha la forza di imporsi. Siamo in una fase di totale frammentazione, dove gli interessi particolari prevalgono su quelli collettivi. E se non superiamo questo stallo, ci avvieremo inevitabilmente verso un collasso sistemico. Le guerre atomiche, le carestie, le migrazioni forzate, la distruzione degli ecosistemi sono minacce reali, non ipotesi lontane. E la loro somma potrebbe portare alla fine della civiltà umana come la conosciamo.

Non si tratta solo di salvare il pianeta: si tratta di salvare noi stessi. E per farlo, dobbiamo avere il coraggio di immaginare una nuova forma di coesistenza, fondata sulla libertà, sul rispetto e su un'etica globale condivisa. Un mondo in cui ogni popolo possa vivere dove meglio crede, libero da dogmi religiosi o ideologici che lo pongano in contrasto con altri.

Siamo forse all’ultima chiamata. O l’umanità trova la forza di unirsi, oppure continuerà a marciare verso la propria autodistruzione.
Il tempo, purtroppo, non è infinito.

Pierluigi Recati

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