Prof. Romano Pesavento - presidente CNDDU 9 © Coordinamento Diritti Umani
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha espresso profonda preoccupazione per l’episodio avvenuto in una scuola primaria di Firenze, dove alcune famiglie hanno deciso di non mandare i propri figli a scuola per protestare contro la presenza di un compagno con gravi difficoltà comportamentali. Il caso, che si aggiunge a situazioni analoghe verificatesi a Treviso e Taranto, mette in luce una criticità strutturale del sistema scolastico italiano: la mancanza di risorse, figure specializzate e strumenti adeguati per gestire tempestivamente i casi di disagio relazionale e aggressività infantile.
Il CNDDU sottolinea che la scuola deve rimanere un luogo di inclusione e non di esclusione, ma per garantire questo principio è necessario un sostegno concreto e continuativo. Gli istituti italiani, troppo spesso, affrontano situazioni di emergenza educativa senza una rete integrata di supporto, mentre in molti Paesi europei esistono modelli avanzati e strutturati di intervento.
Tra gli esempi citati, la Finlandia adotta un sistema di supporto a tre livelli, basato su interventi progressivi e personalizzati; in Belgio, i Centri di Orientamento Scolastico e Psicologico (CLB) forniscono assistenza costante a studenti e insegnanti; nei Paesi Bassi, il principio del “dovere di cura” obbliga le istituzioni scolastiche a garantire sempre un percorso educativo adeguato per ciascun alunno. La Francia ha introdotto le unità di supporto ULIS, che consentono percorsi didattici personalizzati senza escludere gli studenti, mentre in Irlanda il Servizio Nazionale di Psicologia Educativa (NEPS) assicura la presenza stabile di psicologi specializzati. In Portogallo, infine, i “territori educativi di intervento prioritario” finanziano progetti pluriennali per le scuole di aree fragili, promuovendo una responsabilità condivisa tra istituzioni e comunità.
Secondo il CNDDU, l’Italia deve ispirarsi a questi modelli e avviare un piano strutturale che preveda équipe multiprofessionali permanenti composte da psicologi, pedagogisti ed educatori, coordinate con i servizi sociali e sanitari. È inoltre necessario istituire un fondo nazionale per l’emergenza educativa per consentire interventi rapidi e mirati, oltre a potenziare la formazione dei docenti in materia di gestione dei comportamenti difficili, mediazione dei conflitti e approcci didattici basati sulla psicologia del trauma.
Il Coordinamento propone anche l’introduzione di pratiche di giustizia riparativa, mediazione tra pari e tutoraggio studente-studente, esperienze già consolidate in Spagna e nel Nord Europa, nonché la creazione di un sistema di monitoraggio nazionale per individuare tempestivamente situazioni di rischio comportamentale.
Il presidente Romano Pesavento ha concluso sottolineando che la vicenda fiorentina deve diventare un’occasione di crescita collettiva e non di contrapposizione. Il diritto all’inclusione e quello alla sicurezza, ha affermato, “non si escludono, ma si rafforzano quando vengono sostenuti da politiche di solidarietà, formazione e cooperazione tra istituzioni”. Solo una scuola realmente supportata potrà garantire a ogni bambino, anche a chi manifesta disagio o aggressività, un percorso di crescita sereno, consapevole e rispettoso della dignità di tutti.


