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San Godenzo: dalla scuola alla comunità "senza zaino". Cronaca e foto della visita

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San Godenzo: dalla scuola alla comunità senza zaino. Cronaca e foto della visita San Godenzo: dalla scuola alla comunità senza zaino. Cronaca e foto della visita © n.c.
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Martedì 3 novembre si è tenuta la visita alla scuola primaria Dante Alighieri da parte di Marco Orsi (ex-maestro elementare, professore di scienze della formazione, e promotore del progetto a livello nazionale delle “Scuole senza zaino”) assieme a Carla Maltinti dell’ufficio scolastico regionale, e ad una laureanda in scienze della formazione dell’università di Firenze. Ad accompagnarli, il sindaco Alessandro Manni, l’assessore alla cultura Sandra Primalti, il neopreside Filippo Gelormino, e la ex preside Adelina Giglio (da poco in pensione); presente anche Letizia Cecchini, dirigente responsabile alla cultura del comune di Londa, in gestione associata con quello di San Godenzo. L’accoglienza al gruppo in visita da parte di alunni, insegnanti e genitori è stata molto calorosa, con una bella canzoncina cantata dai bambini accompagnati alla chitarra da una maestra. Grande e sincera è stata la disponibilità di Orsi, che ha voluto salutare uno a uno i bimbi del piccolo coro.

La visita si è svolta nell’intera struttura comprendente tre piani, con le 4 classi elementari (quarta e quinta sono miste) situate al piano terreno e al primo. I laboratori di disegno e la biblioteca sono nel seminterrato, mentre la palestra e la scuola dell’infanzia si trovano in altre due strutture adiacenti. Le classi e i corridoi sono bene attrezzate con armadi, libri, sedute, lavagna lim, pc, tv e addirittura microscopi. Non ci sono cattedre e banchi in fila, ma solo spazi circolari e aperti.

Poi la visita, la “festa”, come l’ha definita il sindaco, si è spostata al Circolo Parrocchiale Don Bosco, ed è continuata con la presentazione del libro di Orsi L’ora di lezione non basta, titolo che cita l’opera dello psicanalista Massimo Recalcati L’ora di lezione, come ha dichiarato lo stesso Orsi. Il dibattito, moderato da Giuliana Cantini, responsabile della comunicazione dei comuni del Valdisieve, si è aperto con i saluti e i ringraziamenti del sindaco Manni, dopo un’altra canzoncina dei bimbi, e la lettura di una filastrocca e una poesia di due genitori particolarmente ispirati.

Il sindaco ha raccontato che la nascita del progetto “Scuole senza zaino” è avvenuta a causa della riforma del 2008 dell’allora ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, che ha previsto la chiusura di scuole di dimensioni ridotte. Tutta la comunità, capeggiata dal primo cittadino, è invece riuscita non solo a mantenere aperta la scuola, ma ad incrementarne addirittura i numeri, passando da 29 a 54 alunni, grazie all’adesione al progetto nazionale. Un vero miracolo, ha sottolineato Manni, se si pensa che in un comune montano di 100 km quadrati di 1200 anime, la priorità vitale è la scuola, assieme al trasporto pubblico, per il quale tra l’altro è appena stato comprato un nuovo pulmino, sempre in gestione associata con gli altri comuni.

Dopo i saluti del Preside, la rappresentante della regione Maltinti ha promosso l’idea di sperimentare quassù, in un contesto naturalisticamente così vario e stimolante, la “outdoor school”. A seguire Cantini ha intervistato il professore sul libro presentato, che racconta del progetto a livello nazionale applicato in 200 scuole di cui 40 in Toscana. L’autore, citando in chiave comparativa il modello scolastico danese, statunitense e scozzese, descrive quali sono i principi che danno vita al nuovo modo di fare scuola: la responsabilità, stimolata da ampi spazi e cose comuni; l’autonomia, volontà condivisa di fare da soli (citando la Montessori); la competenza, come somma di inclinazioni multisensoriali non solo astratte ma anche pratiche, volte ad attivare curiosità e motivazione all’apprendimento.

Sono state dibattute inoltre anche le possibili criticità di questo metodo di insegnamento: l’impatto con le scuole medie di impronta classica, soprattutto per studenti con disagi (come dislessia, dhd, ritardo); l’adattabilità del modello ai grandi numeri; il cambiamento degli insegnanti con necessità di formazione specifica; l’effettivo svolgimento delle linee guida ministeriali e il rapporto con i modi di valutazione tradizionali, come le prove invalsi. Tutte questioni da dover rilevare, analizzare con metodi statistici per i quali ancora mancano le risorse, ma sicuramente superabili con il tempo ed approcci mediati. Nel dibattito particolare spazio è stato dato al rapporto tra l’apprendimento e le ultime tecnologie (internet, tablet, pc, etc.). L’utilizzo della tecnologia a scuola non è di per sé un fattore di squilibrio, ma lo è il suo utilizzo eccessivo e scorretto da parte della società. Pertanto Orsi promuove il recupero di spazi comuni per il silenzio e la concentrazione. Inoltre nota una evoluzione del progetto partito da tre capisaldi ospitalità, responsabilità e comunità; orientato all’interiorizzazione dei principi e alla loro applicazione al contesto contingente, sempre nuovo e diverso.

Prima della chiusura con un’altra esibizione del piccolo coro, una delle tre storiche insegnanti che hanno vissuto il passaggio da vecchio a nuovo modello, ha ringraziato la scuola di Montespertoli per l’appoggio nella loro continua formazione.

In conclusione viene ripreso l’ultimo principio proposto da Orsi, la comunità; non solo con l’applicazione all’insegnamento, ma come espressione di una volontà diffusa nell’intera cittadinanza, che lotta, lavora e compie sacrifici; un esempio è dato dalle signore dell’Auser che cuciono i grembiuli ai bimbi, o i genitori che si autofinanziano organizzando cene e varie attività di raccolta.

Lo zaino, racconta il professore, è uno strumento per luoghi inospitali come la montagna, o i campi di battaglia. Ma la comunità di San Godenzo non è un luogo inospitale, è il migliore posto dove far crescere felici i nostri bambini.

 

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