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Aggressione agli operatori della Misericordia, parla l'uomo aggredito

"Ho avuto paura soprattutto di non poter soccorrere la persona che aveva bisogno di noi". La mia scelta di giornalista di non fare lo scoop...

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Ambulanza Ambulanza © NN
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Mi ha chiamato subito, appena successo il fatto. La sua voce tremava ancora e l'agitazione e la rabbia per quello che era successo lo aveva provato. Lui è un amico e un collega di Protezione Civile. Ci conosciamo da tempo e mi ha raccontato quello che le era accaduto alcuni minuti prima tutto d'un fiato al punto che, sulla prima, non avevo capito bene.

Non avevo capito bene quello che era successo perché il racconto che mi veniva fatto aveva davvero dell'assurdo.

"Siamo stati aggrediti mentre soccorrevamo un codice rosso!". Incredula ho chiesto maggiori dettagli e lui, come un fiume in piena mi ha raccontato.

"Abbiamo ricevuto una chiamata da un ambulatorio della zona di Campo di Marte dove una persona era stata colpita da malore e si sospettava un'ischemia. Capendo subito che si trattava di una cosa molto grave appena arrivati sul posto, in una strada molto trafficata e dove il parcheggio è quasi impossibile, ho accostato il mezzo sul vicino passo carrabile col lampeggiante acceso e ci siamo precipitati a soccorrere la persona dato che in questi casi la salvezza si gioca proprio sul filo dei minuti.
Stabilizzata e caricata la paziente sulla lettiga e scesi in strada ci siamo trovati davanti una donna in stato di agitazione che ha cominciato veementemente a inveire contro di noi per il solo fatto di aver appoggiato l'ambulanza davanti al passo carrabile dove lei doveva transitare.

In realtà ci siamo preoccupati poco di leì, perché per noi era fondamentale in quel momento non avere ostacoli per salvare quella vita.
Ci siamo solo spazienti quando questa donna ha preso il telefono in mano ed ha cominciato a riprendere la scena perché questo violava la privacy soprattutto del malato, ma ha insistito.


Abbiamo accompagnato il paziente al Pronto Soccorso e tutto per noi era finito lì.
L'ennesimo spiacevole episodio di inciviltà e abbiamo con l'amaro in bocca soprasseduto ma la sorpresa c'è stata quando rientrando in sede a Fiesole abbiamo visto alcuni colleghi discutere con la stessa donna accompagnata da "un amico".

Alle sue minacce aveva dato seguito e appena ci ha visti e riconosciuti ha di nuovo iniziato ad aggredirci verbalmente, ma non solo;  il suo amichetto voleva passare alle vie di fatto soprattutto nei miei confronti mie che ero l'autista.
Si è avvicinato ha cercato di tirarmi un cazzotto e poi mi ha chiuso una gamba nella portiera del mezzo. Ho delle ferite lievi solo grazie all'intervento dei miei colleghi "


Ho accolto il suo racconto e sono rimasta basita.
La condanna immediata, dopo l'opportuna denuncia alle Forze dell'Ordine è giunta dal Governatore di Fiesole Brilli, dal presidente del coordinamento delle Misericordie Fiorentine Andrea Ceccherini e dalla Sindaca di Fiesole Anna Ravoni che personalmente ho avvertito dell'accaduto e che si è recata immediatamente alla sede della Misericordia fiesolana a portare la sua solidarietà.

Quel che vale è che una vita salvata è molto più importante di una sosta non perfetta e permettetemi anche che la garanzia dell'incolumità degli operatori vale più di uno scoop giornalistico.

Avrei potuto scrivere ieri a caldo questo sfogo dell'operatore aggredito ma non l'ho fatto perché senza l'opportuna denuncia avrei messo a rischio ulteriormente la sua incolumità.
A volte la deontologia insegna che spesso è più importante fare un passo in dietro che un salto in avanti.

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