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Non è soltanto La Russa: chi proviene dalla destra neofascista non sarà mai obiettivo.

Le dichiarazioni del Presidente del Senato sull’attentato di Via Rasella destano preoccupazione. Ma non c’è niente di cui meravigliarsi.

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Fosse ARDEATINE Fosse ARDEATINE © nb
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Un po’ di storia: l’attentato di Via Rasella avvenne a Roma il 23 Marzo 1944 per mano di un gruppo di partigiani italiani, e decretò la morte di decine di soldati altoatesini che avevano giurato fedeltà alla Germania nazista, trentatré per la precisione. Fu fatto esplodere un ordigno e lanciate bombe a mano sui superstiti. 
L’Italia era in piena guerra civile, combattuta tra le forze fasciste e naziste da una parte e i partigiani e gli Alleati dall’altra. 
La rappresaglia tedesca che scatenò questo attentato fu detta eccidio delle Fosse Ardeatine, una vera e propria esecuzione di massa avvenuta con un colpo di pistola alla testa dove persero la vita 335 civili.

Questi fatti sono ben documentati, fanno parte della storia del nostro paese e della guerra più sanguinosa che il mondo ha subìto. 
I fatti sono fatti, le ideologie sono ideologie, ma quando i primi vengono osservati sotto la lente di queste ultime, si corre il rischio di narrare la storia a proprio piacimento, tirando acqua al proprio mulino. Questo è il motivo per il quale uno storico non deve farsi condizionare dalla propria ideologia, ma attenersi agli eventi per come sono, e non per come vorrebbero che fossero. Ciò non vale solo per gli storici, bensì per tutti noi, e a maggior ragione per chi serve in prima linea il paese: i politici.

Ignazio La Russa, che occupa la seconda carica dello stato, ha dimostrato ancora una volta di volersi ergere al di sopra della storia, e di pretendere di raccontarne una che si addice maggiormente alla sua idea di mondo. 
La Russa ha iniziato la sua carriera politica da giovanissimo come militante dell’MSI - Movimento Sociale Italiano -, partito di stampo fascista nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, fondato da reduci della Repubblica di Salò come Almirante e Rauti. La Russa non ha mai rinnegato le sue origini, anzi le difende, e quando gli chiedono se il fascismo sia stato il male assoluto, lui si limita a non rispondere. Come se ci fossero dubbi, come se un movimento che ha mandato a morire nei campi di concentramento migliaia di ebrei non fosse il volto del male. 

Ma veniamo al dunque: due giorni fa il Presidente del Senato ha dichiarato che l’attentato di Via Rasella colpì una banda musicale di pensionati, e non militari altoatesini armati fino ai denti e pronti a combattere contro i partigiani e gli Alleati. Oltretutto, dice La Russa, l’attentato ha avuto come contraccolpo la rappresaglia tedesca, con un elevatissimo numero di vittime. 
Insomma, secondo la sua versione antistorica e irriflessiva, l’attentato di Via Rasella, oltre a sbagliare obiettivo, ha fatto sì che centinaia di innocenti fossero trucidati. Ora, se l’obiettivo dell’attentato sappiamo essere senza ombra di dubbio soldati fascisti altoatesini, la questione della rappresaglia non può essere vista come conseguenza di un’azione di per sé sbagliata. Sia chiaro, la guerra, in ogni sua forma, è deprecabile, ma ogni episodio va contestualizzato, e l’attentato di Via Rasella avvenne durante una guerra civile in cui gli invasi erano costretti a difendersi dagli invasori; confonderli significa essere in malafede. Malafede giustificata dal proprio legame a una determinata storia politica. 

L’attentato di via Rasella è entrato a far parte della storia della Resistenza Italiana, dove migliaia e migliaia di persone combatterono e morirono per la libertà. Si combatteva contro l’ideologia fascista, e contro coloro che furono disposti a imbracciare le armi per difenderla. 
Per un politico come La Russa, la questione della Resistenza è di difficile decifrazione, ed è facile notare nel suo modo di comportarsi evidenti contraddizioni. Infatti egli, dopo la frase - ripetiamolo, falsa - sull’uccisione di una banda musicale, ha affermato di condannare l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Mai una parola di elogio sugli sforzi della Resistenza per liberare l’Italia da un ventennio di morte e terrore, ma soltanto la condanna, di tanto in tanto, di turpi azioni compiuti dai fascisti. Un paradosso che per molti sarebbe impossibile da sopportare, ma non per chi non condanna apertamente il fascismo. Non riconoscere lo sforzo di Alleati e partigiani, ma anzi raccontando menzogne sulle loro azioni, e nel frattempo condannarne alcune realizzate dai fascisti - quelle più gravi e indifendibili - significa alludere al fatto che il fascismo ha sì sbagliato, ma in fondo fu cosa buona e giusta, e i partigiani individui che scelsero di stare dalla parte del nemico. 

La Russa non è l’unica personalità politica a non essere obiettivo e a non schierarsi apertamente contro il fascismo. Giorgia Meloni, ad esempio, ha sempre tentato di schermirsi dalle domande sul fascismo, comportamento in evidente contrasto con la sua invidiabile chiarezza nel presentare i suoi programmi politici. E i tempi sono cambiati; Giorgio Almirante dichiarava con fierezza di essere fascista. La Russa non lo ha mai ammesso, ma i busti di Mussolini che conserva in casa danno una indubbia risposta affermativa. 

Non accade solo a destra; l’ideologia che pretende di riscrivere la storia avviene anche a sinistra, basti pensare ai molti comunisti che difendono a spada tratta criminali politici come Stalin. L’ideologia ci acceca, facendoci credere che il nemico scriva la storia a proprio piacimento per affossare il bene rappresentato dall’ideologia stessa. Ma è un’illusione. 
Fare i conti con la storia, conoscerla e analizzarla, significa ripensare l’ideologia, vederla sotto altri occhi; occhi liberi dalla propaganda. Per questo è una disciplina così importante; ci fa capire che non esiste un’ideologia perfetta, apportatrice del bene radicale, ma ci invita a uscire dai confini, a formulare idee nuove, nostre, a liberarci dalla fede cieca in qualcuno o qualcosa, e a procedere da soli, in quanto ognuno di noi ha qualcosa di originale e innovativo da proporre. 

Le parole di Ignazio La Russa non sono state bene accolte dalle forze progressiste del paese. Il Partito Democratico, la forza più rappresentativa della sinistra italiana, ne ha chiesto le dimissioni, e lo stesso ha fatto l’ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d’Italia 

 
Attendiamo le scuse.

Paolo Insolia

 

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