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I voti dell'Accademia della Crusca alle canzoni del Festival di Sanremo

Ecco i promossi e bocciati dell'accademico Lorenzo Coveri.

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La Crusca e Sanremo La Crusca e Sanremo © Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay
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Come ogni anno In Toscana chiede a un accademico della Crusca di stilare una pagella sui testi delle canzoni del festival di Sanremo ed è così che Lorenzo Coveri si è divertito ad analizzare i testi delle canzoni.
Ecco qui il suo atteso pagellone.

Promossi!

9 a Madame per Il bene nel male, “È la storia, messa in scena in forma di dialogo, con tocchi quasi cinematografici, di un amore lontano tra una prostituta e un suo cliente, che al momento di un nuovo incontro, sente rimorso per ciò che ha provato. Molto maturata dai primi successi (Sciccherie, Baby, Clito) la cantante vicentina, grazie anche a tanti featuring; sa scrivere, con qualche malapropismo generazionale (ti sei ingarbugliato; hai sbottato; l’errore più cattivo) e qualche concessione al canzonettese (l’inversione sintattica in tocco tuo; i giorni miei: non sembra di risentire Insieme?). Soprattutto sa emozionare.”

Coma_Cose con L’addio realizzano un 8,5: “i giochi di parole, le acrobazie lessicali e semantiche sono ridotte al minimo (la cicatrice quando togli il piercing / davanti al mio cuore c’è una ringhiera / sul tuo che è sempre stato uno strapiombo), in favore di una storia d’amore, di crisi e (forse) di ritorno (autobiografica, secondo le dichiarazioni degli stessi protagonisti) scritta in un italiano “serio semplice” fatto di dettagli di vita reale che sa di sincerità (nel camerino il pianto cola il trucco / restare zitti per non maledirsi; magari è solo questa vita strana / con le valigie sempre mezze fatte; ma il nostro fuoco lo hanno visto tutti”.

Cominciamo con la giovanissima Ariete alla sua prima partecipazione al Festival che prende un bell’8 in pagella con Mare di Guai: “nonostante qualche riecheggiamento o rivisitazione (che può suonare ironica) del linguaggio della tradizione canzonettistica – scrive Lorenzo Coveri  è fresco e contemporaneo, con azzeccate immagini parapoetiche, come il ritornello (tu buttati con me, mare di guai / non sonuotare in una vasca / piena di squali, piena di squali) e tocchi di disarmante quotidianità (e c’è una torre di piatti che aspetta in cucina / e una foto di te sotto il mio cuscino)”.

Lazza con Cenere brano in cui c’è lo ‘zampino’ di Dardast prende 8: “il suo testo è potente, diretto, e parla di un rapporto spezzato (tra le tue grida in loop / corro via in cabriolet / di noi resteranno soltanto ricordi confusi / pezzi di vetro) e spazzato via come cenere (aiutami a sparire come cenere). Lazza parla d’amore in modo contemporaneo, senza svenevolezze; inventa immagini forti e inattese.”
 

Gli “appena sufficienti”

 6,5 agli Articolo 31 per Un bel viaggio un testo ricco di “colloquialismi, giovanissimi, gergalismi del droghiere e settorialismi sportivi e anglisti di routine”-

Tra i più famosi prendono il “6” politicoAnna Oxa con Sali (Canto dell’anima) “lessico piano e aulico ben lontano dagli esordi punk della cantante pugliese."

 6 anche per Elodie con Due “Parole note per note che ci si attende nuove”. 

6.5 a Grignani per Quando ti manca il fiato, e 6 anche ai Modà per Lasciami “il riferimento simbolico dell’immagine è piuttosto scontato (il bicchiere mezzo pieno -o mezzo vuoto-, il calice amaro che va bevuto fino in fondo). Poi tutto il resto del brano è giocato su questa dicotomia: ho bevuto il tuo bacio e ho sentito la parte migliore di te / quella che mi mancherà…quella che non scorderò […] ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me. Un po’ forzata, almeno senza la musica.”


I “bocciati”

5,5 a Mattia Balardi in arte Mr Rain per Supereroi: “Il ritornello ricompare con poche variazioni nel corpo del testo. L’assonanza invincibili / vicini (e, più sotto: ogni volta che piangi piange pure il cielo) ci dice che siamo dalle parti del rap. Il resto è pop di routine: il cuore è un’armatura / ci salva ma si consuma; ogni cicatrice tua[con inversione sintattica] è anche mia; con alcuni presumibili riecheggiamenti si nasce soli (Pinguini Tattici Nucleari); siamo angeli con un’ala soltanto (Dalla); camminerò / a un passo da te (Zucchero), e così via.”

5,5 anche al rapper Sethu che a Sanremo porterà Cause perse: “ha scritto per l’Ariston un testo in viraggio pop, senza rinunciare a una certa dose di aggressività.  il linguaggio è rude, di registro basso: eddai, se ho una testa dimmerda (con raddoppiamento fonosintattico, forse centromeridionale; ma più sotto si legge e ho unatesta di merda); mollami; triste vedere niente cambia col tempo (con elisione di che); la testa va in tilt (con anglismo colloquiale); come siga (scorciamento giovanile) spente sui polsi, e così via.”

5 per Gianmaria che a Sanremo porta Mostro: “L’italiano è basico, parlato, al grado zero di connotatività, con qualche sciatteria: la virgola tra forma soggetto e verbo (e se correre fuori, mi lascia fermo dentro), l’incongruo centromeridionalismo mò (mò che ti sembro un mostro), l’uso scorretto di apposto (che è una forma verbale di apporre) in luogo di a posto (che è una locuzione avverbiale).”

Insufficienza grave: 4 ai Cugini di Campagna per Lettera 22: “Nonostante le attese, e il fatto che al testo abbiano messo mano anch Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina alias La Rappresentante di Lista (grande successo dello scorso Festival con Ciao Ciao), il brano non sembra essere memorabile, a partire dal ritornello tormentone.  Le cose non vanno meglio con le immagini “parapoetiche”: rinchiuderti dentro un singhiozzo; ora che ho trovato le parole / già mi salta il petto / come treni in corsa tra le nuvole /uno spazio altro / come due uragani che distruggono / ma per dispetto. Anima mia! Speriamo nella musica.”

 

 

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