Genitori anziani in difficoltà economica, i figli hanno obblighi nei loro confronti? La legge si è espressa - okmugello.it © N. c.
L’Europa discute sull’obbligo legale dei figli di mantenere i genitori anziani: cosa prevede la legge italiana.
In Europa si torna a discutere di un principio giuridico spesso dimenticato: l’obbligo dei figli di assistere economicamente i genitori anziani quando questi non sono più in grado di provvedere a sé stessi. La questione è esplosa di recente in Portogallo, dopo una sentenza che ha condannato una donna a versare un assegno mensile alla madre indigente. La vicenda ha riacceso l’attenzione su un tema che potrebbe diventare centrale anche in Italia, dove il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento degli anziani soli e le pensioni sempre più basse rischiano di rendere strutturale un problema finora affrontato solo in casi limite.
Il quadro normativo italiano: cosa prevede davvero la legge
Il sistema giuridico italiano prevede in modo chiaro un obbligo alimentare tra familiari, e lo considera uno dei cardini della tutela delle persone fragili. Il Codice civile, all’articolo 433, stabilisce una gerarchia precisa di soggetti obbligati a fornire il necessario per il sostentamento di un parente in stato di bisogno. I primi nella lista, dopo il coniuge, sono i figli, seguiti da discendenti, genitori, ascendenti e infine da altri parenti fino al secondo grado.

A differenza del mantenimento, che viene disposto per riequilibrare le condizioni economiche in caso di separazione tra coniugi, il concetto di alimenti si applica in presenza di un bisogno oggettivo, quando una persona non può garantirsi da sola i mezzi minimi per vivere. Non si parla di contributi generici, ma di aiuti vitali, come cibo, cure mediche, spese di base. Il diritto agli alimenti è personale, inalienabile e non trasferibile, e il suo scopo è la sopravvivenza, non l’agio.
Nel caso dei genitori anziani, l’obbligo scatta solo quando sono sprovvisti di reddito adeguato e non esistono altri soggetti (coniuge, donatari) che possano intervenire. A quel punto, i figli diventano responsabili dell’assistenza economica, ma il loro contributo deve essere proporzionato alle proprie disponibilità. Il giudice valuta le condizioni di entrambe le parti, e l’assegno viene determinato in base alla reale capacità di spesa del figlio. Se la richiesta non è sostenibile, può essere ridotta o respinta.
L’obbligo può assumere anche forme non economiche, soprattutto nei casi di convivenza: portare la spesa, accompagnare alle visite mediche, aiutare nella gestione della casa, ospitare temporaneamente un genitore in difficoltà. Tutte attività che, pur non essendo misurabili in euro, rientrano a pieno titolo nel concetto di assistenza dovuta.
Quando si può essere obbligati dal tribunale e cosa rischia chi si rifiuta
Nel momento in cui il genitore non riceve volontariamente alcun tipo di supporto, può ricorrere al tribunale e ottenere un provvedimento che impone ai figli un contributo obbligatorio. In presenza di condizioni gravi e documentate, l’azione legale può attivare anche il gratuito patrocinio o l’intervento di associazioni specializzate nel supporto agli anziani soli.
Se il figlio rifiuta di assolvere al proprio dovere senza giustificazione, può essere perseguito penalmente. In particolare, gli articoli 570 e 591 del Codice penale sanzionano l’abbandono morale o materiale di un familiare in difficoltà. Non si tratta solo di un principio etico, ma di una vera responsabilità giuridica. Nei casi più gravi, il mancato sostegno può sfociare in una condanna.
Questo scenario potrebbe diventare sempre più frequente, visto che in Italia ci sono oggi oltre 14 milioni di persone con più di 65 anni, molte delle quali vivono sole o con pensioni inferiori a 700 euro. La crisi demografica e il calo della natalità riducono la rete familiare, aumentando il rischio che l’onere ricada su un numero ristretto di figli.
A questo si somma l’aumento del costo della vita e una generale difficoltà economica che coinvolge anche le nuove generazioni, spesso già alle prese con precariato, mutui o figli a carico. In questo contesto, l’obbligo alimentare rischia di diventare un terreno di conflitto sociale e giuridico, se non accompagnato da un rafforzamento delle politiche pubbliche per la terza età.


