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Forteto. Quello che non si dice su Stefano Pezzati

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Forteto. Quello che non si dice su Stefano Pezzati Forteto. Quello che non si dice su Stefano Pezzati © n.c.
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Santo Stefano dal Forteto è diventato l’eroe del momento. Dopo essersi lasciato alle spalle i 4 anni e 6 mesi rimediati l’anno scorso in primo grado per maltrattamenti ai danni di Manuel Gronchi, Giuseppe Aversa e Donatella Fiesoli, adesso si attende con trepidazione il riconoscimento dalle alte sfere del clero toscano. Nella sentenza in secondo grado (qui articolo), assieme a Silvano Montorsi, Elisabetta Sassi e Angela Maria Bocchino, anche col colpo di spugna della prescrizione si è salvato dallo spettro della detenzione (per le due donne non c’è stata nessuna assoluzione), diversamente dai compagni Gianni Romoli e Stefano Sarti, assolti con formula piena. Confermate le condanne penali per gli altri 10 imputati, Stefano è immediatamente stato preso a modello dalla rinvigorita Cooperativa, forte di una riduzione dei risarcimenti per vittime ed enti istituzionali da quasi 1 milione e mezzo (comprese le spese legali) a 850 mila euro. Poco importa se Stefano per maltrattamenti nei confronti di Donatella Fiesoli (prescritto penalmente) dovrà comunque pagare in sede civile. Come infatti ha colto Roberto Negrini, noto giurista e pure presidente regionale Legacoop – a cui il Forteto aderisce, versando il contributo associativo - «i più importanti erano i primi due reati». Perché appunto in Tribunale si era deciso di procedere con la regola al meglio dei tre: e con due assoluzioni e una prescrizione, ha vinto Pezzati. Roberto Negrini, tra l’altro, da sempre sostenitore suo e della corazzata economica mugellana, diceva in commissione regionale, il 15 febbraio scorso, che la separazione tra comunità degli abusi e azienda era garantita per aver chiesto (come Legaccop) «al presidente (…) di non ricandidarsi e di non presentarsi» così da non arrecare danno alla fama del Girellone. Ma il presidente (Pezzati lo è stato dal 1986 al 2013) si è ripresentato eccome: ha mantenuto lo stesso ufficio, si occupa di contabilità industriale e fa pure l’impiegato tecnico. Nessun problema, però. Perché il danno all’immagine, ora, vale solo se si siede sulla poltrona al vertice, mentre il resto, in sostanza, non conta più nulla. Non a caso Negrini, correggendosi, alla Nazione (17 luglio) ha dichiarato che il merito di Stefano è stato solo quello di aver fatto un passo indietro. E tanto basta. Il neo-presidente Ferdinando Palanti, invece, nauseato dalle polemiche, ha buttato lì una frase indicativa sugli imputati: «A nostro giudizio nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di maltrattamenti o peggio, avvenuti nella sfera privata, e non capiamo perché la Cooperativa sia chiamata a risarcire». Cioè per lui, giudice del giorno dopo, le violenze erano roba tra genitori e figli, come se una comunità collettiva non ci fosse mai stata e al Forteto esistessero spazi di autonomia privata, tipici della normalità familiare. Negrini, scatenato, ha poi aggiunto: «Credo che qualcuno debba chiedere scusa a Pezzati che ha vissuto 4 anni difficili». Non solo: «Dal nuovo Cda (…) i condannati sono usciti. Fiesoli e Goffredi non c'entrano niente con la coop». E infatti, nel solco del rinnovamento, all’interno sono rimasti Francesco Rotini e Alberto Bianco, due insospettabili soggetti andati a testimoniare in Tribunale sul cui conto la Corte, nel giugno 2015, scriveva: «Una deposizione del tutto avulsa dalla realtà, assolutamente non credibile», per il primo; e «deposizioni ammantate di reticenza, volute omissioni e verità distorte», per il secondo. Nel Cda, inoltre, è entrato l’Homo novus Carlo Bossi, assoldato mesi fa da Palanti – così da fare ben capire che un pregiudizio ideologico contro le vittime esiste - per alcune consulenze professionali alla Coop al fine di opporsi ai risarcimenti riconosciuti in primo grado: ora ridimensionati, ma comunque dovuti. Non fosse sufficiente, sulla via della discontinuità, bisognerà anche accertare i nomi degli 11 testi indagati per falsa testimonianza al processo (probabilmente soci) per cui la Procura di Firenze ha aperto un fascicolo. In ogni caso Pezzati si è redento, finalmente. E Leonardo Marras, capogruppo al consiglio regionale Pd, ha subito messo le cose in chiaro: «Certo, la nuova sentenza sull’ex-direttore Stefano Pezzati, a mio parere, indebolisce notevolmente la richiesta di commissariamento». Quello tanto paventato dal suo stesso partito, da alcuni anni a questa parte. Marras, però, che la sentenza di mille pagine di primo grado l’ha letta, come del resto Negrini, non si è accorto quale sia stato il contesto dei reati di maltrattamenti (e non violenza privata) a danno di Donatella Fiesoli. Ribellatasi ai metodi di Rodolfo Fiesoli, si trovò accerchiata e messa l’angolo da tutto il sistema, in particolare da 6 imputati: Pezzati, Tardani F., Bocchino, Giorgi, Vannucchi e Consorti. Aveva una colpa: aver sollevato dubbi sulle regole della comunità. E a cercare di farle cambiare idea con le buone o più spesso con le cattive furono proprio i soci della Coop. Pezzati, in particolare, le affidò lavori umilianti dalla mattina alla sera; con l’unico e chiaro scopo di punirla. Per togliere ogni dubbio su chi avesse a cuore l’ex-presidente, non serve molto. Nel dicembre 2011, col Profeta in manette, la Coop del Forteto si sbilancia in pubblico con un comunicato: «Piena solidarietà al socio Rodolfo Fiesoli». Poi in privato, attorno a un tavolino, per chi non avesse capito, Pezzati vuota il sacco: «Qui bisogna darsi una mano e creare un corpo comune…per salvare questa esperienza, perché qui la vogliono distruggere...Bisogna prendersi questo impegno di darsi la mano e di coalizzarsi per salvare questa esperienza e Rodolfo, perché lo stanno calunniando». L’esperienza, si capisce, era una sola. Chi lo ha detto? Non qualche vittima complottista, ma Angela Maria Bocchino (prescritta in secondo grado), storica socia e fondatrice, che pentendosi si è lasciata scappare la verità di bocca. Peraltro già documentata. Il profilo di Stefano Pezzati, comunque, si ricava dalla sua stessa deposizione in Tribunale. Già, perché se non fosse per la Costituzione italiana per cui la difesa personale è inviolabile (art.24), e grazie alla quale gli imputati possono mentire nei propri interessi senza essere poi accusati, l’ex Presidente della Coop avrebbe rimediato pure la falsa testimonianza. E ancora perché il Forteto non è stato riconosciuto come associazione a delinquere, le sue parole, tese a difendere la comunità e l’operato del Profeta, non hanno costituito reato specifico. Hanno però contribuito a far condannare l'azienda ai risarcimenti; e resteranno, come il giudizio – morale, civile e umano – che si ricava dalle motivazioni redatte dal collegio presieduto da Marco Bouchard. E che Ferdinando Palanti, Leonardo Marras e Roberto Negrini, dovrebbero rileggersi, a futura memoria. Pagina 750-761, un estratto:

«Al pari degli altri coimputati PEZZATI ha prodotto il massimo sforzo nel tentativo di aggirare gli argomenti maggiormente spinosi, attinenti alle regole di vita all’interno della comunità ed a tutti i profili, a queste connessi e dipendenti, chiaramente illegittimi ed a contenuto maltrattante, evitando di rispondere, negando fatti e circostanze dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio, avviluppandosi in spiegazioni incomprensibili per contrastare risultanze probatorie obiettive di segno opposto (…) Le dichiarazioni di PEZZATI si caratterizzano per l’assoluta inverosimiglianza, per la intenzionale e falsa rappresentazione di una realtà che il processo ha permesso di accertare nella sua effettiva connotazione».

 

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Commenti 5
  • Forteto, dal passato al passato: ecco la nuova Coop ~ OK!Mugello

    […] con ruoli pi specifici. Anzi, no: c un ritorno di fiamma. L’ex-presidente storico, Stefano Pezzati (assolto per due reati su tre in appello, e per il terzo prescritto ma chiamato a rispondere in […]

    rispondi a Forteto, dal passato al passato: ecco la nuova Coop ~ OK!Mugello
    sab 23 luglio 2016 06:49
  • Simone Cosimelli

    Gentile sig.Pasquini, nel ringraziarla dei complimenti, vorrei fare delle precisazioni, com giusto. Le confidenze a cui lei si riferisce sono state riportate negli atti della sentenza (e nel verbale delle trascrizioni) perch pi volte confermate, e soprattutto ribadite in aula da uno degli imputati, storico socio della Coop. Per quello che ne viene fuori, sono rilevanti: anche se attorno a un tavolo. Inoltre, nellarticolo, non ci sono stralci della sentenza avulse da tutto il resto: bens il fulcro di quanto i giudici hanno scritto sul Pezzati. Nelle pagine 750-761 (che ho indicato, infatti) si traccia il profilo dellex-presidente riguardo le sue dichiarazioni, scendendo nel merito delle varie questioni. E da l si capisce quale sia la posizione del Pezzati, quale sia la sua storia e quale siano le sue verit - o meglio, non verit. Senza allusioni o esercizi di stile, purtroppo. Ne consiglio la lettura a tutti, a fronte di ogni possibile du

    rispondi a Simone Cosimelli
    mar 19 luglio 2016 05:11
  • Simone Cosimelli

    bbio.

    rispondi a Simone Cosimelli
    mar 19 luglio 2016 05:11
  • Lidia giannelli

    Conoscere le storie di chi ha subito quelle violenze e che comunque ha potuto raccontarealizzare e leggere i commenti riportati in questo articolo fa vergognare di appartenere al genere umanonimi. Non a caso sottolineo chi ha potuto raccontare perch ci sono vite distrutte e dimenticate perch x la legge i reati subiti sono. Prescritti Poi c chi si si suicidato dOporto essere scappato da quel inferno. E qualcuno.parla di ridimensionamento della proposta di commisbarramento? Per me gi commissariato perch non ci comprer pi nemmenthal un gambo di sedano finch la realta sar questa. E so hanno gi in tanti hanno. Preso da tempo questa decisione O pulizia morale .civile.giuridica e politica o niente commercio.!!!!!?

    rispondi a Lidia giannelli
    mar 19 luglio 2016 04:02
  • Paolo Pasquini

    Caro Simone Cosimelli, complimenti per l'articolo. La capacit di dire e non dire, di alludere e negare, di richiamare confidenze intorno ad un tavolo e stralci di sentenze avulsi da tutto il resto fa di lei, caro Simone, una sicura promessa del giornalismo italiano. Bravo!

    rispondi a Paolo Pasquini
    mar 19 luglio 2016 07:59