OK!Valdisieve

Firenze dopo il decreto. Sono cambiate le abitudini dei fiorentini?

Viaggio nella Firenze delle periferie dall'Isolotto al Campo di Marte. Come i fiorentini hanno approcciato la nuova realtà

Abbonati subito
  • 671
Firenze, buffet aperitivo tutto regolare Firenze, buffet aperitivo tutto regolare © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Firenze sbandata e sonnacchiosa sotto una lieve pioggerella di un cielo grigio e le porte sbarrate delle scuole. Le mamme sono perplesse e le poche in giro senza prole parlottano di soluzioni da trovare al tavolino del solito bar. Si anima si agitano ai tavolini vis-a-vis se gli fai presente delle distanze interpersonali la reazione è poco ortodossa.

Le maestre convocate a scuola per fare un punto della situazione sono agitate fra giorni da sforare a giugno, ferie che si fanno benedire, didattica saltata; più agitati di loro i custodi che, uniche sentinelle a presidiare i plessi scolastici hanno davanti quindici giorni di grandi manovre con le sanificazioni da fare.

La città scorre, normale il più possibile. Nei bar del mattino è il solito tran tran. Distanze zero, naso sulla vetrina della briosce il solito, bacio e pacca al collega quello del giorno prima del decreto.

Poi la conferenza stampa da "day after" che l'Assessore Tommaso Sacchi ha convocato d'urgenza al teatro della Pergola per fare il punto coi drammatici dati della cultura al tempo del Coronavirus, ma di questo vi parliamo nell'articolo dedicato.

Il teatro è segnato con la fettuccia bianco rossa in un percorso obbligato. Le maschere, già sulla porta fermano gli astanti per far rispettare le distanze bacchetto di legno di due metro alla mano. Ligi al centimetro scortano (a distanza) ogni persona segua il percorso obbligato fin dentro la sala.
Qui l'apocalisse si palesa in un teatro con gli eleganti sedili in velluto rosso sbarrati, a due a due, con scotch d carta a croce. La disposizione, sparpagliata nella sala è rigorosa. Musi lunghi e proteste di tutti i giornalisti abituati a promiscuità molto strette fino a poche ore prima. "Come facciamo a fare le interviste? E le riprese televisive?". A distanza ripetono le maschere non sapendo bene nemmeno loro come possa essere possibile. Finisce che l'Assessore per cercare di agevolare il lavoro invita giornalisti e cameramen sul palco per "mantenere le distanze di rito". Le mani coi microfoni si allungano in posizioni innaturali ma la distanza di sicurezza fra cameramen è impossibile perché tutti vogliono l'inquadratura migliore. Finisce che l'unico "in sicurezza" è l'Assessore...

Poi esci per la città, il solito tendone della Croce Rossa davanti al Pronto Soccorso di Santa Maria Nuova continua ad attirare più curiosi che pazienti.
Ci spostiamo in periferia per capire come i fiorentini normali, quelli che meno masticano decreti, articoli e commi reagiscono al decreto.
"Le persone hanno più paura a sentirle parlare - racconta Debora - edicola di riferimento di mezzo Isolotto - ma le persone escono, vengono normalmente in negozio, comprano il giornale e parlano ben sotto la distanza dovuta".
Fuori tutto scorre regolare. Ci spostiamo al Circolo e la vita prosegue normale fra partite di carta e caffeino. Le imprecazioni volano al tavolo della briscola a voce alta e a distanza ravvicinata fra un avventore e l'altro.
"Anche all'ora di pranzo - racconta la signora del bar - tutto è regolare. le persone che fanno il pranzo lavoro ci sono, più o meno come sempre."

Cambiamo zona e ci spostiamo a Campo Marte. Salvatore il benzinaio di Piazza Alberti parla d'altro e quando lo riportiamo al tema fa spalluccia "E' tutti i giorni così. Le persone arrivano, scendono, scambiano due parole, ti vengono vicino, cosa faccio? Il pieno a due metri di distanza è difficile farlo!"
Entriamo in uno shop cinese desolatamente vuoto, ma ormai da tempo conferma la commessa. Disinfettante ovviamente finito "anche quello non a base alcolica che non fa niente" sorride.
Accanto al primo piano è un poliambulatorio molto frequentato e stranamente deserto. "Semplicemente perché adesso non riceve nessun medico" - raccontano le segretarie protette da un vetro divisorio. Le persone che entrano per appuntamenti o ritirare ricette non rispettano assolutamente le distanze e quasi ignorano l'igienizzante mani posto all'ingresso. Proviamo anche a far capire la distanza spostandoci, ma la persona in coda a noi avverte il nostro passo avanti solo come lo scorrere della fila e in brevissimo ce lo ritroviamo col fiato sui collo.

Il Presidente del Centro Commerciale Naturale di via Gioberti Danilo Bencistà è più preoccupato dalle ricadute economiche dall'atteggiamento dei clienti che è ondivago. "C'è chi si comporta come niente fosse ma c'è chi è attentissimo. Un cliente poco fa voleva pagare solo col sistema contactless e al mio puntualizzare che c'erano problemi di linea e che dovevo usare la carta in modalità tradizionale si è rifiutato di darmi la sua carta in mano..."
La moglie ungherese racconta invece sorridendo di come nel suo paese il primo ministro Orban si vanti di non avere nessun contagiato "Per forza da noi non facciamo tamponi!" risponde.

Al supermercato le persone fanno la spesa senza la psicosi dei primi giorni. Distanze di sicurezza? Nessuna.
Proviamo a "marcare stretto" molte persone al bilancino della verdura e al banco dei latticini ma nessuno si scompone o chiede la distanza.
In coda alla cassa tutti attaccati come sardine come se niente fosse proviamo a seminare il panico tossendo e l'effetto funziona. Occhiate fra il preoccupato e il patetico ci colpiscono subito e le distanze di sicurezza diventano subito una priorità. La cassiera Guya sorride "Si figuri, qui dalla mattina alla sera ti vengono vicini, ti baciano, ti toccano..."

Un salto all'Oratorio e ai giardinetti dove la promiscuità fra i bimbi che corrono, sudano e giocano e di gran lunga superiore a quella che potrebbe esserci nelle scuole che sono state chiuse.

Usciamo ed è l'ora dell'aperitivo. Ci spostiamo fra diversi localetti della movida per capire se tutto è normale, Ai tavolini le persone sono sedute strette strette l'una all'altro a ridere, bere, parlare, mangiare.
I grandi banchi del buffet sono lì come sempre. Dove tutti attingono liberamente e a mani nude fra tartine, pizzette, mousse e pinzimoni.

E le misure di sicurezza? E il decreto?






















Lascia un commento
stai rispondendo a