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Firenze, 100mila tonnellate di terre della TAV in discarica: Idra chiede trasparenza

Il sottosuolo di Firenze finisce negli impianti per rifiuti. L’associazione: “Progetto carente, costi in aumento e silenzi istituzionali”

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Cantiere TAV a Firenze, Eugenio Giani e Gianpiero Strisciuglio Cantiere TAV a Firenze, Eugenio Giani e Gianpiero Strisciuglio © Idra
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Sono già oltre centomila le tonnellate di terre scavate per il nodo TAV di Firenze finite, inaspettatamente, in impianti per la gestione dei rifiuti. A rivelarlo è l’associazione Idra, che ha appreso la notizia dall’Osservatorio ambientale della miniera di Santa Barbara, l’area individuata per il riutilizzo del materiale estratto con le talpe meccaniche Iris e Marika.

Secondo quanto comunicato dall’Osservatorio, “parte delle terre provenienti dallo scavo meccanizzato originariamente destinate alle piazzole di Santa Barbara, per circa 105.000 tonnellate, è stata conferita presso impianti di gestione rifiuti autorizzati”. La causa? Tempi di asciugatura superiori alle previsioni, che avrebbero saturato le piazzole di deposito previste nel progetto.

Una spiegazione che non convince Idra, che da anni segue con attenzione le criticità della cantierizzazione dell’Alta Velocità, e che torna a puntare il dito contro la superficialità progettuale e la scarsa trasparenza istituzionale. "Possibile che un’opera così imponente non abbia previsto e gestito adeguatamente un aspetto basilare come il tempo di asciugatura del materiale di scavo?" si domanda il sodalizio fiorentino.

Idra ricorda inoltre i danni ambientali e finanziari legati alla TAV nel Mugello, certificati da una sentenza della Corte dei Conti Toscana, e denuncia come la storia rischi di ripetersi anche nel capoluogo. "Ci troviamo di fronte a un’altra fase della stessa narrazione – afferma l’associazione – resa possibile dalla benevolenza di un certo giornalismo silente e dall’inazione di consiglieri comunali, che pare si limitino a riportare acriticamente comunicati non verificati."

Secondo quanto riportato in una recente comunicazione ufficiale del Comune di Firenze, le terre sarebbero “trasportate direttamente a Cavriglia tramite convogli ferroviari”. Ma i fatti raccontano altro: una parte rilevante dello smarino finisce in discarica.

Per questo, Idra ha scritto all’Osservatorio ambientale del Nodo AV di Firenze e all’AD di Rete Ferroviaria Italiana, chiedendo chiarimenti puntuali: in quali impianti sono finite le terre? Con quali mezzi e percorsi? Qual è l’impatto ambientale aggiuntivo? Quali costi ulteriori sono stati sostenuti e quanto aumenterà la spesa finale?

Nel frattempo, i costi dell’opera sono già lievitati a 2,735 miliardi di euro, con tempi di consegna sempre più incerti. Il rischio, secondo Idra, è che una nuova emergenza ambientale e finanziaria si stia già consumando sotto i piedi dei fiorentini, nel silenzio generale.

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