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Fine vita, Toscana tra le regioni più attive nella raccolta firme per la legge sull’eutanasia legale

La proposta Coscioni si contrappone apertamente a quella presentata dal Governo, che...

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Firenze, 16 luglio 2025 – Con una firma ogni 701 abitanti, la Toscana si posiziona al quinto posto tra le regioni italiane per partecipazione alla raccolta firme promossa dall’Associazione Luca Coscioni a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia attiva. Complessivamente sono state depositate 74.039 firme in Senato, di cui 57.000 raccolte online in appena due settimane e 17.039 ottenute grazie ai tavoli fisici allestiti in tutta Italia dagli attivisti.

La proposta mira a regolare in modo completo tutte le scelte di fine vita, includendo la possibilità per il paziente di ricevere assistenza attiva da parte di personale sanitario, nel rispetto dell’autodeterminazione e della dignità della persona. Il testo prevede l’accesso alla morte volontaria assistita per persone capaci di intendere e volere, affette da patologie irreversibili o con prognosi infausta a breve termine, e soggette a sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili. È inclusa la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale, con un iter istruttorio da concludersi entro 30 giorni.

Secondo Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione, questa proposta di legge rappresenta un rafforzamento dei diritti già riconosciuti dalla Corte Costituzionale, come stabilito dalla storica sentenza 242/2019 sul caso “Cappato–Dj Fabo”. Tuttavia, mancano ancora norme applicative chiare e uniformi, e non sono rari i casi di pazienti che hanno dovuto attendere fino a tre anni per una risposta.

La proposta Coscioni si contrappone apertamente a quella presentata dal Governo, che – secondo l’Associazione – mira a limitare drasticamente l’accesso al fine vita assistito, escludendo soggetti dipendenti da farmaci salvavita o cure fornite da familiari, allungando i tempi di verifica e sottraendo al Servizio sanitario nazionale la centralità del processo decisionale, affidato invece a organi governativi e alla magistratura.

La raccolta firme ha rappresentato un forte segnale politico e culturale: oltre ad ampliare la platea dei soggetti potenzialmente tutelati, questa iniziativa riafferma la centralità del diritto all’autodeterminazione nei momenti più difficili dell’esistenza. Ora la palla passa al Parlamento, che sarà chiamato a confrontarsi con una proposta di legge sostenuta da decine di migliaia di cittadini.

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