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Crinali Appenninici a rischio: la Regione Toscana spinge sull’eolico ignorando vincoli, territori e Regioni limitrofe

Dure critiche di Atto Primo alla linea dell’Assessorato all’Ambiente: “Progetti imposti calpestando il paesaggio e la sicurezza idrogeologica dell'Appennino

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La Conferenza dei Servizi del 15 aprile ha segnato un nuovo capitolo di tensione tra la Regione Toscana e i territori coinvolti nella realizzazione degli impianti eolici industriali sui crinali appenninici. Al centro della polemica, la valutazione di impatto ambientale (VIA) per il progetto “Badia del Vento”, dove – come segnalato dall’associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV – la Regione Toscana ha espresso un parere favorevole, accogliendo in blocco le controdeduzioni presentate dalla società proponente e respingendo, di fatto, i pareri negativi di numerosi enti istituzionali, comprese le Regioni limitrofe.

A opporsi al progetto sono stati infatti la Regione Marche, il Comune di Borgo Pace e anche la Regione Emilia Romagna, quest’ultima promotrice di una linea di tutela dei crinali appenninici. L’esclusione dalla conferenza del Comune di Carpegna e, soprattutto, del Parco Sasso Simone e Simoncello ha spinto la Toscana a un rinvio tecnico al 30 aprile.

La preoccupazione cresce, però, perché – come sottolineano dall’associazione – la linea dell’Assessorato all’Ambiente toscano appare chiara: spingere per l’approvazione dei progetti eolici a ogni costo, ignorando i pareri contrari delle Soprintendenze e delle comunità locali. Il tutto – secondo i firmatari – “per non perdere i fondi del PNRR, delegando la transizione energetica alle grandi società private”.

Una scelta che, a detta di molti, non solo va contro il buon senso ma si pone in contrasto con principi fondamentali: la tutela del paesaggio (articolo 9 della Costituzione), la sicurezza delle popolazioni, le politiche di coesione territoriale e le normative europee sulla salvaguardia ambientale.

Nel comunicato si richiama anche il caso, emblematico, dell’impianto in costruzione sul Monte Giogo di Villore-Corella, nel Mugello. Un progetto definito “modello” dalla Regione Toscana, ma che – dopo le intense piogge di marzo – ha visto scivolare a valle parte del terreno scavato per la pista di cantiere, mettendo a rischio la vicina condotta del gasdotto SNAM. Una frana che ha riacceso il dibattito sull’impatto ambientale e sulla fragilità idrogeologica dell’Appennino, proprio nei giorni in cui lo Stato ha riconosciuto lo stato di emergenza nazionale per il Mugello.

“Se una Regione ignora i vincoli paesaggistici, le fragilità idrogeologiche e i pareri contrari delle Regioni confinanti – si legge nella nota – mina non solo l’equilibrio ambientale, ma anche la coerenza delle politiche territoriali interregionali e l’efficacia della transizione ecologica”.

A sostegno delle ragioni del comitato, anche il supporto di noti intellettuali come Salvatore Settis e Alessandro Barbero, che ha recentemente espresso il suo sostegno pubblico alla Coalizione TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione, di cui Atto Primo è parte attiva.

La richiesta che arriva al Presidente Eugenio Giani e alla Giunta regionale è chiara: fermarsi, ripensare i progetti, tutelare il paesaggio, ascoltare i territori e costruire davvero una transizione ecologica che non lasci macerie al posto dei crinali.

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Commenti 1
  • Esperti Francesco

    Motivo in più per fare scelte ben precise alle prossime elezioni regionali.

    rispondi a Esperti Francesco
    dom 20 aprile 08:29