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L'emergenza Covid-19 e lo straniero. Una riflessione

A cura di Alfredo Altieri

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Migranti. Migranti. © N.c.
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Una riflessione a cura di Alfredo Altieri, che molto volentieri ospitiamo:

Il Covid ha fatto passare un po' in seconda linea l'emergenza emigrazione. Anche se i migranti seguitano a morire in mare, nelle lunghe marce, nelle carceri e nei luoghi di raccolta sulla costa africana. 
Con l'inizio del terzo millennio una nuova presenza si è imposta all'attenzione del mondo occidentale: lo straniero. Facendo leva sulla sua identità di persona e sui diritti inalienabili che ne sono il corollario, egli reclama una esistenza dignitosa per sé e per la propria famiglia. Il motivo che lo induce a lasciare il proprio Paese è l'effetto di processi di espulsione che hanno la loro origine nelle guerre, nei contrasti fra gruppi tribali, nei conflitti sociali e, naturalmente, fugge dalla povertà, dall'inurbamento forzato, dalle scarse occasioni di lavoro. 

Gli squilibri tra Pesi ricchi e Paesi poveri sono cresciuti in modo considerevole, modificando enormemente lo spazio umano del nostro pianeta e questo fenomeno non ha certo migliorato le condizioni di vita di una parte di mondo. E chi abita quella parte di mondo aspira alla libertà, a recuperare un progetto di vita, iniziare un futuro migliore e più sicuro

Un fenomeno di proporzioni bibliche che viene interpretato spesso come una minaccia per la stabilità interna di un Paese e per il pericolo apportato al corso normale della propria storia. Questo rifiuto è una conseguenza diretta della crisi di identità in cui versa il mondo occidentale, perché ha dimenticato i valori fondamentali che hanno segnato la propria storia e per questo si chiude davanti allo straniero.
La domanda che mi pongo è semplice: fino a quando potremo rivendicare la superiorità della nostra cultura, il valore democratico delle nostre istituzioni e la valenza del nostro credo religioso, escludendo e rifiutando tutto ciò che ne è estraneo?
Alfredo Altieri

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