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Tagliare alberi in città causa danni alla salute. Una sentenza salverà il verde di Firenze?

La vittoria del comitato torinese di corso Belgio farò giurisprudenza e fermerà le seghe elettriche pro tramvia a Firenze. Lo sperano tanti fiorentini.

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Gli alberi salvano la città Gli alberi salvano la città © Image by Ingo Jakubke from Pixabay
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Doveroso dopo lo scempio di Gavinana, che pare essere solo il primo passo verso una progressiva desertificazione dei viali voluti da Giuseppe Poggi (che ricordo non a caso era anche un'eccellente botanico) ai tempi di Firenze Capitale, che sottolineiamo essere l'unica arteria di scorrimento di una città rimasta ferma a qui tempi ancora una riflessione sul verde pubblico a Firenze.
Abbiamo sempre davanti ai noi i dati che danno Firenze precipitata negli ultimi anni al penultimo posto nella classifica della vivibilità climatica. Per chi non credesse ai numeri abbiamo però sulla nostra pelle la conferma di un'estate al limiti e del vivibile e sicuramente assassina per i più fragili fatta di 40 giorni consecutivi con temperature a 40 gradi!
Un esimio botanico ci ha detto che questa posizione di Firenze non è causata dagli alberi ma da altri fattori come il traffico e l'aria condizionata sottolineando che "l'indice di Vivibilità Climatica viene calcolato utilizzando 17 parametri che comprendono indice di calore, notti tropicali, soleggiamento, ondate di calore, siccità, caldo estremo, escursione termica, giorni freddi, giorni di gelo, nebbia, nuvolosità diurna, comfort per l’umidità, raffiche di vento, brezza estiva, quindi non solo la temperatura estiva. Questo indice offre quindi una visione complessiva di come il cambiamento climatico stia influenzando le condizioni meteorologiche nelle diverse città italiane ed è in minima parte influenzato dalla presenza di alberi."

Personalmente ritengo che molti dei parametri succitati siano strettamente legati ai benefici che producono gli alberi e che mascherare tutto dietro il mantra dei "cambiamenti climatici" sia una ormai troppo sfruttata foglia di fico.
Quanto ai parametri aria condizionata e traffico concordo ma anche qui c'è qualcosa che non torna.

1 - Firenze in questi giorni ha annunciato che aumenteranno di oltre 1100 i posti letto in alberghi di lusso in città e gli amministratori hanno gioito come se l'overtourism non sia un grave problema della città..
Bene quindi solo per chi ha gli occhi foderati di prosciutto, male per chi facendo due brevi calcoli capisce al volo che saranno 1100 impianti di aria condizionata in più perché chi prenota in un albergo di lusso in una città calda come Firenze ovviamente non può rinunciare a questo comfort.

2 - Il traffico. Nei prossimi anno sarà chiaramente in peggioramento dato che il progetto tramvia lo dimezzerà semplicemente perché dimezzerà le corsie in tutti i viali di circonvallazione (e gli utilizzatori della tramvia non basteranno a bilanciare il traffico) che ricordiamo essere l'unica arteria scorrimento in città.
Il traffico pendolare verso Firenze rimarrà invariato dato il disastro dei trasporti pubblici e infine il famigerato ponte che abbate gli alberi dell'Albereta e su cui dovrà confluire tutto il traffico in entrata e uscita verso Firenze sud non si sa per quale cervellotica progettazione avrà due corsie verso l'entrata in Firenze e una sola nell'altra direzione.

Ma siccome anch'io sono una pazza romantica che ama il verde e gli alberi e che tratta di ambiente (non di ambientalismo come neologismo) da prima che Greta Tumberg nascesse e che ha avuto l'onore di confrontarsi in forum internazionali con colleghi sudamericani, africani e cinesi (ricordo per i più distratti che a causa dell'ambiente vengono uccisi oltre 50 giornalisti l'anno senza che lo si racconti!) qualche nozione credo di averla.
Sarà anche perché sono cresciuta ascoltando le canzoni di un mito di mia mamma che parlava di ambiente nel 1967 "Il ragazzo della via Gluck" e nel 1973 "Un albero di trenta piani"; un visionario che risponde al nome di Adriano Celentano che aveva capito tutto 40 anni prima di noi.
Sono certa che i fiorentini questa volta non possono e non devono arrendersi nel veder uccidere tutti gli alberi per lasciare spazio a un progetto vetusto fuori dal tempo e dalla storia.

Credo inoltre nell'intelligenza della sindaca Sara Funaro che conscia di essere stata eletta per le magie della democrazia reale da solo un fiorentino su quattro degli aventi diritto vorrà sicuramente mettersi al tavolo a confrontarsi con tutti coloro che chiedono di poter sopravvivere all'assassinio della tramvia che abbatte gli alberi e la loro salute presente e futura.
Sottolineo che sono assolutamente pro tramvia ma decisamente contro questa tramvia anche perché girando il mondo ho visto e usato tante tramvie in esercizio da anni con tecnologie molto più moderne di quelle che si progetta di usare a Firenze da qui a qualche anno.

Ma se Sara Funaro vorrà andare diritta per la strada solcata dai suoi predecessori senza l'ascolto dei cittadini i cittadini questa volta agiranno,.
Non è una minaccia ma una presa di coscienza concreta.
I cittadini questa volta s'indignano a piena ragione e invito la sindaca a recarsi davanti al cantiere che ha desertificato parte del fu parco dell'Albereta perchè sicuramente anche a lei cadranno le lacrime come sono cadute a me.

Ma un'amministrazione può deliberatamente abbattere alberi e poi solo per costruire un'infrastruttura? 
La normativa nazionale in proposito, la Legge n. 10 del 2013, lascia ai comuni libertà di operare e si limita a dare delle raccomandazioni. Laddove prevede obblighi non fissa sanzioni in caso di inadempienza.
Anche le recenti Linee Guida del Ministero dell’Ambiente, e i pareri del Comitato per il Verde Pubblico non sono vincolanti per i comuni.
Unico passo da fare è quindi rivolgersi alla polizia giudiziaria o alla procura con esposti che però i legali consigliano di non redarre in maniera non troppo complessa per non ottenere il controproducente effetto della scarsa considerazione.

Però qualcosa sta cambiando e in aiuto di comitati, associazioni o liberi cittadini ci sono sentenze che fanno legislazione.
Il primo importante passo è del 2022 con la prima sentenza di un giudice italiano che ha stabilito che gli alberi vanno tutelati e che non se ne può ordinare l’abbattimento d’urgenza se non si dimostra che è proprio indispensabile per la pubblica incolumità. Lo ha stabilito dopo un procedimento durato due anni, il Consiglio di Stato con la sentenza (Sez. V, 27 ottobre 2022, n. 9178) resa pubblica da Stefano Deliperi – storico giurista ambientalista sul sito www.lexambiente.it.

La svolta a cui guardano le associazioni e i comitati fiorentini è però recente e viene da Torino con il "caso" di corso Belgio poiché dopo undici mesi dall'inizio della contesa giuridica, il Comitato "Salviamo gli Alberi di Corso Belgio" ha vinto il ricorso, con il giudice che ha parzialmente accolto le istanze dei cittadini, condannando il Comune al risarcimento delle spese legali.
La sentenza come leggiamo su Torino Today riconosce che, se realizzato come pretendeva l’Amministrazione, per grandi lotti e in un tempo massimo di 18 mesi, il progetto avrebbe causato ai ricorrenti (e agli altri abitanti della zona) un danno alla salute. Gli alberi esistenti stanno fornendo servizi ecosistemici. 
"Il consulente tecnico d'ufficio, il medico Ennio Caudum, ha confermato il nesso generale tra eccesso di temperatura e salute, in termini non solo di ricoveri ospedalieri ma anche di mortalità. Ed è stato accertato che in corso Umbria l’intervento gemello di quello di corso Belgio ha indotto un aumento dei valori di temperatura massima stagionale di due gradi", sottolinea l'avvocato Virginia Cuffaro.
Il giudice ha inoltre colto in senso favorevole ai ricorrenti il riferimento alla “foresta urbana” contenuto nella relazione finale del consulente tecnico: i legali del Comune avevano contestato la legittimazione attiva di alcuni cittadini non residenti in corso Belgio.
"Se la “rilevanza della foresta urbana” è da considerare “nel suo complesso”, allora l’interesse legittimo a difendere il diritto alla salute non è limitato ai residenti nel luogo preciso in cui avviene l’abbattimento: sicuramente si estende agli abitanti della zona, e potenzialmente all’intera cittadinanza. E questo è un altro elemento che il Comune d’ora in poi dovrà considerare", sottolinea ancora Cuffaro.

Il giudice ha però accettato anche la tesi del consulente tecnico del Comune secondo cui l’alberata sarebbe in regressione, tesi contestata dall'agronomo che "difendeva" le tesi del Comitato, che aveva contestato anche l’urgenza degli abbattimenti eseguiti nel febbraio scorso dal Comune.
Pur accogliendo la tesi della regressione, il giudice ha rigettato il progetto com’era stato concepito e ha introdotto misure di mitigazione, tra cui l’esecuzione diluita su un arco temporale non inferiore a 5 anni, entro la quota annua del 20%, e la messa a dimora non di alberelli come quelli di corso Umbria, ma di piante con il fusto della circonferenza di 20-25 centimetri e dell’altezza di 4 metri.
Una sentenza importante a cui anche Sara Funaro deve porre attenzione perché se non ci sarà l'ascolto è quasi certo che questa volta i tre quarti dei cittadini che non l'hanno votata agiranno così com'ì stato fatto dai colleghi torinesi.
Lascio la conclusione ai cittadini torinesi del Comitato "Salviamo gli Alberi di Corso Belgio" perché credo sia la chiusura migliore.

"Il Comune e i suoi tecnici pagano la caparbietà con cui, anche durante il ricorso, hanno cercato di imporre ai cittadini il progetto e una visione del verde urbano anacronistica, calpestando non solo la democrazia, ma persino il sapere scientifico e la competenza tecnica che avrebbero dovuto mettere al servizio dei cittadini e che invece sono stati costantemente ridotti a brandelli decontestualizzati, agitati in modo terroristico.

La verità scientifica ha dovuto essere ricercata e ricostruita dagli aderenti al Comitato: uno studio che, insieme ad altre esperienze condivise, come quella del presidio, ha rappresentato per molti di loro un processo di crescita collettiva.

Il Comitato auspica che la sentenza rappresenti un precedente importante per l’ambientalismo, e che altri cittadini trovino il coraggio e la determinazione di unirsi e lottare per la difesa del proprio territorio, dell’ecosistema, dei beni comuni e della salute, contro i progetti calati dall’alto".

 

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