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Scuole nel bosco

Il bosco come luogo di esplorazione. L’ambiente visto come organismo intelligente e complesso con elementi biologici e con una struttura semantica da scoprire

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Asilo nel bosco Asilo nel bosco © SG
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Negli ultimi anni si è innescata una crescita esponenziale di esperienze educative per vivere la scuola nel bosco.
La condizione educativa dell'infanzia, soprattutto nei contesti urbani della nostra società, è fortemente connotata da tempi programmati in spazi chiusi. I bambini che vivono esperienze libere di gioco e di socialità all'aperto sono pressoché invisibili, tutto ciò porta a un'oggettiva crisi dell'educazione. Con l'Outdoor Education l’orientamento pedagogico è di favorire le esperienze direttamente in natura ed esplorare vari progetti di educazione ambientale. È un bisogno vitale avere un contatto diretto con la varietà che offre la natura quali boschi, corsi d’acqua, prati, animali, ecc.

Il tema del pericolo e dello stare sempre all’aperto, in qualsiasi condizione climatica, richiede un profondo ripensamento della professionalità educativa. Al di là dei problemi e delle questioni tecniche, autorizzative e di realizzazione, per fare didattica outdoor è necessario affrontare senza paure o timori una relazione autentica con la natura e con i differenti elementi che essa propone. 

Uscire a giocare con la pioggia o con la neve è una posizione educativa fortemente radicale. D’altronde fare attività al chiuso sappiamo bene l’altissima percentuale di incidenti domestici e che i bambini si ammalano lo stesso, come è altrettanto noto quanto un ambiente chiuso sia molto meno sano di un ambiente aperto.

Chi ha visitato uno spazio scolastico outdoor ha visto come la didattica è un completamento a quell’idea di comunità vivente che tiene conto della biodiversità. Essenzialmente è un luogo dove lo stile di vita sostenibile, olistico e di qualità è evidente e praticato.
La parola "asilo" ha avuto origine negli anni 1840 dalle ideologie dell'educatore tedesco Friedrich Froebel e si traduce letteralmente in "giardino dei bambini". L'indizio, come si suol dire, è nel nome.

È facile vedere bambini del gruppo prescolare che battono con il martello su un vecchio vaso di argilla, finché non si trasforma di nuovo in polvere di argilla oppure bambini che preparano elaborate torte di fango per il loro "buffet di nozze". Queste sono alcune delle attività possibili nelle scuole in Natura. Il gioco è un modo esistenziale di imparare ed esplorare attivamente il mondo, che secondo Piaget (e non solo) è fondamentale per lo sviluppo del pensiero. Le attività non strutturate, e che privilegiano la creatività con materiali diversi e inusuali, insegnano ai bambini lezioni importanti su come gestire sé stessi in ambienti "reali" e diventare consapevoli dei problemi di sicurezza. Ovviamente, sono stabilite regole per offrire ai bambini la libertà di stare bene dentro a un contesto all’aperto. 

Il giardino e altri luoghi naturali possono essere spazi in grado di liberare il corpo dalla sua staticità e pigrizia, concedendo nuove possibilità a differenti movimenti che spesso vengono inibiti dagli spazi chiusi in cui viviamo la maggior parte del nostro tempo. La capacità di uno spazio di incentivare e promuovere il movimento corporeo e vivere l’ambiente con empatia i luoghi selvatici, poco contaminati dagli uomini, è una ricchezza inestimabile per un giovane. Scoprire fossati, prati incolti, boschi, cortili, argini, accumuli di varie terre e rocce. Colline di diverse altezze, passerelle di legno, tronchi d’albero messi a terra, dislivelli del terreno e piccoli ostacoli diventano elementi architettonici e progettuali che sostengono un movimento attivo dei bambini. Tutto può suggerire e incrementare andature e movenze per far fare esperienza al corpo.

Oggi il bambino è a rischio non per i pericoli che potrebbe incontrare nella sua vita ordinaria, familiare e scolastica, ma perché non corre alcun rischio, non impara a “mettere in gioco” le sue capacità psicomotorie naturali. Il bambino è in pericolo per inazione. La sua educazione diventa antipedagogica poiché gli vengono sottratte, o rese asettiche, le esperienze del movimento, le relazioni concrete con le cose che attivano i sensi. Il concetto autentico dell’educazione è quello di aprire i campi d’esperienza al bambino, non di chiuderli.

La nostra iper-protezione è tanto amorevole quanto dannosa: teniamo i bambini al sicuro, agli “arresti” domiciliari o scolastici; nessun attrito, nessuna possibilità di inciampare, di capire che la realtà è affascinante da conoscere perché è anche difficile, ruvida, a volte ostile. Che l’acqua bagna, che la terra può essere dura o molle, è un evidente quanto fondamentale “realismo” a cui dovremmo (ri)educare i nostri bambini. 

I dati delle ricerche ci dicono che, se si privilegia con un’adeguata intenzionalità pedagogica l’ambiente outdoor, i bambini stanno meglio, imparano meglio e migliora la nostra professionalità educativa.

Vediamo adesso come sono nate le prime scuole outdoor facendo una breve storia degli “Asili nel bosco”. Una caratteristica esclusiva di chi propone una scuola “nel bosco” è quella di diversificare l’educazione outdoor incoraggiando i bambini a giocare, esplorare e imparare in un ambiente naturale in qualsiasi stagione. 

L'Asilo nel bosco è conosciuto anche con il nome di Waldkindergarten (in tedesco), Forest Kindergarten (in inglese), outdoor nursery (Asilo all’aperto), nature kindergarten (Asilo natura) o nature preschool (Scuola d’infanzia naturale).

L’Asilo nel bosco si sviluppa a partire dal dopoguerra del secolo scorso nei paesi del Nord Europa poi il sistema si è diffuso maggiormente negli anni ’90 del secolo scorso, e rappresenta un’alternativa all’istruzione prescolare. La prima forma di asilo nel bosco fu ideata da Ella Flatau nel 1950 in Danimarca. L'idea si è formata gradualmente grazie al fatto che questa donna, madre di quattro bambini, trascorreva la maggior parte del suo tempo a giocare con i propri figli e quelli dei suoi vicini all’aria aperta, in modo particolare in un bosco nelle vicinanze, attirando così l'attenzione dei genitori del quartiere. La prima forma di Asilo nel bosco fu chiamato in danese Skovbørnehave

In Italia, negli ultimi dieci anni, abbiamo visto l’esplosione di tantissime realtà educative che hanno abbracciato lo stile “Asilo nel bosco”.

L’Asilo nel bosco può essere descritto come una scuola dell'infanzia “senza tetto e senza pareti”, infatti il personale dell’Asilo assieme ai bambini trascorrono il loro tempo all’aperto, solitamente in un bosco. Un’altra caratteristica peculiare è data dall’importanza che assume il gioco attraverso i giocattoli costruiti con materiali che si possono trovare nell’ambiente naturale, piuttosto che utilizzare giochi a carattere commerciale. Nonostante queste differenze, queste scuole mantengono lo stesso scopo fondamentale degli altri spazi educativi, ovvero l’avere cura e stimolare i bambini a svolgere una programmazione pedagogica e didattica con elementi naturali, la differenza sta nello stare prettamente all’aperto.

Infine, la finalità educativa principale dell'Asilo nel bosco è quella di tirare fuori il tesoro che i bambini hanno dentro di loro. Il loro obiettivo è di renderli felici, con la consapevolezza che la felicità si raggiunga grazie alle relazioni sociali, al talento e ai valori. Nell'Asilo nel bosco è importante sviluppare l’empatia, la motivazione interna, la creatività, la curiosità facendo domande e senza imporre risposte e in generale sviluppare integralmente il bambino. L'educazione, in generale deve preoccuparsi di aprire varie strade: 

  • aiutare i bambini ad imparare ad essere
  • conoscere sé stessi ed i propri limiti
  • conoscere il proprio talento e le proprie passioni
  • imparare a vivere insieme
  • imparare ad imparare

perché ciascun bambino ha il suo metodo di apprendimento ed il suo ritmo, in definitiva, imparare a fare perché solo facendo si riesce ad apprendere.

In questo momento storico l’Asilo nel bosco è diventata una soluzione per molti genitori. Hanno avuto l’occasione di allargare il campo di azione per l’educazione dei loro figli. La libertà di organizzarsi senza troppi vincoli, producendo anche un ampliamento dell’offerta di attività, la possibilità di creare un modello di educazione parentale in cui i genitori restano coinvolti nei progetti e non sono semplici utenti. Così sono sorte migliaia di opportunità coinvolgendo varie figure professionale vicine alla filosofia dello stare in Natura.

Il desiderio di stare in natura è forte e in epoca di post-Covid lo è anche di più. Lo chiedono le famiglie, lo vogliono i bambini, lo indicano anche gli atti di governo. Si sta in natura perché si possono fare esperienze dirette della realtà che ci circonda in un mondo che si sta indirizzando sempre di più al virtuale. Si insegna ai bambini che la natura è abitabile senza troppa fatica e che si vive in un’altra dimensione quando si accetta di non limitarsi alle strutture artificiali, e in questo modo si possono fare scoperte fondamentali su di sé, sugli altri, sulle relazioni e il bisogno di coinvolgersi.
Nell’Asilo nel bosco “fare la capanna” vuol dire mettere d’accordo tutti e darsi da fare insieme perché si realizzi un progetto comune che da autenticamente gioia e comprensione di tante cose. Stare nel bosco, nel parco, nella pineta, sulle rive del mare ha permesso di erigere il percorso di sostenibilità ambientale ideato tra università, scuola, territorio, tra cultura e scienza in maniera concreta. 

Pertanto, possiamo sintetizzare le caratteristiche principali di queste scuole che sono:

  • una forte enfasi sull'apprendimento attraverso l'esperienza e l'esplorazione della natura, piuttosto che sulla didattica formale;
  • un ambiente di apprendimento all'aperto, spesso in una zona boschiva o rurale;
  • un'attenzione particolare alla cura del bambino e all'accompagnamento del suo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale;
  • un approccio non autoritario alla guida del bambino, con un'attenzione alla creazione di un ambiente di apprendimento collaborativo e rispettoso;
  • una stretta collaborazione tra insegnanti e genitori, che sono spesso coinvolti in attività all'aperto e progetti educativi.

A conclusione si evidenzia che la pedagogia ha intessuto per più di un secolo la trama della sintesi tra conoscenze interdisciplinari, in modo da comporre i vari linguaggi affinché il quadro interpretativo di vari stili educativi siano vissuti e resi accessibili a chiunque voglia crescere giovani felici e consapevoli: le scuole nel bosco o in qualsiasi ambiente naturale ha reso tutto ciò possibile.

Siamo qui per le azioni impossibili, 
per piantare una quercia nel mare.

[Murale a Woodstock]

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