
Di fine vita si parlerà nei prossimi giorni anche a San Piero a Sieve. È un argomento che mette in discussione l'intima sensibilità di ognuno di noi; ed è per questo che il mondo della politica si presenta sempre spaccato, tra chi vuole che la persona gravemente ammalata si possa accompagnare alla morte e chi, per esempio, è convinto che la vita debba togliercela solo il volere di Dio. Un po' come se il nostro Signore fosse una sorta di Totò Riina che decide la sorte della propria gente.
La società è sempre divisa tra chi pensa che la vita sia un bene talmente sacro che nessun comune mortale possa arrogarsi il diritto di toglierla a qualcun altro, anche se questo qualcuno ti implora di aiutarlo a morire; e chi, per contro, pensa che la vita vissuta da chi sta male e vive nella sofferenza più estrema, non sia più vita, quindi sarebbe assurdo e disumano continuare a farlo soffrire.
Nella viva speranza di non trovarmi mai nella condizione di implorare qualcuno di farmi morire, il tema sul fine vita mi fa giungere a una conclusione: questi dibattiti servono a convincere la gente che, in fin dei conti, visto che prima o poi devi morire, sarebbe opportuno che ti venisse un attacco di apoplessia, così all'improvviso togli il disturbo.
Apoplessia??? Praticamente il classico coccolone.