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I racconti della mountain bike. Cronaca di un giro 'avventuroso'

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I racconti della mountain bike. Cronaca di un giro 'avventuroso' I racconti della mountain bike. Cronaca di un giro 'avventuroso' © n.c.
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Era sabato sera e la cena con i biker di Palaie Pelago, volgeva al suo naturale epilogo fra mille battute ed aneddoti esilaranti. Questa era la sera che vedeva festeggiato il compleanno del Presidente, ed i bagordi si erano protratti più del solito con l’assaggio di mille prelibatezze accompagnate dal Dio Bacco che non si era certo sottratto dai suoi doveri. Il conseguente rientro verso casa ad ora molto tarda, risultò oltremodo offuscato dai vapori ribollenti dell’alcol. Ma la domenica, implacabilmente alle 6,30, suonò la sveglia; tesi l’orecchio per sentire se avessero azzeccato l’allerta meteo per pioggia. Da fuori non si odeva il men che minimo ticchettio della pioggia. Dai che oggi vien fuori un bel giro pensai, speriamo il meteo regga per tutta la mattina. Cercando di muovermi in silenzio per non svegliare moglie e figli, riparandomi contemporaneamente dall’assalto dei cani che ogni mattina, al suono della sveglia, vengono a salutare e a dare il buongiorno, mi vestii e scesi a fare colazione. La colazione domenicale, prima dei lunghi allenamenti, è normalmente scandita dalla ritualità delle azioni e degli alimenti, ormai “calibrati” per la dinamica sportiva che mi avrebbe atteso. Quando uscii di casa con i cani che mi facevano da ombra, qualche gocciolina d’acqua bagnò i miei occhiali… vabbè, ormai sono fuori, non si rientra, pensai. All’appuntamento delle 8.00 sul Viale Kennedy, non ero l’unico deciso di sfidare Giove Pluvio, anche se diversi, manifestatamente titubanti, sarebbero tornati volentieri verso il letto. Eravamo tutti pronti, ma non c’era traccia del Capitano. Il gruppo sembrava piuttosto smarrito, fintanto che all’orizzonte non comparve l’inconfondibile sagoma di un brindellone che pedalava con le braccia incrociate e le mani sotto le ascelle. Il gruppo si rianimò, il Capitano stava arrivando… Ma quest’oggi il prode pastore di pecorelle erranti, non era in formissima e ce ne rendemmo immediatamente conto, per la sua appannata indecisione sul percorso da fare. Lo scout, da buona faina, si propose subito alla guida del gruppo, facendo leva sulla cagionevole condizione del Capitano che lo portava a dare indicazioni contrastanti sul da farsi. Forse mosso da inconsueta magnanimità, o forse realmente ammalato, il Capitano concesse allo scout di guidare il gruppo verso quello che ritenesse il miglior percorso per la giornata. Tutto questo accadeva non più tardi delle 8.15 del 7 febbraio. Alle 8.25, esattamente dieci minuti dopo, in mezzo ad un campo arato “che non doveva esserci” e praticamente impercorribile in bicicletta e dopo aver scavalcato un’ecatombe di alberi crollati per via del vento, lo scout fu rimosso con ignominia da leader di giornata, non senza pesanti appellativi proveniente da destra e da manca. Ma la guida ripresa in mano da un Capitano fuori forma, ci condusse su strade al limite della percorribilità, dove da padrone la fece un fango talmente colloso, da costringere qualcuno a caricarsi la bici sulle spalle, tanto le ruote si erano inspessite di fango e bloccate nel telaio. Alle 10.30 la maggioranza del gruppo, ormai allo sbando, alla deriva senza più controllo, decise un mesto ed anticipato rientro verso casa. Eh no, mi dissi, il meteo sta continuando a graziare questa domenica di preannunciata burrasca, io a casa non ci vado. Ed insieme ad altri tre decidemmo di continuare il nostro vagabondare sulle montagne mugellane, dirigendoci verso San Cresci, passando dalla Madonna della Febbre. Ma a San Cresci, anche gli altri tre, ormai affaticati, mi lasciarono per tornare verso casa. Ormai da solo, con il vento che stava cominciando a soffiare davvero forte, con la pioggia che a tratti arrivava abbastanza insistente, con gli alberi che dondolavano vistosamente sotto le raffiche di vento, potei riassaporare il bosco, riascoltare i suoi rumori inquietanti durante la tempesta. La solitudine, la tempesta in arrivo, il bosco che si fa sempre più scuro, provocano sempre in me attrazione e fascino rendendomi entusiasta del mio vagabondare, rendendomi parte di questo grande complesso naturale. Pedalai con vigore fino a Menghino, poi scesi in Val di Strulla, guadai il torrente in fondo alla valle e risalii di nuovo verso San Cresci, percorrendo il tratto finale della gara che organizzeremo il 15 maggio. Infine scesi fino a Sagginale, giungendo a casa due minuti prima di mezzogiorno con 47 km fatti e circa 1400 metri di dislivello, ringraziando Giove Pluvio per avermi voluto bene. Buona domenica a tutti.

 

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