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Lupi? Confagricoltura: 'Tra poco imprese specie protetta. Pronti a protestare'

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Lupo Lupo © N. c.
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“È inconcepibile che siano tutelati i lupi e non le nostre aziende agricole. Dal momento che questi animali vengono riconosciuti come specie protetta, sarebbe altrettanto corretto tornare ad agire per evitare danni enormi a chi lavora nelle aree interne e montane. Queste zone tra dieci anni saranno abbandonate se non troveremo alla svelta una soluzione: chi è che investirebbe sapendo i rischi che si corrono attualmente?”. Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, chiede interventi urgenti sul riequilibrio della presenza di lupi, predatori e ungulati, la cui coesistenza con l'agricoltura e l'allevamento “è ormai impossibile”. “Il tempo è finito – aggiunge – da parte nostra ci rendiamo disponibili a un incontro con la Regione Toscana: troviamo presto delle soluzioni, altrimenti saremo costretti a manifestare il nostro dissenso in modo più forte. L'ultimo caso, quello dell'allevatore di Cetona Mario Mori denunciato per aver messo provocatoriamente una taglia sui lupi, è la goccia che fa traboccare il vaso: lui ha sbagliato a usare quelle parole, ma non si possono dimenticare i pesantissimi danni che la sua azienda ha subito e sta subendo a causa dei lupi”.

“La convivenza tra fauna selvatica e attività agricole sarebbe anche possibile – prosegue Neri – ma con numeri ben diversi e dotandosi di una serie di strumenti che consentano di tenere i lupi a debita distanza. Prima di tutto bisognerebbe incentivare gli abbattimenti degli ungulati, che spesso costituiscono le prede predilette dai lupi. Poi è necessario ripensare i risarcimenti, che oggi vengono erogati seguendo criteri molto rigidi e in tempi spesso non sostenibili. E servono sgravi e incentivi per le aziende che vogliono dotarsi di recinzioni elettrificate e di altri dispositivi utili a tenere lontani lupi e ungulati”.

“Mantenere in vita le aziende agricole e la redditività di queste professioni è importante – conclude il presidente di Confagricoltura Toscana – anche pensando alle nuove generazioni. Il Covid ha riportato l'attenzione sull'importanza delle aree verdi e della natura, ma i giovani devono poterci vedere un lavoro in tutto questo. Se interveniamo oggi forse c'è una speranza, però dobbiamo farlo alla svelta”.

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Commenti 4
  • Mugelli Giampiero

    Se negli anni sessanta il governo italiano aveva portato pari passo industria e agricoltura, oggi noi avevamo un ambiente bello e produttivo; con frutta, verdura, cereali, a chilometro zero invece di importare carne dall'Argentina, pere dal Sudafrica, arance da Israele. Questo non è avvenuto, con gli anni abbiamo avuto un degrado ambientale e una spesa a livello alimentare non indifferente. Per fortuna ci sono giovani che ritornano alla terra pure qui in Mugello e dico alla politica e alle varie istituzioni: non abbandonateli, aiutateli a produrre i nostri prodotti.

    rispondi a Mugelli Giampiero
    gio 27 gennaio 2022 02:45
  • Mugelli Giampiero

    Ho 74 anni negli anni sessanta il Mugello era un giardino, lavorato in collina con grandi sacrifici; c'erano mandrie di mucche, pecore, asini, i boschi erano puliti, i fiumi non inondavano perché le persone gli tenevano puliti . Poi è arrivata l'industrializzazione tutti in città le campagne abbandonate, i boschi abbandonati moiano o bruciano, fiumi che in molti posti l'acqua passa sotto il letto del fiume; un disastro ambientale. Certi signori che mettono dietro al carro i buoi hanno voluto buttare i cinghiali, tutti sappiamo quanto danno hanno fatto a quei pochi che ancora hanno attività e resistono. Non contenti hanno voluto pure i Lupi e sono pure protetti. Gli umani hanno perso il buon senso, basta pensare che avere un cane è simile ad un figlio per molti. Poveri cani

    rispondi a Mugelli Giampiero
    gio 27 gennaio 2022 02:29
  • Borghigiana

    E poi mi scusi, francamente tirare in ballo il covid, le aree verdi e la natura e i giovani sembra tirata per i capelli: la natura di cui voi parlate è quella della foresta amazzonica distrutta per le piantagioni di soia per alimentazione animale, si anche per i vostri animali o quella di migliaia di ettari a foraggio (ci potrebbero mangiare in verdure migliaia di persone invece che una stalla di mucche) o quella natura che viene distrutta da tempeste, allagamenti, alluvioni nevicate a maggio ecc, ma …. Volete mettere una bella bistecca ???gente o si cambia abitudini o siamo destinati come specie umana a non sopravvivere. Il pianeta con le piante e gli animali sopravviveranno tranquilla mente e molto meglio senza di noi ma noi non potendo usare il cervello ma solo il portafoglio no…

    rispondi a Borghigiana
    mar 25 gennaio 2022 06:39
  • Borghigiana

    dovremmo tutti fare una riflessione alla luce delle nostre conoscenze scientifiche e politiche. Punto uno, due e tre: gli allevamenti animali sono una delle tre cause MONDIALI di cambiamento climatico vale a dire altamente inquinanti, divoratori di suolo e di acqua pubblica, non più allineati con una dieta corretta. Il personale impiegato negli allevamenti rispetto al profitto che generano è minimo, quindi non creano lavoro ma solo profitto, poi gli allevamenti ricevono la maggior parte dei soldi che la comunità europea mette a disposizione con il PAC, si parla di miliardi di euro, in una scellerata politica anti ecologica. Quindi chiedere di uccidere i lupi per proteggere gli animali che poi ucciderete voi per profitto mi sembra francamente ….. troppo.

    rispondi a Borghigiana
    mar 25 gennaio 2022 06:27