Ministro Valditara © nc
Le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sulla “scuola del merito”, pronunciate durante la manifestazione Atreju, suscitano la dura presa di posizione dell’Istituzione Don Milani, che accusa il ministro di travisare il significato autentico dell’esperienza educativa di Barbiana.
Secondo l’ente che custodisce l’eredità culturale e pedagogica di don Lorenzo Milani, ricondurre la riforma della “scuola del merito” all’insegnamento di Barbiana rappresenta una distorsione storica e culturale, in aperto contrasto con le testimonianze di chi quella scuola l’ha vissuta e con gli scritti del sacerdote fiorentino.
La scuola di Barbiana e l’uguaglianza sostanziale
L’Istituzione Don Milani ribadisce che la scuola di Barbiana era fondata sul principio dell’uguaglianza sostanziale, in piena coerenza con l’articolo 3 della Costituzione italiana. Un modello educativo pensato come strumento di riscatto sociale, rivolto agli ultimi e a chi partiva da condizioni di svantaggio.
Don Milani, ricordano dall’ente, fu un critico radicale della scuola selettiva, accusata di favorire chi possedeva già strumenti culturali e di escludere chi restava indietro. Emblematica, in questo senso, la celebre affermazione del priore di Barbiana:
“Se si perdono gli ultimi, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Nel comunicato si sottolinea come la pedagogia di Barbiana rifiutasse esplicitamente la competizione e la bocciatura come strumenti di selezione, ponendo al centro l’emancipazione culturale e civile degli studenti più fragili.
Un’impostazione ribadita anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in occasione di una visita a Barbiana ha ricordato come la scuola debba essere promozione e non selezione, e come il vero merito consista nell’offrire opportunità a chi non ne ha.
L’appello al ministro Valditara
L’Istituzione Don Milani conclude con un appello diretto al ministro dell’Istruzione, invitandolo a rileggere attentamente le opere di don Lorenzo Milani per evitare interpretazioni che, secondo l’ente, rischiano di “distorcere e disperdere” il senso autentico dell’eredità di Barbiana.
