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21 agosto 1911, Vincenzo Peruggia ruba la “Gioconda” per esporla agli Uffizi

Era un imbiachino e nascose il quadro sotto il letto dell'albergo dove alloggiava a Firenze.

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Vincenzo Ferruggia durante il processo Vincenzo Ferruggia durante il processo © Facebook
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Sembra strano ma si può rubare il quadro più famoso al mondo per puro amor patrio.
Vincenzo Peruggia, decoratore italiano emigrato a Parigi, ebbe l’idea di rubare la Gioconda di Leonardo Da Vinci dopo aver lavorato nel Louvre alla manutenzione dei quadri. Il piano prevedeva che si nascondesse all’interno del museo aspettando la chiusura per poi compiere i suoi propositi.

Il clamoroso furto fu scoperto solo il 22 agosto, scatenando una caccia all’uomo come non se ne erano mai viste. Per due anni il quadro rimase in mano a Vincenzo che, liberatosi della cornice, lo teneva nascosto in un vano ricavato nel tavolo di cucina.

La Gendarmeria parigina, che brancolava completamente nel buio, arrivò perfino ad arrestare due giovani che bazzicavano troppi musei: erano Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso. La polizia perquisì anche la stanza del Peruggia ma, non trovando niente, finì per firmare il verbale su quella stessa tavola sotto la quale stava il dipinto.

Vincenzo nel 1913 cercò finalmente di portare la Gioconda a Firenze. Scrisse una lettera al collezionista fiorentino Alfredo Geri proponendo un acquisto finalizzato all’esposizione del dipinto agli Uffizi. Il Geri finse di accettare e fissò un incontro.

Il finale è storia, il Peruggia fu arrestato e l’opera recuperata e riconsegnata al Louvre. L’anomalo ladro sostenne sempre di aver agito mosso dall’orgoglio nazionale. Infatti affermava che il furto fosse stato compiuto per patriottismo, per riconsegnare all’Italia almeno uno dei capolavori sottratti e portati in Francia da Napoleone Bonaparte. In realtà il quadro non fu mai sottratto al suolo nazionale perché fu portato oltralpe da Leonardo stesso.

La vicenda fece epoca e il Peruggia divenne per l’opinione pubblica italiana una sorta di figura quasi eroica, un Robin Hood col pennello. Vincenzo, una volta uscito dal carcere delle Murate, era diventato una vera e propria star, tanto che si faceva la fila per un suo autografo su una cartolina della Gioconda.

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