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10 anni dopo il Referendum sull'acqua: cosa è cambiato? Riflessioni dalla Valdisieve

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Acqua Acqua © Henryk Niestrój da Pixabay
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Domenica 13 giugno è ricorso il decennale del referendum sull’acqua. Il 12 e 13 giugno 2011 gli italiani andarono alle urne per votare per i referendum abrogativi per quattro distinti quesiti: servizi pubblici locali, servizi idrici, nucleare e legittimo impedimento. Per tutti i quattro quesiti il numero dei voti favorevoli ha superato il numero dei voti contrari; le norme sottoposte a referendum sono state quindi abrogate. 

Il quesito sui servizi idrici proponeva l'abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore. 

Per tale occasione sono giunte proprio alla nostra redazione due riflessioni da parte dell' "Associazione Valdisieve" e dal "Partito Marxista Leninista sezione Valdisieve". 

Questa la nota integrale di "Associazione Valdisieve": 

"Il 13 giugno ricorre il decennale del referendum sull’acqua. Una consultazione osteggiata dai poteri costituiti ma fortemente voluta dai cittadini. Sono trascorsi dieci anni durante i quali non si è fatto niente per dare seguito alla volontà di 26 milioni di cittadini che alla consultazione referendaria del 2011 votarono “SI” per dichiararsi contrari a qualsiasi forma di gestione improntata a criteri mercantili e di profittabilità. Dopo il Referendum l’acqua sarebbe dovuta passare dalle società private al settore pubblico, sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto, via la remunerazione del capitale.

Un passaggio, questo, contrastato con ricorsi al TAR, Decreti Legge e ricorsi in Cassazione.

In Toscana la cultura privatistica che anima la politica Regionale consente per la gestione del sistema idrico la costituzione di Publiacqua SpA e i soci privati sono ACEA e Suez con una partecipazione al 40%, il rimanente 60% appartiene ai Comuni.

Non ci dobbiamo fare ingannare dalla quota pubblica nettamente di maggioranza in quanto le regole e le condizioni sono dettate dai patti parasociali che danno forza al privato per la remunerazione del capitale investito.

Le tariffe negli ultimi dieci anni sono aumentate enormemente senza che si siano realizzati miglioramenti nei servizi.

Oggi la Regione, in linea con le indicazioni del governo, è determinata a considerare l’acqua un bene da valorizzare a fini economici. A tale scopo vuole avviare la  ripubblicizzazione di Publiacqua SPA, creando la Newco, che insieme alle aziende di gestione dei rifiuti, dell’energia elettrica e del gas andrà a confluire nella Multiutility Toscana SpA,  gettando le basi per la nascita di un colosso finanziario da quotare in borsa.

Il risultato sarà una realtà “concepita da società finanziarie e da banche, con l’ossessione del profitto ad ogni costo che nulla ha a che fare con i nostri principi e valori”.

Affinché la vittoria referendaria non sia archiviata definitivamente con un colpo di spugna organizziamoci, mobilitiamoci per l'acqua pubblica, bene comune accessibile a tutti."

Questa, invece, la riflessione del PMLI locale:

"Le giunte dei comuni di Rufina, Pontassieve, Pelago e Dicomano hanno votato nell’arco di quindici giorni il progetto di costituzione della Multiutility Toscana, che accorperà il servizio idrico, la fornitura di gas e la gestione dei rifiuti di tutto il territorio regionale. [...]

Ma oltre all’evidente danno c’è anche la beffa delle tempistiche di questo processo che avviene proprio nel decennale dell’esito referendario del 2011 che sancì, con l’appoggio di 26 milioni di voti, la natura di “Bene comune” dell’acqua, la sua accessibilità a tutti e l’impossibilità di trarvi profitto. Eppure Nardella, Rossi ed ora Giani avevano addirittura annunciato la sua ripubblicizzazione in Toscana entro il 2024, una vergogna politica e sociale.

La gestione del servizio idrico integrato e degli altri servizi alla popolazione deve prevedere l’unica possibilità di costituzione di Consorzi di diritto pubblico promossi dai Comuni stessi; alla prova dei fatti, il nostro auspicio è che la popolazione della Valdisieve, così come quella di ogni altra comunità toscana, si organizzi e si mobiliti in un fronte unito quanto più largo possibile per contrastare tutto quell’insieme di politiche neoliberiste delle quali anche l’ipotesi della Multiutility dei servizi fa parte."

 

 

 

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