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Vaccini e Scienza. Il medico Massimo Cadelo controreplica e argomenta le sue tesi

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Il nostro lettore Massimo Cadelo, un medico che già aveva inviato un lettera a OK!Mugello sulla scienza ed i vaccini (clicca qui) replica al lettore che a quella lettera aveva risposto (clicca qui), continuando un interessante dibattito a distanza che le pagine di OK!Mugello volentieri ospitano:

Non posso non replicare alle osservazioni del Sig. Francesco sulla mia risposta del 27 Gennaio alla lettera della “Lettrice Scettica” sulle misure messe in atto contro la pandemia da COVID 19. Risponderò punto per punto (in rosso le osservazioni dello scrivente Sig. Francesco, in nero le mie).

VACCINI

Punti presi in esame dal Sig. Francesco:
1) ho parlato di "evidenze ampiamente documentate" senza mai citare un documento o uno studio.

2) è estremamente piú difficile che l'infezione diventi malattia.

3) le possibili problematiche dei vaccini. (leggi effetti avversi)

Per avere risposta a questi 3 punti basta collegarsi al sito PubMed della National Library of Medicine degli NIH statunitensi e digitare “COVID 19 vaccines efficacy and safety”. Si troveranno alla data attuale 929 risultati. Si tratta di studi apparsi sulle più importanti riviste scientifiche mediche (Lancet, N Engl J Med etc.). Da notare: in genere sono articoli sottoposti alla “peer review”, un procedimento di “revisione tra pari” in cui specialisti della materia valutano la aderenza dello studio alle norme del “procedimento scientifico” che ne assicurano accuratezza, completezza, riproducibilità (possibilità per altri studiosi di verificare la correttezza dei risultati), eticità. Vi possono essere anche articoli non “peer review” ma questo viene esplicitato. Solo a queste condizioni un articolo è accettato per la pubblicazione. Le riviste mediche sono censite nello ”Index Medicus” (ulteriore garanzia di serietà) solo se ospitano gli studi che un ricercatore “serio” deve effettuare (e pubblicare portandolo all’osservazione critica della comunità scientifica) per essere riconosciuto come tale (e per consolidare il proprio curriculum). Pertanto solo questi studi possono essere presi in considerazione se si parla di Scienza. Gli studi (e gli articoli che li descrivono) che non rispettano tali parametri possono al massimo essere valutati come “suggerimenti” per altri studi più approfonditi o, addirittura, etichettati senz’altro come “spazzatura”.

Naturalmente la lettura e la corretta interpretazione di un articolo medico richiede una preparazione specifica. Gli stessi medici hanno a volte difficoltà nel valutare compiutamente un articolo, in quanto ciò richiede, oltre alle cognizioni “tecniche” sull’argomento specifico, anche una preparazione di statistica sanitaria. Rimando per questo alle mie succinte osservazioni sul metodo scientifico e sulla medicina come scienza “probabilistica” nella mia lettera precedente.

Lo scrivente cita le conclusioni del REPORT ESTESO ISS COVID-19: SORVEGLIANZA, IMPATTO DELLE INFEZIONI ED EFFICACIA VACCINALE Aggiornamento nazionale 19 gennaio 2022 – ore 12:00 DATA PUBBLICAZIONE: 21 GENNAIO 2022 (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_19-gennaio-2022.pdf ).

Ma queste sono esattamente l’opposto di quanto afferma. Riproduco testualmente:

Impatto della vaccinazione nel prevenire infezioni, ricoveri e decessi: ▪ La campagna vaccinale in Italia è iniziata il 27 dicembre 2020. Al 19 gennaio 2022, sono state somministrate 122.166.535 dosi (46.444.870 prime dosi, 47.217.348 seconde/uniche dosi e 28.504.317 terze dosi) delle 123.518.808 dosi di vaccino finora consegnate (https://github.com/italia/covid19-opendata-vaccini). Il 16 dicembre 2021 è iniziata la vaccinazione anche della fascia d’età 5-11 anni. ▪ Il tasso di ospedalizzazione standardizzato per età relativo alla popolazione di età > 12 anni nel periodo 03/12/2021-02/01/2022 per i non vaccinati (248,5 ricoveri per 100.000 ab.) risulta circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤ 120 giorni (25,3 ricoveri per 100.000 ab.) e circa dodici volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (20,8 ricoveri per 100.000 ab.). ▪ Il tasso di ricoveri in terapia intensiva standardizzato per età relativo alla popolazione di età > 12 anni nel periodo 03/12/2021-02/01/2022 per i non vaccinati (31,3 ricoveri in terapia intensiva per 100.000 ab.) risulta circa ventuno volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤ 120 giorni (1,5 ricoveri in terapia intensiva per 100.000 ab.) e circa trentanove volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (0,8 ricoveri in terapia intensiva per 100.000 ab.). ▪ Il tasso di mortalità standardizzato per età relativo alla popolazione di età > 12 anni nel periodo 26/11/2021-26/12/2021 per i non vaccinati (52,9 decessi per 100.000 ab.) risulta circa undici volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤ 120 giorni (4,6 decessi per 100.000 ab.) e circa trentatré volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (1,6 decessi per 100.000 ab.).

L’efficacia del vaccino (riduzione percentuale del rischio rispetto ai non vaccinati) nel: • prevenire la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 o pari al 66% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 53% tra i 91 e 120 giorni, e 34,7% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale o pari al 66,7% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster • prevenire casi di malattia severa o pari a 95% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 93% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 89% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni. o pari al 97,5% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster

Lo scrivente dice che i numeri sono comunque “irrisori”. Possono esserlo i numeri “assoluti”, ma ciò che conta ai fini della riproducibilità e aderenza alla realtà dei risultati, nell’ottica di confrontare l’efficacia dei vaccini sulla popolazione, sono appunto i tassi di incidenza del fenomeno in studio.

Si veda lo stesso documento (pag. 37):

3.4 Calcolo e interpretazione dei tassi per stato vaccinale In Tabella 6 e nelle Figure 23, 24 e 25 sono riportati i tassi specifici per età di incidenza, di ospedalizzazione, di ricovero in terapia intensiva e di decesso per stato vaccinale. Inoltre, è riportato per la popolazione complessiva (‘Totale’) il tasso di incidenza, di ospedalizzazione, di ricovero in terapia intensiva e di decesso standardizzato rispetto alla struttura per età della popolazione di riferimento (Istat, al 1 gennaio 2021 https://demo.istat.it/). L’utilizzo dei tassi è fondamentale in quanto considerare solo il numero assoluto di eventi in uno specifico gruppo (ad es. completamente vaccinati, non vaccinati, ecc.), anche all’interno della stessa fascia di età, senza riferimento al numero di persone che in quello stesso periodo appartenevano a quello specifico gruppo, può dare informazioni fuorvianti. Per rendere possibile il confronto è quindi necessario calcolare i tassi di incidenza, di ospedalizzazione, di ricovero in terapia intensiva e di decesso che rappresentano la proporzione di nuovi eventi che si verificano in una popolazione in un dato lasso di tempo. All’interno di ciascuna fascia di età è necessario calcolare il tasso specifico per età, ovvero il numero di eventi in ciascuna fascia d’età diviso la popolazione di ciascuna fascia d’età nel periodo di riferimento (per 100.000). Infine, per stimare correttamente il tasso nella popolazione complessiva di età pari o superiore a 12 anni (‘Totale’) è stato utilizzato il tasso standardizzato con metodo diretto, calcolato come la media dei tassi specifici per età pesata utilizzando la struttura per età della popolazione Italiana come riferimento standard (fonte dati di popolazione, ISTAT al 1 gennaio 2021). In questo modo è stato possibile eliminare la distorsione nel confronto tra i vari gruppi esaminati (ad es. completamente vaccinati, non vaccinati, ecc.) dovuta alla loro differente distribuzione per età.

Lo scrivente afferma:

c’è un numero piú elevato in TI dei non vaccinati rispetto a vaccinati con due o tre dosi, ma si sta parlando di numeri irrisori. Per esempio nell'eta tra 12-39 una incidenza in TI di 2.1 per i non vaccinati e di 0.2 dei vaccinati con vaccino per 100.000 abitanti e si salve con ll’incidenza sempre piú fino a 80 persone per 100.000 abitanti nei non vaccinati e 3 persone per 100.000 abitanti. 

quasi a sottolineare (non lo dice espressamente, ma lo suggerisce) che il fatto che i non vaccinati ricoverati in TI, essendo in numero superiore ai vaccinati. dimostri l’inutilità del vaccino. Si legga su questo punto il capitolo dello stesso documento a pagg. 36 e 37:

3.3 Effetto paradosso. Prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Roma, 19 gennaio 2022.

È noto che, quando le coperture vaccinali nella popolazione sono elevate, si verifica il cosiddetto “effetto paradosso” per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile, se non maggiore, tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nella numerosità di quest’ultimo gruppo (https://www.iss.it/covid19-faq/- /asset_publisher/yJS4xO2fauqM/content/vaccinati-e-non-il-confronto-tra-i-casi-cidice-che-il-vaccino-funziona)

Lo scrivente afferma: 4) secondo l’autore del testo (il sottoscritto) “la carica infettante del soggetto contagiato, se vaccinato è molto inferiore e si mantiene per molto meno tempo rispetto al soggetto non vaccinato” perché il soggetto vaccinato riuscirebbe anche se prende il virus a sconfiggerlo e quindi a tenerlo di meno. 
Certamente è cosi, ma lo stesso vale per le persone non vaccinate che lo sconfiggono subito, cioè i 99 750 sui 100 000 dei non vaccinnati che non viene ospedalizzato (vedi sempre tabella 6 pag 31, bollettino dell’iss sopra)

La tabella cui si fa riferimento non riguarda questo problema. Probabilmente lo scrivente ha indicato una tabella sbagliata. Allego alcune voci bibliografiche a sostegno di quanto da me affermato:

1) Shah ASV, Gribben C, Bishop J, et al. Effect of vaccination on transmission of SARS-CoV-2. N Engl J Med. Published online October 28, 2021. doi:10. 1056/NEJMc2106757

2) de Gier B, Andeweg S, Backer JA, et al. Vaccine effectiveness against SARS-CoV-2 transmission to household contacts during dominance of Delta variant (B.1.617.2), August-September 2021, the Netherlands. medRxiv. Preprint posted online October 14, 2021. doi:10.1101/2021.10.14.21264959

3) Eyre DW, Taylor D, Purver M, et al. The impact of SARS-CoV-2 vaccination on Alpha & Delta variant transmission. medRxiv. Preprint posted online October 15, 2021. doi:10.1101/2021.09.28.21264260


Lo scrivente continua: 5) In questo studio https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.12.20.21267966v3?fbclid=IwAR1vSb4SC7Q3kId-cOvRP0W6DhreYqoFH-urrE_TiupNeGnShfgqBowOsOc , si dimostra come la variante Omicron sfugga completamente alla protezione offerta dagli attuali vaccini e addirittura coloro che sono vaccinati da più di 90 giorni hanno una maggior probabilità di essere infettati da Omicron rispetto ai non vaccinati.
Il booster torna a conferire una moderata protezione (poco oltre il 54% ma solo a 30 giorni).

Come risposta rimando al COVID-19 vaccine surveillance report Week 4 del 27 January 2022 del UK Health Security Agency, dove si scrive:

Vaccine effectiveness Several studies of vaccine effectiveness have been conducted in the UK against different COVID-19 variants. Vaccine effectiveness against symptomatic disease with the Omicron variant is substantially lower than against the Delta variant, with rapid waning. However, protection against hospitalisation remains high, particularly after 3 doses.

Lo scrivente osserva: 6) Sempre secondo l’autore “la capacità del virus di sviluppare nuove varianti è proporzionale alla sua capacità di moltiplicarsi”. Riprendendo i due punti precedenti non si può in nessun modo impedire che il virus si moltiplichi visto che se lo volessimo fare dovremmo vaccinare completamente tutta la popolazione mondiale ogni 4 mesi e sperare ci faccia un favore.

Innanzitutto la mia affermazione “la capacità del virus di sviluppare nuove varianti è proporzionale alla sua capacità di moltiplicarsi” non è farina del mio sacco, ma un dato di fatto accertato in biologia. Questa nozione è riportata in tutti i testi di biologia.

Se poi dovessimo accettare la conclusione che lo scrivente ne ricava la lotta contro il COVID 19 sarebbe estremamente difficile. A meno che il virus evolva spontaneamente verso varianti più “favorevoli”, cosa che non si può escludere (ma su cui non abbiamo alcuna certezza, solo speranza).

Conclusioni dello scrivente sui vaccini:
Visti i punti precedenti si può affermare che questa vaccinazione può essere utile in alcuni soggetti che possono avere delle complicanze, ma non necessaria nel resto della popolazione (repetita iuvant, non vaccinati 250 su 100.000 abitanti ospedalizzazioni e 31 su 100.000 in TI!!!!).
Ed è pure inutile per salvaguardare i fragili, visto che per avere zero contagi dovremmo o rimanere sempre in lockdown oppure vaccinare tutta la popolazione ogni 4 mesi in barba ad ogni effetto avverso per i richiami, CHE NON POSSIAMO CONOSCERE VISTI CHE NON è STATO MAI SPERIMENTATO (vedi 
https://www.money.it/Fare-vaccino-ogni-4-mesi-indebolire-sistema-immunitario-allarme-Ema )

I “soggetti che possono avere complicanze” sono appunto i “fragili”. (Il concetto di “fragilità” è usato in campo geriatrico, ma possiamo estenderlo in questo caso a tutti i suscettibili di complicanze, indipendentemente dall’età). A parte questa precisazione, è evidente che se si debbono proteggere i fragili bisogna vaccinare anche i non fragili (si veda sopra sulla minore carica infettante dei vaccinati rispetto ai non vaccinati).

Altro problema è l’incertezza su eventuale effetto negativo di una eccessiva stimolazione del sistema immunitario. Ma qui non vi sono ancora risposte. Solo ipotesi.

Lo scrivente sulle CURE
Le cure sono sempre esistite da poco dopo l’inizio della pandemia come dimostrato da questo gruppo di medici nato ad Aprile del 2019 https://www.terapiadomiciliarecovid19.org/ che ha curato migliaia di pazienti ed ora ha pubblicato uno studio con il dottor. Serafino Fazio sulla Ivermectina https://www.cureus.com/articles/82162-ivermectin-prophylaxis-used-for-covid-19-a-citywide-prospective-observational-study-of-223128-subjects-using-propensity-score-matching.

Correttamente gli autori dello studio citato descrivono le limitazioni dello stesso

Limitations

Being a prospective observational study that allowed subjects to self-select between treatment vs. non-treatment instead of relying on randomization, important confounders may have been differentially present, which could otherwise explain the differences observed. Given that the benefits measured occurred despite negative risk factors being more present in the treatment group, this suggests the benefits are likely accurate and unbiased. Further, studies relying on PSM techniques have been shown to consistently agree with those employing randomization [37,38], again supporting the likelihood that the benefits measured are accurate. The prevailing type of SARS-CoV-2 in the city was unknown due to the lack of genotyping surveillance during the period of the program. Whether the prophylaxis proposed in this program would be as effective in other SARS-CoV-2 variants is unclear. Also, there was no strict control on whether infected subjects used any specific drug in case of COVID-19 infection, and this allows the possibility that the differences may be explained by differences in the use of ivermectin or other medications as treatment.

Anche l’istituto Mario negri ha pubblicato uno studio https://www.marionegri.it/magazine/cure-domiciliari-covid-19 sull’utilizzo di antiinfiammatori entro 3 giorni dai sintomi senza attendere l’esito del tampone.

Riporto l’interpretazione che è parte integrante dello studio, vergata correttamente dagli stessi autori:

Interpretation

Implementation of an early home treatment algorithm failed to accelerate recovery from major symptoms of COVID-19, but reduced the risk of hospitalisation and related treatment costs. Given the study design, additional research would be required to consolidate the proposed treatment recommendations.

Ed aggiungo pure questo studio sull’efficacia della vitamina D nel prevenire la malattia grave https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34882024/.

Quanto a quest’ultimo studio, esso parla appunto di prevenzione, non di cura:

We found a significant direct association between vitamin D deficiency and elevated risk of COVID-19 in-hospital mortality. Moreover, each unit increment in serum vitamin D levels was associated to significant reduction in risk of COVID-19 mortality. Further prospective studies are needed to confirm our findings.

La verità è che non dobbiamo contrapporre vaccino e cure. Sono due armi ugualmente importanti. La ricerca sulle terapie è altrettanto importante di quella sui vaccini ed è infatti portata avanti con uguale impegno.

Rimando per questo argomento a National Institutes of Health. Coronavirus disease 2019 (COVID-19) treatment guidelines. Accessed January 10, 2022. https://www. covid19treatmentguidelines.nih.gov/. Una sintesi più accessibile si può trovare in https://www.enpam.it/il-giornale-della-previdenza-dei-medici-e-degli-odontoiatri Gennaio 2022

Lo scrivente continua. Inoltre dovremmo parlare della prevenzione non attraverso il vaccino, ma da un buon stile di vita con alimentazione sana, movimento e assunzione dove necessario di vitamine, come affermato dal dottor Stefano Manera nel libro “Covid-19-La-sfida-dellimmunita-individuale” che potete trovare qui https://www.cemon.eu/prodotto/covid-19-la-sfida-dellimmunita-individuale/ che, come osservato da lui nel periodo di volontariato in un ospedale lombardo in piena prima ondata, le persone che arrivavano in terapie intensive erano pazienti con delle problematiche di fondo che generavano all’interno del loro organismo infiammazioni.
Vedi studio 
https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm705152a3.htm?s_cid=mmmm705152a3_w del CDC sui decessi dei giovani che ha esaminato più da vicino i giovani che sono stati ricoverati in ospedale per COVID-19 tra luglio e agosto, mentre l’onda della variante Delta prendeva piede.
Lo studio ha rilevato che la maggior parte dei giovani che hanno subìto gravi esiti di COVID-19 aveva cattive condizioni di salute di base.
Il più comune era l’obesità.
“Tra i pazienti di età compresa tra 12 e 17 anni, il 61,4% aveva obesità”, secondo lo studio, “il 60,5% dei quali aveva un’obesità grave”.

Qui veramente è la scoperta dell’acqua calda… Le misure per una vita salutare (esercizio fisico, alimentazione moderata, consumo molto moderato di alcol, non fumare, vita sociale attiva etc.) fanno parte delle raccomandazioni comuni per favorire un invecchiamento sano e prevenire malattie degenerative, circolatorie etc. Tutti le conoscono (anche se non tutti le applicano…). Fare di tali raccomandazioni un vademecum contro l’infezione/malattia da COVID 19 fa come minimo sorridere. Analogamente la nozione che anche tra i giovani i più esposti a malattia grave e/o decesso da infezione COVID 19 sono quelli appunto “fragili” è assolutamente comune e non c’è motivo di discuterne.

Sul GREEN PASS:
E qui giungo all’ultima parte del discorso sul green pass. Dall’autore è stato considerato come “la massima implementazione del distanziamento” ma che a me pare più un oggetto che in un primo momento può servire a identificare i soggetti potenzialmente “sani”, ma come abbiamo visto non è così, ma che in un secondo momento, come possiamo notare ora, diventare un oggetto di identificazione della popolazione buona da quella cattiva. Vedi credito sociale https://www.youtube.com/watch?v=pvxVQVxfPTk in cina dove si da un punteggio di partenza alla popolazione e in base a come si comporta si aumenta o meno il punteggio. Se poi diventi cattivo non ottieni mutui in banca, le case in affitto, i voli in prima classe. Quindi uno strumento di repressione delle opposizioni con ricatti.
(n.b. critica di Amnesty International al governo per l’utilizzo discriminatorio del green pass 
https://www.amnesty.it/posizione-di-amnesty-international-italia-sulle-misure-adottate-dal-governo-per-combattere-il-covid-19)

Il Green Pass è certo un provvedimento che si può prestare a critiche. Peraltro il documento citato di Amnesty International non lo condanna ma, insieme alle altre misure, compresa la eventuale vaccinazione obbligatoria, ne sollecita solo la rispondenza a criteri di Necessità, proporzionalità e temporalità. Invito a leggere il documento.

Il lettore conclude: Concludendo poi sull’art 32 della costituzione citato nel testo: 
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo
e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se
non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Considerando che questo vaccino al massimo protegge se stessi ma non impedisce la diffusione del virus e può creare degli effetti avversi possiamo parlare di tutela della collettività e può essere disposto come obbligatorio?

Alle affermazioni “questo vaccino al massimo protegge se stessi ma non impedisce la diffusione del virus e può creare degli effetti avversi” ho già risposto in precedenza.

Infine il gentile lettore trova “ridicola” la seconda parte del mio testo. Suppongo si riferisca al paragrafo in cui critico, vivacemente per la verità, “equiparare le limitazioni e/o gli obblighi proposti all’esercizio di una dittatura, chiamando in causa i totalitarismi di vario colore.” Confermo pienamente le mie osservazioni nei confronti dei comportamenti messi in atto da una parte almeno dei “no vax”.

Cordiali saluti,

Massimo Cadelo

P.S.: Credo si sia capito che sono un medico. Non ho voluto esplicitarlo per non incorrere nella facile accusa di supponenza verso i non medici. Peraltro: ogni opinione va ascoltata, ma solo le opinioni con un retroterra culturale specifico e solido meritano considerazione. E questa non è un’opinione.

 

 

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