TARI aumenti: dove costa di più © okmugello.it
Il bilancio economico familiare continua a fare i conti con un carovita che pesa sulle spalle degli italiani, rendendo sempre più difficile far fronte alle spese. L'inflazione fa sentire i suoi effetti, mentre gli incrementi sulle tasse rendono il portafoglio leggero.
Una delle incombenze maggiori resta la TARI, che anche nel 2025 ha registrato un netto aumento della spesa nazionale media. La tassa sulla gestione dei rifiuti urbani ha segnato, nello specifico, un incremento del 3,3% rispetto al 2024, facendo arrivare così il versamento annuale per famiglia tipo a 340 euro.
La spesa si è alzata in tutta Italia, colpendo 95 capoluoghi su un totale di 110, ma non si può dire che gli incrementi siano omogenei. La TARI dunque, fa emergere un rincaro a livello nazionale che, seppur in apparenza non elevato, si inserisce in un contesto di aumenti che si registrano periodicamente.
Dietro ai 340 euro si celano gli aumenti delle spese logistiche ed energetiche, così come i costi operativi delle aziende di raccolta e dei Comuni stessi. Gli aumenti sono calcolati su un valore di riferimento, che consiste in una famiglia classica composta da tre persone che vivono in un'abitazione di 100 metri quadrati. Per quanto la misura sia utile a creare un'immagine nazionale della situazione, non prende tuttavia in esame delle variabili fondamentali.
La spesa media non considera, ad esempio, criteri che possono modificarla in base ai diversi Comuni, come la percentuale in cui si svolge la differenziata e la qualità dei servizi. Questa fotografia generale deve fare i conti con elementi sostanziali che portano ad un divario netto tra Nord e Sud. Alcune zone ne restano penalizzate.
Il divario tra Nord e Sud: come cambia la tassa sui rifiuti
Diversi fattori si combinano stabilendo una differenza notevole tra le spese TARI al Nord Italia e quelle al Sud. Le tariffe più economiche appartengono alle regioni del Nord, dove la tassa si assesta su livelli minimi grazie ad una gestione efficiente dei sistemi di raccolta porta a porta dei rifiuti.

Ne è un esempio emblematico la città di Cremona, in cui la spesa media per la TARI scende a 196 euro annui. Insieme a questa, anche diversi altri Comuni del Piemonte, del Veneto e dell'Emilia Romagna possono contare su costi dei rifiuti più bassi rispetto alla media nazionale.
Molto diversa è la situazione nelle aree del Sud, maggiormente penalizzate dalla TARI. In questi casi, le tasse lievitate per la gestione dei rifiuti sono legate agli alti costi di trasporto e alle filiere di riciclo meno efficienti, oltre che alla gestione degli impianti difficoltosa.
La criticità maggiore si registra in Sicilia, dove in alcune città come Catania la tassa arriva a superare i 600 euro per nucleo familiare. Anche Messina e Palermo toccano i costi più alti a livello nazionale. La disparità dunque, è evidente in un contesto in cui questa implica una differenza di circa 400 euro tra le zone più care e quelle più economiche. Le distanze però, non sembrano destinate ad appianarsi in tempi brevi.


