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Migranti. L'accoglienza nei comuni della Valdisieve, una riflessione

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Migranti. L'accoglienza nei comuni della Valdisieve, una riflessione Migranti. L'accoglienza nei comuni della Valdisieve, una riflessione © n.c.
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L’accoglienza dei migranti in fuga da guerra e fame, richiedenti asilo politico, è un tema allo stesso tempo molto caldo, e un po’ freddino in quest’ultimo periodo. L’impatto mediatico dei flussi estivi, e precedenti è stato molto forte e chiassoso. Oggi il dibattito sembra assopirsi, forse per la stabilizzazione dei flussi, e al protrarsi delle politiche di accoglienza, ma sicuramente fino al prossima ondata. Ecco a tal proposito un contributo del nostro collaboratore Matteo Bruni:

Sicuramente in questi ultimi mesi si è lavorato tanto, e probabilmente bene nelle nostre zone del Mugello e della Valdisieve, dato che non abbiamo avuto notizia di particolari criticità o episodi di disordine. Nell’aprile scorso è stata inaugurata una tavola rotonda tra la prefettura di Firenze, alla quale hanno partecipato: il prefetto Giuffrida o il vice-prefetto Lucio Garufi, Commissario a Sesto Fiorentino, rappresentanti il governo italiano a livello periferico; i delegati delle varie Istituzioni Comunali, per le Unioni dei Comuni del Mugello Carlotta Tai, Assessore del Comune di Vicchio, e l’Assessore del comune di Pontassieve Jacopo Bencini per l’Unione del Valdarno e Valdisieve. Il ciclo di incontri, protratti per tutta l’estate, ha avuto la finalità di gestire l’accoglienza tramite la copertura finanziaria del governo e dell’UE. Il compito della prefettura è stato quello di individuare associazioni e organizzazioni in grado di occuparsi operativamente dei profughi, nel reperire le strutture di soggiorno e mettere a punto dei progetti finalizzati all’impegno di queste persone. Il ruolo dei comuni è stato “soltanto” quello di coadiuvare la prefettura in questo tipo di lavoro, aiutando ad individuare i soggetti più adatti. Il partner principale per l’attuazione dei progetti di accoglienza nelle nostre zone è stata la Cooperativa Cristoforo del gruppo Orologio 2.0, con AD Francesco Clementi, con la figura operativa di Romina Raspini. Altre le associazioni coinvolte soprattutto nel Mugello: Il Mulino, Oxfam, Cenacolo, Insieme, Progetto Accoglienza, Anteas, e altri ancora. Le varie associazioni, con capofila la Coop Cristoforo, sono state impegnate nel trovare le strutture ricettive adeguate, e di portare avanti alcuni progetti di impegno del tempo dei migranti con una duplice finalità: integrare e impegnarne il molto tempo libero, e “legittimarne” la residenza con attività di lavoro in “cambio” dell’ospitalità. Ma non fraintendiamo la faccenda. Tutte queste persone, come richiedenti asilo politico, hanno una serie di diritti garantiti dalla nostra costituzione e dalle leggi del diritto internazionale. Ognuno di loro è soggetto di una procedura di verifica della propria situazione giuridica di rifugiato, che può durare fino ad un anno; e che alla fine determina come lecito il diritto di asilo, oppure il rimpatrio. Aldilà dell’aspetto giuridico, l’ospitalità a persone che fuggono da guerra, violenza e fame, è un dovere morale di ogni buon cittadino, ma forse ancor prima di ogni brava persona. Il discorso dello “scambio”, fa parte di un modo di unire la necessità personale di ognuno di loro di rimanere attivo nella quotidianità e la pubblica utilità. In un periodo di grande carenza di risorse, soprattutto per le amministrazioni più piccole e marginali come le nostre, impegnare questi soggetti in attività di pubblica utilità è un modo di unire “l’utile al dilettevole”, invece di pagare operatori per astruse e improduttive attività “para-ludico-inutili”, danno una mano ai lavoratori del posto, ad esempio gli operai comunali o il carrozziere, magari imparando anche qualcosa. Attraverso la firma di un protocollo di intesa fra Comune e associazioni che hanno dato la propria disponibilità nel caso in cui una delle persone accolte volesse dedicare parte del suo tempo a qualche attività. A tal proposito Jacopo Bencini, assessore alla Solidarietà Internazionale - Stiamo costruendo, con le associazioni del territorio, percorsi di volontariato studiati per favorire un inserimento vero che non si limiti al singolo evento pubblicitario, ma valorizzi bensì le capacità degli ospiti… Anche l’aspetto strutturale può avere un ritorno per la collettività, ad esempio a Pontassieve, due edifici del comune destinati a questo uso, sono stati ristrutturati e rimessi a norma con i fondi per la gestione dell’accoglienza. Riguardo i numeri nella Città Metropolitana, sulla base del Piano nazionale di accoglienza dei migranti e richiedenti asilo, c'è da dire che la ripartizione delle quote, è stata effettuata tenendo conto della popolazione residente e dell'estensione territoriale, individuando soluzioni logistiche diverse area per area. In linea di massima, per 100 persone che destinate a Firenze, gruppi di 30 nei Comuni più grandi, gruppi di 20, 10, 8, 7 e 5 persone in quelli più piccoli. Non è stato facile reperire dei dati complessivamente esaustivi. Da una parte, per la variabilità dei flussi, dall'altra per il modo di gestione delle operazioni logistiche; che ha quasi completamente scavalcato l'istituzione comunale, mettendo direttamente in comunicazione la prefettura con le associazioni. Così facendo si è creato un piccolo vuoto informativo, che è stato colmato laddove la singola associazione o il singolo comune hanno deciso di divulgare i propri dati. In particolare nella zona della Valdisieve, il comune che ne ospita di più è Pontassieve, con 33 migranti, provenienti da diverse nazioni, arrivati quasi tutti con gli sbarchi dell'estate appena trascorsa. Più in dettaglio, 10 persone nel capoluogo tramite il progetto nazionale SPRAR, 15 persone nei pressi della frazione di Acone, due famiglie per un totale di 5 persone nella frazione di Doccia, e una famiglia di 3 persone in quella di Santa Brigida. Col “Progetto Migranti di Pelago” il Comune in accordo con Anteas e la Cooperativa Cristoforo, ha dato accoglienza a 10 rifugiati provenienti da Nigeria e Gambia, accolti nella frazione di Paterno, ha permesso loro di svolgere dei piccoli lavori di pubblica utilità, in aiuto al personale comunale che ne sta agevolando l’inserimento nella comunità, cercando di evitare situazioni di esclusione o emarginazione. Nel comune di Rufina la situazione è in continuo divenire. Infatti i profughi ospitati nel proprio territorio hanno soggiornato in poche decine a rotazione, e per pochi giorni. All'incirca una quarantina o cinquantina di persone al massimo, che poi sono state destinate ad altre strutture, 25 attualmente sono ospitate nella frazione di Turicchi. Nel territorio di Dicomano sono alloggiati 31 rifugiati (25 stabili e 6 temporanei), in due strutture nel centro del paese, nei locali dell'ex istituto Sacro Cuore Serve di Maria. Provengono da Gambia, Costa d'Avorio, Mali, Bangladesh, Burkina Fasu, Senegal e Ghana. Un altro gruppo di 16 rifugiati, nigeriani e pakistani, è ospitato presso un agriturismo a 3 km da Dicomano in loc. Frosinaia. L'ospitalità che vien data a queste persone è qualcosa di più dei 35 euro a persona che il governo e la prefettura hanno destinato ad ognuno di loro, aldilà del fatto che nelle loro tasche ne vadano poco più di 2, ed il resto vada quasi interamente alla struttura accogliente. Ciò che vien fatto per queste persone non è reclusione ma inclusione sociale; non è segregazione ma libero confronto tra diverse culture; non è assistenzialismo o spreco di risorse pubbliche, ma un dovere, un obbligo costituzionale, rispettoso del diritto internazionale e dei diritti umani universalmente riconosciuti. Ma soprattutto è dare una mano a chi, nel momento del massimo bisogno, conserva a mala pena la forza di alzarla. E noi giustamente l'afferiamo.      

 

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