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Straordinari Maddalena Crippa e Maximilian Nisi in “Un sogno a Istambul”

Lo spettacolo è bellissimo anche se inizialmente in molti abbiamo avuto la reticenza di coloro che intravedono il dramma...

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foto di gruppo foto di gruppo © OKMugello
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Il racconto a ritroso di una storia d’amore, una leggenda, una canzone per tramandare emozioni nella vicenda di Max e Maša, protagonisti di “Un sogno a Istanbul” andato in scena ieri sera al Giotto di Borgo san Lorenzo davanti ad un pubblico entusiasta che aveva completamente esaurito ogni posto disponibile.

Il fatto che uno dei due narratori tenga in mano un’urna cineraria fin dalla prima scena non fa presagire niente di buono, ma è da lì che prende il via una pièce emozionante, nel racconto della storia di Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco e dell’incontro con Maša Dizdarevi, “occhio tartaro e femori lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei.

Lo spettacolo è bellissimo anche se inizialmente in molti abbiamo avuto la reticenza di coloro che intravedono il dramma ed hanno paura di esserne coinvolti, poi il racconto prende forma ed anche i più resistenti si lasciano coinvolgere da una relazione difficile che riprende dopo tre anni dal loro incontro, quando lei malata di cancro potrà destinare a quell’amore solo pochissimo tempo.

Maddalena Crippa è straordinaria, quando s’incontrano, con i lunghissimi capelli color rame e ti spacca il cuore quando si ritrovano e lei è in scena completamente calva, ma sempre armata di una forza scenica che ipnotizza il pubblico, supportata da Maximilian Nisi che ha concesso una prova attoriale come non ne vedevamo da tempo.

Lo spettacolo ha un taglio strano, ricorda una leggenda da cantastorie, quasi mancasse in scena solo uno di quei teloni con le figure dei cantanti di strada che narravano i fatti più rilevanti della zona, in questo Mario Incudine (nei panni anche di Vuk) e Adriano Giraldi (anche Dusko) sono eccezionali a trascinare lo spettatore nelle note e nella poesia della Cotogna di Istambul, il frutto che ha molti profumi diversi e che, potrebbe guarire Maša.

Nonostante nessuno si aspettasse un lieto fine, ci abbiamo comunque sperato che quel frutto giallo che Max porta da Istambul risanasse tutto, e invece no, e l’ultima mezz’ora di questa opera teatrale che Alberto Bassetti ha tratto dal best seller di Paolo Rumiz “La cotogna di Istanbul – ballata per tre uomini e una donna”( Feltrinelli, 2010) è emozione tangibile, in scena e in sala, e la morte di Max, con un Nisi che va oltre la recitazione, vela gli occhi di molti.

Bellissime le luci di Eva Bruno e le scenografie ed i costumi di Andrea Stanisci che impreziosiscono questa straordinaria performance diretta da Alessio Pizzech che ha riscosso gli applausi scroscianti di un pubblico entusiasta di aver assistito a qualcosa di veramente eccezionale, qualcosa di insolito, meglio di ibrido, un amalgama di parole, musica, poesia e tanta emozione, perché come dice Maša nello spettacolo, è proprio dalle mescolanze che si ottengono le cose più belle!

La serata è proseguita con l’immancabile incontro-cena con Teatro Idea che ha stemperato il magone lasciando il posto alla simpatia di un gruppo di attori veramente eccezionali.

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