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Lettera aperta dopo i fatti de liceo Michelangelo

Inviata in redazione la missiva del consigliere di Fratelli d'Italia a l quartiere 5 Matteo Chelli che pubblichiamo integralmente.

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Matteo Chelli Matteo Chelli © Ok!News24
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Non mi sono mai sottratto dal commentare episodi scabrosi e non lo farò neppure stavolta, a mio rischio e pericolo.
Le scene che abbiamo visto nei giorni scorsi di fronte al Liceo Michelangiolo sono oggettivamente inqualificabili.
Chi mi conosce sa il tipo di approccio e i valori che ispirano la mia attività politica.
Ascolto, rispetto e approfondimento: sono questi i principi che, ogni giorno, al di là delle partigianerie, ho cercato e cercherò sempre di applicare e diffondere. Di fronte, pertanto, ad una violenza, verbale o fisica che sia, la mia non può che essere una ferma e risoluta condanna. Non ci sono giustificazioni. Non ci sono scusanti che tengano.

Benché sia stato fin da subito convinto che non si fosse trattato di alcuna spedizione punitiva come qualcuno ha strumentalmente fatto intendere in un primo momento (si sa, è il gioco delle parti e purtroppo, stavolta, l’assist gli è pure stato fornito su un piatto d’argento), alle provocazioni non si può rispondere con la violenza. Mai. Su questo non si transige per quel che mi riguarda.

Ho letto molte prese di posizione in queste ore, vari interventi e punti di vista. Scomodare i grandi del passato come qualcuno ha fatto, evocando velatamente lo spettro del totalitarismo l’ho trovato, oltre che eccessivo e frutto di una interpretazione faziosa e puerile, poco rispettoso nei confronti di chi certi periodi storici li ha vissuti davvero, sulla propria pelle. Gettare benzina sul fuoco, alimentando ulteriormente e pericolosamente un clima di divisione e ritorsione stile anni Settanta non è esattamente quello che ci aspetteremmo in momenti come questo da chi ricopre incarichi istituzionali importanti. Servirebbe, piuttosto, placare gli animi e aprire un confronto pacifico, comprendere quali possano essere gli strumenti per ribadire con ancora più forza il valore fondante e fondativo dell’espressione libera e democratica quale mezzo di manifestazione del pensiero, nonché del rispetto, prima di ogni altra cosa, nei confronti di chi ha un’idea diversa e si batte per sostenerla. Mi piacerebbe vedere una scuola proattiva in questo senso, che non si limiti ai personalismi e ai sentimentalismi, ma riesca ad analizzare il problema alla radice, scevra da pregiudizi di sorta, affrontandolo con l’arma più potente di cui disponiamo: la cultura, in tutte le sue forme. Alcuni frammenti della manifestazione indetta dai collettivi di sinistra per protestare contro la violenza squadrista hanno mostrato bandiere dell’ex Unione Sovietica sventolanti al cielo, cori offensivi e minacciosi nei confronti delle istituzioni dello Stato, cori inneggianti alle Foibe. Le immagini di ragazzi e ragazze riuniti contro la violenza che fanno violenza è altamente significativa e dà il senso di quella parzialità critica (o incoerenza permissivista, a voi la scelta) di cui parlavo poc’anzi e che, di fatto, esacerba gli animi nascondendo la polvere sotto al tappeto.

Matteo Chelli

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