La lunga storia dei natali di Giotto di Bondone © n.c.
Molti dei bambini che abitano in Toscana, appena si cimentano con l’imparare a scrivere , si sono sentiti paragonare, dopo aver fatto una bella “o” su un foglio, al famoso Giotto: il gregge di pecore e Cimabue vengono di conseguenza... e quasi tutti al giorno d’oggi sanno che egli, figlio di Bondone, ebbe i natali a Vespignano nelle vicinanze di Vicchio. I più ignorano però che in riferimento al luogo di nascita di colui che prese parte alla costruzione dell’omonimo campanile di Piazza del Duomo a Firenze, nell’ottocento incrociarono la penna due studiosi, uno fiorentino e uno di Vicchio, che a suon di articoli chi su La Nazione chi sul Messaggero del Mugello, con accesi accenti campanilistici si contesero niente di meno che la casa natale di questo importantissimo pittore. Chi lo voleva nativo di Firenze, chi del Mugello; la spuntò con tanto di ricerche anagrafico-genealogiche Giuseppe Baccini, il quale inequivocabilmente dimostrò all’umanità l’origine mugellana di Giotto. Questa vicenda fu il preludio al riaccendersi dell’interesse da parte dell’opinione pubblica sul famoso artista; e la comunità di Vicchio, commissionò numerosi studi sul loro illustre concittadino, tutti figli delle ricerche effettuate dall’erudito Don Lino Chini, che oltre a vari articoli sull’argomento pubblicò anche un libretto sulla vita di Giotto già dal 1874. Fu però un altro grande, Giosuè Carducci che, ospite della famiglia Billi di Vicchio, dopo aver visitato quella che si credeva essere la casa paterna di Giotto, propose alle Istituzioni di fondare un comitato al fine di celebrare questo artista nel modo che più convenisse e con l’innalzamento di una statua nella piazza principale del paese. Le cose andarono un po’ per le lunghe ma poi, dopo del tempo e qualche discussione (...è sempre la solita Italia!), si formò una commissione solida, composta da numerosissimi personaggi di spicco del mondo culturale e sociale, non solo del comprensorio mugellano ma anche provinciale e nazionale. A titolo di cronaca c’è da segnalare che nel comitato nominativamente figurò, oltre al Carducci, il quale ad incitamento della costituzione di questo manufatto aveva scritto un proclama, anche il romanziere Antonio Fogazzaro. Per la costruzione del monumento fu scelto uno scultore famoso, Italo Vagnetti, allievo e nipote del più celebre Stefano Ussi, il quale al suo attivo aveva già dei quadri a Roma e statue poste in bella mostra in diverse piazze toscane, come per esempio quella di Ubaldino Peruzzi all’Antella. L’8 settembre 1901, con grande concorso di folla s’inaugurò la scultura. L’artista aveva proposto un Giotto in bronzo, fatto fondere a Firenze nella bottega dei fratelli Galli – quelli che fusero a fine ottocento le porte della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, dopo lo scoperta della nuova facciata del De Fabbris - rappresentato con l’immancabile mantello provvisto di cappuccio e con in mano gli attrezzi del mestiere: tavolozza e pennelli. I vicchiesi vollero dare molta importanza alla posizione nella piazza di questa statua dal grande valore simbolico, così da offrirle la maggiore visibilità possibile, da quelle che all’epoca erano ritenute le vie principali. Imponenti furono i festeggiamenti messi in opera per la sua inaugurazione: il paese durante le ore notturne venne tutto illuminato “a giorno” da una ditta di Firenze specializzata nel settore, ci furono i fuochi artificiali e la banda suonò lungamente a festa. Da allora in poi, a Vicchio, tutti si sono sentiti ‘parenti’ di un grande.


