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Il movimento Donne in Nero torna a far sentire la propria voce, anzi il proprio silenzio, con un flash mob previsto per venerdì 27 giugno alle ore 18:30 davanti al Palazzo Comunale e lungo le vie del centro di Borgo San Lorenzo, nel cuore del Mugello. L’iniziativa si inserisce nel percorso di riflessione e attivismo nato attorno alla figura di Beppe Pratesi, prete operaio del Mugello, al quale è dedicato un ciclo di eventi intitolato “Eredità di pensieri ed azioni da sviluppare nel nostro territorio”, patrocinato dal Comune e avviato nel gennaio 2025.
Tra i dieci gruppi di lavoro attivati nell’ambito dell’iniziativa, il gruppo PACE ha promosso questa manifestazione come gesto simbolico, ma potente, di solidarietà nei confronti delle donne palestinesi, che da mesi affrontano una crisi umanitaria drammatica nella Striscia di Gaza.
Un appello alla cittadinanza e alle istituzioni
La manifestazione sarà silenziosa, ma intende lanciare un messaggio forte: “Non in nome mio”, è il motto scelto per denunciare il conflitto in corso e chiedere un impegno concreto delle istituzioni italiane e internazionali.
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Tra le richieste avanzate dal movimento alle istituzioni:
- di attivarsi immediatamente con atti concreti per promuovere reali trattative in difesa del popolo Palestinese.
- di bloccare la produzione e in particolare la vendita di armi allo stato di Israele: non è con le armi che si arriva alla pace
- di sostenere ogni iniziativa volta a ottenere un immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi israeliani e garantire la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia di Gaza
- che si impieghino tutti gli strumenti politici, diplomatici e di Diritto Internazionale per fermare la colonizzazione e l’annessione dei territori Palestinesi occupati
- il rispetto dell’Art.11 della Costituzione Italiana e affermano di essere contro tutte le guerre perché non esiste una guerra giusta
Il grido silenzioso del Mugello
L’azione delle Donne in Nero, movimento nato alla fine degli anni ’80 a sostegno delle donne palestinesi durante la prima Intifada e oggi diffuso in tutto il mondo, vuole essere anche un richiamo alla responsabilità civile e alla mobilitazione nonviolenta.
Tutte le partecipanti sono invitate a vestirsi di nero e a mantenere il silenzio durante il flash mob: una scelta simbolica che vuole trasformarsi in una forma di protesta visibile, ma rispettosa, contro quella che viene definita una “tragedia umanitaria senza precedenti”.


