x
OK!Valdisieve

Firenze, risolto il mistero della Gioconda. Il video-ricostruzione

  • 1
  • 829
Firenze, risolto il mistero della Gioconda. Il video-ricostruzione Firenze, risolto il mistero della Gioconda. Il video-ricostruzione © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Dalla splendida chiesetta di Sant’Orsola a Firenze, dove qualche mese fa, in conferenza stampa, Silvano Vinceti - coordinatore del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici e culturali - e il suo team resero noti i risultati di un’importante studio avviato nel 2011 riguardante la collocazione dei resti mortali della Gioconda (al secolo, probabilmente, Lisa Gherardini: qui per articolo), arriverebbero ulteriori conferme: l’identità della donna più famosa nella storia dell’arte rinascimentale non sarebbe più un mistero. Da decenni circolano diverse, e spesso distorte, teorie inerenti il rapporto fra il dipinto e Leonardo. Il modello del maestro è sempre stato individuato in varie figure del tempo, tutte nobili: oltre la Gherardini, per citarne alcune, Pacifica Brandano, Caterina Sforza, Isabella d’Aragona. Altre correnti negli anni hanno sostenuto la candidatura del suo allievo prediletto, il Salai; altri ancora che la Gioconda sia in verità un autoritratto. Infine, c’è chi si orienta, per convinzione profonda, su tesi meno convenzionali: l’opera sarebbe un’astrazione, niente più di un’invenzione. Seppur sublime. Ma Vinceti, galvanizzato dai risultati ottenuti, è stato chiaro in proposito: «Si tratta di tesi storiche diverse e contrastanti, alimentate e giustificate dai pochi riferimenti a disposizione. Grazie al sapiente utilizzo delle fonti e dei risultati delle moderne tecnologie disposizione, è stato possibile giungere a un risultato poggiante su fondamenta solide ed oggettive. Diversi sono i documenti a sostegno dell’ipotesi che Lisa Gherardini fu la prima modella di cui si avvalse Da Vinci. Certo, rimaneva un alone di nebbia e incertezza. Ora grazie ai test sulla prima delle tre stratificazione emerse dall’esame a raggi infrarossi, realizzato anni addietro, sulla Gioconda del Louvre, si può dare una risposta solida». Nella prima stratificazione, quella che diede inizio alla grande avventura pittorica, la Gioconda apparirebbe malinconica e triste. Non a caso, Giorgio Vasari nella storia della vita degli artisti (di fatto, la prima mai scritta), nella parte dedicata a Leonardo riportava: «Francesco del Giocondo, marito di Lisa Gherardini, per far ridere la moglie malinconica e triste chiamò giullari e clown, mentre Leonardo la ritraeva». Ulteriore elemento di conferma sarebbe poi il Trattato di pittura del maestro, in cui si legge: «Il pittore non deve solo riprodurre le sembianze fisiche del suo modello ma, cosa più difficile, tradurre in sembianze fisiche la sua interiorità». Per gli studiosi del comitato, quindi, in linea con i suoi principi teorici, Leonardo vide la Gherardini triste: e così la tratteggiò. Di conseguenza, che la nobildonna fiorentina sia stata il il riferimento terreno a cui ispirarsi dovrebbe essere ormai fuori dubbio. Non fu però l’unica a finire sotto l’occhio attento dell’allievo del Verrocchio. Leonardo si sarebbe avvalso infatti di ben due modelli: non solo la Gherardini, detta Monna Lisa del Giocondo (il marito), ma anche Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai.  Raggi infrarossi, assieme all’utilizzo del photoshop avanzato, fornirebbero prove concrete in questa direzione. I tratti del Salai, poi, si ritrovano in varie opere: l’Angelo Incarnato, il Sant’Anna, e nell’ultimo capolavoro, il San Giovanni Battista. «In questo caso – ha commentato Vinceti – ci sono solo indiretti documenti storici a disposizione ma,  grazie alla applicazione delle nuove tecnologie investigative, è stato possibile compiere una accurata sovrapposizione di alcuni particolari fra la Gioconda del Louvre e gli altri dipinti (sopra menzionati, Ndr). In particolare, ci siamo concentrati sul Battista. Si è riscontrata un’impressionante corrispondenza fra la componente del naso e della fronte della Gioconda e il dipinto messo a confronto; inoltre, c’è una similitudine fra il sorriso della donna e quelli presenti nei dipinti con modello il Salai. Insomma: «Si può sostenere con forte basi oggettive che, oltre alla Gherardini, Leonardo usò anche il ragazzo per il lavoro». Dunque, a fronte delle analisi, la Gioconda sarebbe androgina. E con la gentile concessione del Comitato nazionale, per rendere possibile una diretta costatazione del risultato della ricerca, alleghiamo all’articolo due file: nel primo, esplicativo, sono riportate le immagini in bianco e nero del disegno emerso, per merito dei raggi infrarossi, nelle stratificazioni dell’opera del Louvre (con evidenza sul particolare della bocca), e una serie di  corrispondenze col San Giovanni Battista; nel secondo viene invece proposto un breve video con la sovrapposizione fra il viso presente nel Battista e la stessa Gioconda.    

 

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • Esiste una seconda Gioconda? Un libro svela il mistero : OK!Mugello

    […] dei tratti dellallievo prediletto del maestro, tale Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai (qui articoloe video-ricostruzione). Eccellente pittore, controverso personaggio, forse legato al Da Vinci da un vincolo oltre […]

    rispondi a Esiste una seconda Gioconda? Un libro svela il mistero : OK!Mugello
    gio 9 giugno 2016 05:26