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Eolico sulla Futa (Gazzaro), chi ci guadagna? L'analisi del Comitato per il No...

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Eolico sulla Futa (Gazzaro), chi ci guadagna? L'analisi del Comitato per il No... Eolico sulla Futa (Gazzaro), chi ci guadagna? L'analisi del Comitato per il No... © n.c.
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Il Comitato 'Monte Gazzaro, no all'eolico selvaggio' si è messo a fare i 'Conto in tasca' al progetto di impianto eolico. Ipotizzando volumi di produzione, costi e rapporto con il fabbisogno energetico nazionale. Ecco le conclusioni cui sono arrivati; che riceviamo e pubblichiamo:

I Comuni si devono accontentare delle briciole del banchetto degli impianti eolici industriali. Ben vengano, quindi, i grandi impianti: se le portate sono tante e abbondanti può darsi che ci possa saziare anche con le briciole. Questa non è la nostra posizione.

Alle comunità locali non ne viene nulla, né in termini economici (ad esempio, con un risparmio in bolletta), né in termini di occupazione e di sviluppo, quindi quelle pale non le vogliamo. Nemmeno questa è la nostra posizione.

Perché noi non siamo quelli della “sindrome NIMBY” (“no nel mio cortile”). Vantaggi anche importanti e concreti per le popolazioni locali non sono sufficienti, se alla fine dei conti non prevale il “pubblico interesse”.

E siccome non siamo i curatori del nostro piccolo e bel cortile, guardiamo oltre il crinale del Gazzaro, della Faggiola e della Raticosa. E al di là dei nostri bei crinali c’è l’Italia, di cui Gazzaro, Faggiola e Raticosa fanno parte.

Ebbene, l’Italia, in accordo con la Commissione Europea, si è data l’obiettivo di raggiungere nel 2020 una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari a 105.950 GWh annui.

La produzione annua dell’impianto del Gazzaro, secondo i calcoli dell’impresa che ha  proposto l’opera, andrebbe da un minimo di 16,653 GWh a un massimo di 19,995  GWh. Cioè una quota che oscilla dallo 0,077 allo 0,092 % della produzione nazionale prevista. Una goccia nel mare, e forse anche un po’ meno.

Se stringiamo il cerchio, senza però tornale ai muri del nostro giardino, e consideriamo la quantità di energia elettrica da fonti rinnovabili prodotta in Toscana nel 2011 ci troviamo di fronte a 7.102,7 GWh. Il contributo fornito dall’impianto ipotizzato sul Gazzaro sarebbe stato tra lo 0,23 e lo 0,28 %. Se considerassimo l’obiettivo previsto a livello regionale per il 2020 (8.913 GWh) l’apporto del Gazzaro sarebbe ancora piú risibile.

Se la comunità nazionale, quella regionale e quella locale non traggono vantaggi se non irrisori, chi ci guadagna dalla realizzazione dell’impianto del Gazzaro? Il costo complessivo dell’impianto sarebbe di circa 6 milioni di euro. Se dovesse funzionare per 14 anni (i proponenti parlano di tempi molto piú lunghi, ma
vogliamo restare bassi) con la produzione prevista, venduta a 112 euro al MWh (che è stata la quota minima per vincere l’ultima asta effettuata) l’ammortamento dell’investimento si avrebbe in un arco di tempo fra i 32 e i 39 mesi e l’utile complessivo, al lordo dell’imposizione fiscale, ammonterebbe a una cifra compresa
fra i 16 milioni e mezzo e i 20 milioni di euro.

L’interesse c’è, ma non è pubblico: è rigorosamente privato! E che le imprese nate e cresciute introno alle fonti energetiche rinnovabili abbiano guardato e continuino a guardare a profitti relativamente facili grazie agli incentivi pubblici è dimostrato, come si legge in un articolo pubblicato il 13 novembre scorso su Repubblica.it, dalla fuga all’estero dei capitali investiti in questo tipo di produzione dell’energia. Visto che in Italia ormai è stato raggiunto l’obiettivo della produzione da rinnovabili del 35% rispetto alla produzione nazionale di energia, gli spazi per gli incentivi si fanno sempre piú stretti. E allora si va a investire all’estero,
dal Sud Africa al Marocco, agli Emirati Arabi.

Ma soprattutto, come ha scritto la commissione per il paesaggio del Comune di Barberino, “i benefici dall’opera, peraltro di carattere prevalentemente privatistico, non controbilanciano, nel caso in oggetto, il forte impatto paesaggistico e naturalistico ambientale sulle aree”.

Didafoto: come sarebbe l’impianto eolico del Gazzaro visto da Traversa, sulla strada regionale 65 del Passo della Futa

 

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Commenti 1
  • andrea

    io penso che se non facciamo quello sulla faggiola giusto non fare neanche questo ! poi prima dei crinali vengono le persone e bisogna guardare al bene dell essere umano ! non dei pipistrelli !

    rispondi a andrea
    mer 4 dicembre 2013 08:32