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"Non si distrugge la natura per salvare la natura": critiche a Legambiente sull'eolico in Appennino

Tess contesta il sostegno all’impianto eolico di Badia Tedalda: “Danni irreversibili al territorio, scarsa efficacia nella lotta al cambiamento...

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Eolico Eolico © NN
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L’ipotesi di installare un impianto eolico industriale nei pressi di Badia Tedalda, nel Montefeltro, continua a suscitare forti reazioni e polemiche. Stavolta a prendere posizione è un articolato comunicato stampa che contesta la recente presa di posizione favorevole delle delegazioni toscana ed emiliano-romagnola di Legambiente, accusandole di trascurare gli effetti devastanti che questo tipo di opere potrebbe causare al fragile ecosistema dell’Appennino.

Secondo gli autori del comunicato, l’Italia ha il dovere etico di ridurre le proprie emissioni di CO₂, ma ciò deve avvenire attraverso progetti realmente efficaci e rispettosi dell’ambiente. “Le emissioni italiane rappresentano solo lo 0,7% di quelle globali – si legge nella nota – ed è dunque illusorio pensare che installare impianti eolici in Appennino possa avere un peso significativo nella lotta al cambiamento climatico”.

A suscitare perplessità, oltre alla dubbia efficacia, è anche l’impatto ambientale dei grandi parchi eolici: milioni di metri cubi di terra escavati, centinaia di chilometri di piste, migliaia di pali in cemento armato infissi fino a 20 metri nel suolo e l’abbattimento di foreste. Una devastazione che, secondo i firmatari, rischia di aggravare il già elevato rischio idrogeologico di molte aree appenniniche, rese vulnerabili da anni di incuria, cementificazione e scelte urbanistiche poco oculate.

L’accusa è rivolta anche a quello che viene definito il “business delle rinnovabili”, alimentato da generosi incentivi, semplificazioni normative e dal sistema del prezzo marginale dell’energia elettrica che, di fatto, garantirebbe profitti elevati anche a fronte di una modesta produzione.

I promotori del comunicato propongono invece di puntare sul fotovoltaico, installabile in aree già compromesse dal punto di vista paesaggistico, come tetti di capannoni, aree industriali dismesse e superfici impermeabilizzate. Una strategia sostenuta anche dall’I.S.P.R.A., che stima una potenza fotovoltaica potenziale compresa fra 70 e 91 GW, sufficiente – secondo gli obiettivi del PNIEC – a coprire la crescita prevista di energia rinnovabile al 2030, senza aggredire paesaggi montani e patrimoni naturali.

“Non si distrugge la natura per salvare la natura”, si legge nella conclusione, con un appello ai delegati di Legambiente a rivedere la loro posizione. E una critica finale al monopolio mediatico dell’associazione: “Esistono in Italia migliaia di associazioni, comitati e sindaci che si battono davvero per la tutela del paesaggio e contro il consumo di suolo. Ma non hanno voce nei media dominanti”.

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Commenti 1
  • Fabrizio Quaranta

    Il piu' grande assalto predatorio della Storia a suolo, natura, agricoltura, boschi, crinali, paesaggio, Bellezza ad opera della arrembante speculazione energetica rinnovabile, ingolosita da centinaia di miliardi di incentivi pubblici scaricati sulle ns bollette , e' sicuramente ININFLUENTE sulle dinamiche globali dei cambiamenti climatici provocati per il 99.3% lontano dall'Italia, penoso e falso alibi per coprire una irreversibile tragedia che sta velocemente devastando la superstite agronaturalita' del Paese.

    rispondi a Fabrizio Quaranta
    mer 7 maggio 22:44