Assegno di Inclusione 2026, aumento per gli italiani ma solo a una condizione - okmugello.it © N. c.
Un nuovo adeguamento all’Assegno di Inclusione è atteso per il 2026: l’aumento stimato è di circa 130 euro all’anno per ogni beneficiario, un piccolo passo che però conferma la volontà di legare il sussidio al costo della vita.
L’Assegno di Inclusione, che dal 2024 ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza, continua a rappresentare un sostegno essenziale per le famiglie italiane più fragili. Dopo il primo aumento del 2025, che ha portato l’importo mensile da 500 a 541,66 euro, il governo valuta ora un nuovo ritocco. Non si tratta di una riforma radicale, ma di un adeguamento legato all’inflazione, tornata a crescere dopo un biennio di relativa stabilità. La cifra in discussione equivale a circa 11 euro in più al mese, una somma che per molte famiglie può coprire piccole spese quotidiane, dal pane alle bollette.
L’aumento del 2025 e la nuova spinta dell’inflazione
Il 2025 è stato l’anno della svolta. Per la prima volta dalla nascita del Reddito di Cittadinanza nel 2019, l’assegno ha visto un incremento strutturale. La soglia di reddito familiare ammessa al beneficio è passata da 6.000 a 6.500 euro annui, e parallelamente l’importo è stato alzato a 541,66 euro al mese. La decisione è arrivata dopo anni in cui l’inflazione aveva ridotto il valore reale del sussidio, rendendo più difficile per i nuclei familiari coprire spese di base come affitto, bollette e alimentari.

Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, nel 2022 l’inflazione aveva toccato il picco dell’8,1%, scendendo poi al 5,4% nel 2023. Nel 2025 si era stabilizzata allo 0,8%, ma gli esperti avevano già avvertito di una possibile risalita. Ad agosto 2025 il tasso si attestava all’1,7% e le previsioni per la fine dell’anno parlavano di un 2% pieno. Questo significa che, senza adeguamenti, il potere d’acquisto dei beneficiari sarebbe nuovamente eroso, riportando l’assegno a valori reali inferiori.
L’aumento stimato di 130 euro annui serve dunque a preservare la funzione originaria del sostegno: garantire una rete minima di protezione economica a famiglie con minori, disabili, anziani e persone in condizioni di forte vulnerabilità sociale. Non è un “bonus extra”, ma una misura di mantenimento della dignità di chi vive già ai margini. Il governo, con questa scelta, introdurrebbe per la prima volta un meccanismo di adeguamento automatico al costo della vita, un principio che finora non era mai stato previsto. Sarebbe un precedente importante, capace di cambiare il modo in cui lo Stato gestisce i sussidi, avvicinandoli al modello di altri Paesi europei.
Le prospettive per il 2026 e le novità collegate
Se confermato, l’aumento porterebbe l’assegno da 541,66 a 552 euro al mese, una cifra non elevata ma significativa per chi vive con risorse limitate. Il calcolo è stato effettuato proprio applicando il previsto tasso di inflazione al valore attuale del beneficio. Si tratterebbe di un incremento diverso da quello del 2025, che era stato strutturale e correttivo, mentre quello del 2026 avrà natura tecnica, legata all’indice dei prezzi al consumo.
Parallelamente, nel 2025 è stato introdotto anche il Bonus ponte da 500 euro, un contributo transitorio pensato per coprire i periodi di attesa tra una domanda e l’altra o le fasi di riconoscimento del diritto al sussidio. Questo strumento si affianca all’Assegno di Inclusione e mostra la volontà di garantire una maggiore continuità nel sostegno economico.L’Assegno di Inclusione mantiene comunque una platea ristretta rispetto al Reddito di Cittadinanza, con una selezione mirata ai nuclei familiari più deboli: anziani over 60, minori, persone con disabilità o con gravi difficoltà di reinserimento lavorativo. Restano esclusi gli occupabili, sui quali si concentrano altre misure e programmi di politiche attive per il lavoro.
L’aumento di 130 euro annui non cambierà in modo radicale la condizione di queste famiglie, ma invia un messaggio chiaro: il sussidio non può restare fermo di fronte ai rincari. Per molti beneficiari quei pochi euro in più al mese significano una bolletta saldata senza ritardo, un farmaco acquistato senza rinunce, un margine di respiro in una quotidianità spesso scandita da conti e sacrifici. Guardando oltre il 2026, l’ipotesi di introdurre un meccanismo di adeguamento costante all’inflazione potrebbe trasformare l’Assegno di Inclusione in una misura più stabile e affidabile, riducendo il rischio di perdere potere reale ogni anno. Una prospettiva che, se confermata, segnerebbe un passaggio decisivo nella politica sociale italiana.


