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Elezioni, il Segretario del PD di Pontassieve si è dimesso: le ragioni spiegate in una lettera rivolta agli iscritti. "Atteggiamenti politicamente arroganti"

Tommaso Valleri scrive una lettera rivolta agli iscritti dove spiega le motivazioni che lo hanno portato a lasciare la carica, a pochi mesi dalle elezioni

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Tommaso Valleri Tommaso Valleri © Ok!Valdisieve
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Dopo 7 anni di incarico, il Segretario del Partito democratico di Pontassieve Tommaso Valleri si è dimesso. La decisione è stata presa lo scorso 29 febbraio ma resa nota a iscritti e stampa solo nella giornata di oggi. Le motivazioni? "Ragioni politiche", come da lui espresso nell'incipit della lettera rivolta agli iscritti del partito locale. Valleri, infatti, spiega di non aver gradito la scelta espressa da Marini e del Segretario regionale PD Fossi di portare avanti un unico nome come candidato Sindaco di Pontassieve ovvero quello di Carlo Boni senza possibilità di elezioni primarie e per tale motivo di sentirsi di "non poter più essere garante dell’unità del partito". 

La lettera di Valleri rivolta agli iscritti del Partito democratico di Pontassieve

"Cara democratica, caro democratico,

sono con la presente a congedarmi da voi dopo 7 anni di cammino fatto insieme. Lo scorso 29 febbraio, infatti, mi sono dimesso per ragioni politiche dalla carica di Segretario Comunale del Partito Democratico di Pontassieve.

Nel momento in cui ho compreso di non poter più essere garante dell’unità del partito, della sua discussione interna e del dialogo fra le sue componenti e anime, non avendo battaglie personali da portare avanti, se non un sincero interesse per la comunità di cui ho scelto di far parte e per i luoghi in cui ho scelto di vivere, ho preferito fare un passo indietro.

Nonostante il percorso fatto insieme negli ultimi mesi (percorso che da ottobre 2023 a oggi ha coinvolto decine di iscritte e di iscritti) e nonostante precisi accordi presi con i 3 potenziali candidati a Sindaco (Carlo Boni, Tiziano Lepri e Gianni Salvadori), la Segretaria Metropolitana Monica Marini e il Segretario Regionale Emiliano Fossi, durante un colloquio da me richiesto a seguito del quadro politico che si andava formando e svoltosi a Firenze giovedì 22 febbraio, mi hanno imposto di interrompere il percorso di ricerca della sintesi politica che stavamo portando avanti, di congelare il tavolo della coalizione che faticosamente avevamo iniziato a costruire, di vietare le potenziali elezioni primarie in ragione di un non meglio specificato regolamento del quale nessuno peraltro è riuscito a trovare traccia (neppure gli uffici centrali del partito da me interpellati) e di andare in Assemblea indicando alle iscritte e agli iscritti il solo nome di Carlo Boni.

Si è perciò deciso, con un atteggiamento politicamente arrogante, di soffocare qualunque dissenso interno, proibendo ogni discussione tesa a individuare un possibile percorso di sintesi, indicando d’imperio una candidatura e, di fatto, derogando allo Statuto del Partito Democratico.

Chi mi conosce sa che il mio impegno in questo partito è sempre stato esclusivamente di natura volontaria e disinteressata. Due volte il partito mi ha chiamato (nel 2016 per assumere la carica di Segretario Comunale a Pontassieve e nel 2018 per assumere la carica di Tesoriere di Federazione a Firenze) e due volte mi sono reso disponibile, senza chiedere niente.

Ma tale disponibilità è sempre stata vincolata al potersi muovere all’interno di un quadro di valori, di obiettivi e di regole condivise. Ciò che infatti ci differenzia da una qualunque associazione o da un qualunque movimento, è proprio quella cornice che liberamente abbiamo scelto di darci. Cornice fatta di regole e finalizzata al raggiungimento di quegli obiettivi e all’affermazione di quei valori scritti negli atti costitutivi del nostro partito. Cornice dove la politica dovrebbe avere il primato su qualunque altro ragionamento, pena il rischio di trasformarsi in una assemblea di condominio, dove ciò che contano sono i millesimi e dove le quote si possono trasferire ed ereditare. Se unire le culture, superare le parzialità e andare oltre gli ideologismi erano alcuni dei principi ispiratori che nel 2007, al Lingotto, dettero vita al Pd, possiamo certificare che oggi a Pontassieve tutto questo è venuto meno.

Proprio per questi motivi, essendo saltata quella cornice e venendomi imposta l’abdicazione a quei valori fondanti, nel prenderne atto con profondo rammarico non ho potuto che dimettermi.

Nell’augurare a tutti voi buon proseguimento, vi saluto con sincero affetto e gratitudine per questi anni trascorsi insieme. Per me è stato un onore e un privilegio rappresentare tutti voi."

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