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Eolico e Tav. Idra alla Regione: "Il green è solo uno slogan". E accusano: 'Regione Caterpillar'

Riferiti all'eolico parlano di 'sfigurare un santuario verde dell'Appennino. Per la Tav a Firenze evidenziano tempi e complicazioni

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Eolico a Vicchio Eolico a Vicchio © Idra
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La nota in redazione dell'associazione di volontariato ambientale Idra:

A costo di sfigurare un santuario verde dell’Appennino, la Regione Toscana fa un nuovo bel regalo al partito del cemento, dell’asfalto e dell’acciaio. Cosa importa se per il ‘green’ delle pale eoliche sui crinali ancora selvaggi si deve ‘sgreenare’ un ecosistema e un paesaggio di altissima qualità e alta franosità sull’Appennino in Mugello? Il fine giustifica i mezzi, e si ignorano allegramente non solo le proteste provenienti dalla popolazione, ma anche i rapporti blasonati delle istituzioni pubbliche deputate alla tutela. Inutilmente la Soprintendenza ha formulato infatti pareri negativi articolati e argomentati, tenuto conto degli indirizzi di pianificazione della stessa Regione Toscana.

Sotto la lente di Palazzo Pitti – leggiamo nel Parere del 15 marzo 2021 - gli interventi della viabilità di avvicinamento per la realizzazione del progetto e di accesso al sito di impianto delle imponenti pale eoliche, in quanto compromettono i caratteri ecosistemici che contraddistinguono il paesaggio e la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri e dei valori paesaggistici storico-identitari dei luoghi, comportano sbancamenti ed esboschi in aree preziose di faggete, castagni d’alto fusto e bosco ceduo di castagni, carpino nero e cerro.

A luglio 2021, in un successivo Parere, la Soprintendenza conferma: “La realizzazione dell’impianto eolico comporterebbe un’alterazione irreversibile dei paesaggi interessati dalle opere in progetto, causando una irreversibile trasformazione radicale degli stessi dovuta alla pesante infrastrutturazione di aree collinari e alla compromissione dei valori paesaggistici oggi esistenti, che debbano essere assunti come interesse pubblico preminente” (nostri i grassetti).

Tutto questo, in un santuario montano che, se Dino Campana lo sa, esclude la Regione da tutti i diritti di celebrarlo in futuro con oziose cerimonie di commemorazione.

Intanto, il presidente Eugenio Giani si avventura nell’ennesimo generoso tentativo di resuscitare l’incubo degli scavi TAV sotto la città Unesco di nome Firenze. La cosiddetta ‘informazione’ parla di avvio della fresa a settembre 2022 e fine lavori a dicembre 2027...  Ma per dirla in termini precisi, ci sono 6444 metri da scavare fra Campo di Marte e Castello, e altrettanti viceversa. A Castello, inoltre, c'è da smontare la mega-fresa. Poi c'è da portarla di nuovo, a pezzi, a Campo di Marte e rimontarla. Perché i tunnel sono... due: a quel punto si riparte, in direzione opposta.

Cosa dicono in realtà le fonti indipendenti?

In ogni caso, auguri! Noi, siamo ancora in attesa di vedere il cronoprogramma - nero su bianco - di questo sprint favoloso che farebbe chiudere la partita in 5 anni... a 8 metri al giorno di avanzamento (promessi) solo per lo scavo... senza considerare lo smontaggio, il trasporto e il riassemblaggio della fresa, gli imprevisti, l'armamento...

E comunque, nel 2027 saremmo in ogni caso ben oltre la scadenza prevista per avere legittimamente diritto di accesso al Recovery Fund, col PNRR a cui si dovrebbe attingere per la costosissima navetta di collegamento con Santa Maria Novella e per la fantomatica 'stazione Circondaria' di superficie. O abbiamo un canale speciale segreto di accesso ai fondi europei?

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