OK!Valdisieve

Perse il figlio ciclista a Rufina, in tribunale contro chi scrisse «Investirne uno per educarne 100»

«Investirne uno per educarne 100», è questo il commento Facebook incriminante e per il quale è imputato un uomo di Pistoia. Contro si costituirà parte civile Marco Cavorso, nel 2010 a Rufina perse il figlio ciclista

Abbonati subito
  • 1946
Memoriale di Tommaso Cavorso a Rufina nel luogo dell'incidente Memoriale di Tommaso Cavorso a Rufina nel luogo dell'incidente © Ok!Valdisieve
Font +:
Stampa Commenta

«Investire un ciclista per educarne cento", così commentò un utente web di Pistoia su Facebook in merito alla vicenda di un automobilista che nel Marzo 2018 investì e poi aggredì fisicamente un noto giovane ciclista colombiano.

Un duro commento che non passò inosservato al mugellano Marco Cavorso che, come già precedentemente ricordato (Leggi qui l'articolo), perse il figlio quattordicenne Tommaso proprio in sella alla sua bici. Da qui la scelta di Cavorso di denunciare alla Procura di Pistoia l'autore della frase, oggi imputato nel processo per «istigazione a delinquere».

Il gip, infatti, ha ritenuto che il commento «contiene l’implicita approvazione di un atto illecito e l’ulteriore invito, in progressione, a tenere una condotta maggiormente offensiva nei confronti dei ciclisti, con la copertura ideologica di un presunto intento educativo»; ed «indica e promuove un’azione che è alla portata di chiunque ed ha sicure e frequenti possibilità di realizzarsi nel traffico quotidiano stimolando a commettere un reato».

La prima udienza avrà luogo proprio il prossimo lunedì 5 ottobre alla presenza di Marco Cavorso che si costituirà parte civile contro l' "hater" dei ciclisti. Assieme ad esso anche il sindacato dei ciclisti "Accpi". Cavorso ha attraverso queste parole spiegato la sua scelta:

"Lunedì 5 mattina mi costituirò parte civile contro la persona che pubblicò su facebook la frase incriminata, per l'affermazione del diritto al rispetto delle persone che pedalano e della loro vita.

La violenza verbale che si tramuta in istigazione alla violenza, non può più essere tollerata in un paese, il nostro, in cui la prima causa di morte tra i giovani è la strada.

Verrò assistito dall'amico e Avv. Carlo Iannelli, con cui ho un legame di sangue per le storie così simili dei nostri figli Giovanni e Tommaso. E la richiesta di risarcimento sarà dei famosi 20 centesimi riferiti a mio figlio Tommaso, perché la denuncia non è legata a una questione economica ma di principio.

Infine, se la giustizia farà il proprio corso con la condanna dell'imputato rinviato a giudizio, a pagare ci penseranno tutti coloro che dopo tale sentenza non avranno capito che le parole, se violente, hanno lo stesso valore delle azioni."

Lascia un commento
stai rispondendo a