OK!Valdisieve

Coronavirus: "E' quasi fatta", dimesso il pontassievese Massimo. Un'altra storia a lieto fine

Abbonati subito
  • 1
  • 4394
Massimo Giannelli, residente a Pontassieve Massimo Giannelli, residente a Pontassieve © Massimo Giannelli via Facebook
Font +:
Stampa Commenta

"Tutto è bene quel che finisce bene", sembra questo il finale stabilito per l'esperienza da Coronavirus del pontassievese Massimo Giannelli. Dimesso in via di negativizzazione nella giornata di ieri (02 aprile 2020), Massimo si trova adesso in un residence fornito dalla Protezione Civile per effettuare il suo periodo di ulteriore quarantena in attesa del doppio tampone negativo che gli permetterà di abbracciare di nuovo la sua famiglia. La sua scelta di non tornare subito a casa è stata dettata proprio dalla paura di non essere ancora negativo e contagiare la famiglia.

"Tutto ha avuto inizio la notte fra il 15 ed il 16 marzo, la mattina mi sono svegliato con un grande mal di testa. Arriva la febbre e passavano i giorni e la situazione non cambiava, mi sono rivolto al medico di famiglia che mi ha consigliato di restare a casa. Ho chiamato il 118 ma non avendo secondo loro, eccetto la febbre, sintomi specifici non sono stato inizialmente preso in considerazione. Il medico di base chiama per me il 118 e vengono a casa per un controllo ma il caso vuole che sia l'unico giorno senza febbre. La sera la febbre torna ed è alta, mia moglie chiama il 118 e vengo ricoverato a Santa Maria Annunziata per positività a COVID-19", racconta Massimo a Ok!Valdisieve.

"Sono stato ricoverato - continua - fortunatamente solo una settimana e non ho necessitato della terapia intensiva. I primi giorni sono stati i più difficili perché avevo il respiratore. E' una malattia subdola, in alcuni casi si manifesta in modo particolare.. sembra che tu stia abbastanza bene ma in realtà ero già in polmonite solo che si evidenziava con problemi di respirazione lievi."

C'è una cosa che però Massimo ha voluto esplicitamente sottolineare. "In questa brutta esperienza ho però trovato tanta professionalità, quella di medici e personale sanitario dell'Ospedale di Ponte a Niccheri. Molti avevano l'età di mia figlia e hanno affrontato con dedizione la dura prova a cui sono stati sottoposti. Mi ha insegnato questa esperienza ad apprezzare di più l'importanza del servizio pubblico, non riesco neanche ad immaginarmi cosa sarebbe successo se il sistema sanitario fosse stato soggetto a privatizzazione. Impariamo ad apprezzare quello che abbiamo."

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • Stefano sani

    Grande Max !!! Le tue parole sono importanti x tutti noi.Siamo tutti felici che ti sua ripreso e ti aspettiamo più forte di prima. A presto

    rispondi a Stefano sani
    ven 3 aprile 2020 05:29