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Laboratori in presenza alla Balducci? Classe resta a casa.Prof: "Sono stati corretti ma inascoltati"

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Covid e scuola Covid e scuola © N.c.
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Si torna a parlare di istruzione ai tempi del Covid-19. Secondo il DPCM 3 novembre 2020 firmato dal Presidente Conte, l'istruzione per le classi superiori in presenza non è possibile ma "resta comunque salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali".

L'Istituto Balducci di Pontassieve, dato quanto stabilito dal decreto, ha deciso di garantire in presenza una parte dei laboratori. Una decisione, tuttavia, che è stata contestata per varie motivazioni da una classe quarta dell'indirizzo di Informatica. Tutti i ragazzi della classe hanno espresso tramite una lettera firmata da ciascuno e indirizzata al Preside la possibilità, per varie ragioni, di poter svolgere a distanza anche i laboratori. Il Dirigente scolastico non avrebbe, tuttavia, accettato l'opzione.

Secondo la Professoressa Marina Di Bartolomeo, insegnante di Italiano e storia e coordinatrice della classe quarta, non sarebbe da entrare nel merito della risposta negativa del Dirigente scolastico (che può essere anche giusta, ndr) ma sulle modalità utilizzate per farlo. "Nella sua risposta - spiega la Professoressa a Ok!Valdisieve - ha minacciato brutti voti per chi non si fosse presentato in laboratorio; del resto come si permettono, loro che sono soltanto studenti, di mettere bocca su decisioni della scuola? In poche parole: zitti e obbedite." Così per protesta la maggior parte della classe avrebbe deciso di non presentarsi comunque ai laboratori.

Questo è quanto ha raccontato integralmente al giornale dalla Professoressa Di Bartolomeo:





"Vorrei raccontare una storia di questi giorni di pandemia, piccola ma forse interessante per chi ha a cuore le sorti della scuola.
Il mio istituto, il Balducci di Pontassieve, ha deciso che i ragazzi e le ragazze degli indirizzi Informatica-Elettronica vadano a scuola un giorno a settimana per svolgere le attività di laboratorio. Iniziativa lodevole, resa possibile dall'ultimo Dpcm e pensata per non interrompere esperienze difficilmente replicabili a distanza.Ma si dà il caso che un gruppo di studenti e genitori sia perplesso su questa scelta, che fra trasporti e convivenza nelle aule aumenta rischio di contagio. Timori esagerati? Può anche darsi. Ma in molte famiglie ci sono anziani fragili; diversi genitori lavorano come autonomi, e in quarantena non si guadagna... Per giunta, rinunciare ai laboratori in presenza non sarebbe così terribile, trattandosi di Informatica e non di danza o cucina. In sintesi: il gioco non vale la candela, pensano in molti.

Così i ragazzi di una quarta in cui insegno, dopo essersi confrontati fra loro, hanno scritto una bella lettera argomentata a insegnanti e dirigente scolastico, chiedendo di poter seguire le lezioni a distanza. Si sono comportati proprio nel modo che la nostra scuola dice di voler incoraggiare: invece di lamentarsi in qualche chat, si sono esposti con nome e cognome e hanno detto la loro in tono pacato e ragionevole.
Eppure il ds (Dirigente scolastico, ndr) non ha apprezzato. Nella sua risposta ha minacciato brutti voti per chi non si fosse presentato in laboratorio; del resto come si permettono, loro che sono soltanto studenti, di mettere bocca su decisioni della scuola? In poche parole: zitti e obbedite.

Forse però è andata peggio al gruppo di genitori che ha scritto, sempre a noi docenti e al ds, per sostenere le ragioni dei ragazzi chiedere un incontro (che a mia volta, come coordinatrice della classe, ho sentito il dovere di sollecitare). Nessuna risposta, né a me né alle famiglie.

So per esperienza che il Balducci può essere molto meglio di così. Peccato che la sua faccia più arcigna e autoritaria abbia deciso di mostrarla proprio in un momento difficile come questo, in cui ascolto e rispetto sarebbero ancor più necessari del solito.

Risultato: finora 1/3 dei ragazzi sta andando a scuola; gli altri restano a casa, privati della possibilità di seguire le lezioni a distanza. E il Balducci ha perso un'occasione importante per rinsaldare quel rapporto di fiducia con studenti e genitori senza il quale non c'è vera scuola.

Marina Di Bartolomeo - Insegnante dell'Istituto Balducci di Pontassieve."

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