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Servita pizza con muffa in una scuola di Firenze

Infuriati i genitori che pubblicano la foto del trancio sui social. Il comune manda Asl e Nas. Ecco cosa ne pensa un noto chef.

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la pizza fotografata e pubblicata sui social dai genitori la pizza fotografata e pubblicata sui social dai genitori © Facebook
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Indignazione a Firenze per la notizia, corredata da tanto di foto di un trancio di pizza con muffa che sarebbe stata servita a mensa a una bambina della scuola Vittorio Veneto.

Usiamo il condizionale perchè sul fatto sono in corso delle indagini di Asl e Nas su sollecitazione dell' assessorato all'Educazione di Palazzo Vecchio.
L'amministrazione in una nota ha spiegato "In relazione alla pizza servita a un’alunna della scuola Vittorio Veneto l’azienda di ristorazione fa sapere che il controllo congiunto Asl e Nas, avvenuto oggi nel Centro cottura Vittorio Veneto, ha dato esito regolare e non sono state riscontrate criticità. Asl e Nas hanno prelevato porzioni della pizza per celiaci con “evidenti efflorescenze fungine” su cui saranno effettuati dei test microbiologici che accerteranno i giorni di sviluppo delle muffe, andando di conseguenza a collocare temporalmente la produzione del pasto".

"Sempre dall’azienda fanno sapere - recita la nota di Palazzo Vecchio - che solo il giorno successivo alla somministrazione della pizza hanno appreso che la mamma dei due bambini, fratello e sorella a cui è stata somministrata la pizza per celaci, ha lamentato la presenza di muffa sulla pizza servita alla bambina il giorno precedente, ma che nessuna evidenza è stata portata alla loro attenzione nel giorno stesso della somministrazione, quando l’azienda avrebbe potuto capire meglio di cosa si trattava e analizzare subito il contenuto del piatto".

L’assessore all’Educazione Sara Funaro ha commentato “Appena ci è arrivata la segnalazione ci siamo mossi e abbiamo chiesto spiegazioni all’azienda. La segnalazione non ci è arrivata il giorno stesso in cui sono stati riscontrati i problemi, ma in seguito. Rinnovo l’invito a farci pervenire subito le criticità riscontrate in modo da poter intervenire tempestivamente e attivare i nostri uffici per fare le verifiche e i controlli necessari sul pasto somministrato ai bambini”.

Insieme alla muffa sulla pizza apprendiamo che, pochi giorni fa il fratello maggiore della bambina, insieme ad alcuni compagni di scuola, dopo aver mangiato alcune polpette dal sapore “strano”era stato male accusando vomito, mal di pancia e diarrea. Tutto questo ovviamente è stato segnalato e sono stati effettuati dei controlli, come raccontano gli stessi genitori, anche se la notizia è uscita solo dopo il trancio di pizza ammuffito.

Le indagini vertono sicuramente sulla datazione delle fioriture delle muffe ma tutto diventa difficile per come la situazione è stata gestita.
Certamente non aiuta per la fiducia la sospensione delle "commissioni mensa" causa Covid ma perchè la bimba quando ha visto la muffa sulla pizza non l'ha subito fatto presente ma ha invece preferito mettere la pizza nello zaino per portarla a casa di fatto vanificando così la ricostruzione della faccenda? 
Così facendo il controllo diventa complicato dato che la conservazione non corretta in ambiente non idoneo per un giorno intero può fare la differenza. 

Noi ne abbiamo parlato anche con un noto chef che preferisce rimanere anonimo e non ci ha nascosto il suo imbarazzo nel commentare una notizia per lui non commentabile.
"Mi risulta davvero difficile pensare che in un centro cottura possa succedere questo e i motivi sono presto detti. L'infiorescenza di muffa su un pomodoro per svilupparsi necessità di particolari condizioni di ossigenazioni, ambientali e di un certo arco temporale. Considerando che siamo in inverno e con temperature particolarmente rigide non ho dubbi ad affermare che anche se tenuta fuori dal frigo quella pizza per sviluppare muffe avrebbe avuto bisogno di un tempo che varia dai 10 ai 15 giorni. Lo stesso lasso di tempo - prosegue - in cui in ogni cucina si eseguono le pulizie straordinarie in cui si ritrovano anche tutti gli scarti che in fase di lavorazione possono essere accidentalmente finite in un luogo nascosto.
Escluso ovviamente che quel trancio di pizza possa essere stato recuperato da terra dopo quindici giorni come fa ad aver sviluppato quelle muffe che si vedono in foto?


Sicuramente - conclude - non aiuterà le indagini come la questione è stata gestita. E' importante appena si verifica il fatto cristallizzare il fenomeno e quindi la bambina non facendolo presente subito in mensa ma anzi ponendo la pizza in cartella e poi portata a casa dove verosimilmente i genitori l'hanno prelevata e fotografata ha "inquinato le prove. 
Un vero peccato perchè questo difficilmente permetterà di ricostruire bene la vicenda e scongiurare che il fatto possa verificarsi di nuovo"


Il mistero rimane e l'unica certezza al momento che i controlli fatti al centro cottura hanno detto che tutto è ok. E allora da dove arriva quel trancio?
 

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