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Ex cava di Paterno, confermata in appello la condanna a Tullia Ottaviani

Intanto in Comune a Vaglia si lavora per recuperare i 152mila euro di provvisionale disposti dal Tribunale a carico di Lanciotto Ottaviani

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Cava Paterno Cava Paterno © Fotocronache Germogli
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La Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza emessa nei confronti di Tullia Ottaviani che, nel marzo del 2016 era stata condannata con il rito abbreviato a sei mesi di arresto (sostituiti dalla libertà vigilata per un anno) più ammende e risarcimenti per l’accusa di gestione di rifiuti non autorizzata (per il ruolo avuto in alcune delle società coinvolte) nella ex cava di Paterno trasformata in discarica. Sentenza che aveva anche disposto la confisca dell’area su cui sorgeva la cava.

Intanto il comune di Vaglia, sta preparando una causa civile per cercare di recuperare i 152mila euro di provvisionale disposti dalla condanna di porimo grado (questa con rito ordinario) emessa dal tribunale di Firenze nei confronti di Lanciotto Ottaviani (padre di Tullia e proprietario del sito in questione). Un importo per il momento non versato.

Lo scorso 12 giugno, infatti, Ottaviani è stato condannato in primo grado a 18 mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 152mila euro in favore del Comune di Vaglia. Sentenza per la quale ancora non sono state depositate le motivazioni (e solo da allora decorreranno i termini per un eventuale ricorso in appello da parte dell’imputato, che sarebbe comunque altamente probabile, se non certo). 

I 152mila euro, lo chiariamo, sono solo la 'provvisionale', cioè una sorta di anticipo sul risarcimento vero e proprio che sasrà stabilito solo alla finme di tutti i gradi di giudizio.

Intanto in coimune a Vaglia si lavora per affidare la progettazione della messa in sicurezza. E, dopo un bando di gara andato deserto, si potrà procedere per affidamento diretto dopo aver ricevuto e valutato i vari preventivi., Ricordiamo che l’area, ancora sotto sequestro, attende di essere confiscata come disposto dalle sentenze. Questo, però, potrà accadere solo dopo il terzo grado di giudizio: allora la proprietà del sito passerà al demanio e poi forse alla Regione o al Comune. 

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