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Omicidio di Sant'Agata, oggi l'appello per Patriarchi. La difesa ritenta l'infermità mentale

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Il Carabinieri sul luogo della tragedia Il Carabinieri sul luogo della tragedia © OK!Mugello
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Si celebra oggi (mercoledì 3 giugno) il processo di appello per l'uccisione del piccolo Michele Patriarchi, massacrato con una serie di coltellate dal padre Niccolò Patriarchi nella casa di Sant'Agata il 14 settembre del 2018. In primo grado l'infermità mentale di Patriarchi è stata riconosciuta solo in parte ed il padre omicida è stato condannato a venti anni .

Ora i suoi legali (avvocati Bagattini e Manni) cercheranno di ribadire il fatto che Patriarchi fosse quella sera 'incapace di intendere e di volere' e puntano all'assoluzione per 'non punibilità'. Il tutto si gioca su una serie di perizie, alcune delle quali prodotte ne processo di primo grado in favore della non punibilità; e invece una prodotta dal consulente del giudice (il tecnico Renato Ariatti, che analizzò anche a suo tempo Anna Maria Franzoni) che invece vira verso la capacità di gestione dell'evento.

Vedremo quale sarà la tesi accolta dal giudice di appello. Ricordiamo che Patriarchi la sera di quel 14 settembre compì un vero 'macello' in seguito ad una banale discussione familiare, colpendo la compagna, la figlia e, in maniera mortale, il piccolo Michele. All'epoca Patriarchi aveva già un procedimento in corso per maltrattamenti verso la compagna, ma fu giudicato dai medici controllabile tramite le medicine. Medicine che, però, forse non prendeva. E accadde la strage.

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