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Londa, esplode la protesta contro le pale eoliche: “La Regione ci sacrifica”

La lettera durissima di una nostra lettrice dopo le assemblee pubbliche: “Non mi fido più di chi governa il territorio”

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Eolico Eolico © ai
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Una voce che non vuole tacere. All’indomani delle assemblee pubbliche dedicate al progetto delle nuove pale eoliche sul crinale appenninico, pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, Adriana, che interviene con toni netti e senza sconti sul futuro energetico e ambientale di Londa e dei comuni limitrofi. Una testimonianza che riflette un malessere diffuso e riaccende il dibattito sulle scelte della politica locale e regionale.

C'è chi dice NO

ho preso a prestito un verso della canzone di Vasco Rossi perché ho la necessità di dire e manifestare pubblicamente una contrarietà netta, decisa e definitiva all'installazione delle pale eoliche a Londa e dintorni.

Nel corso di una assemblea che si è svolta sabato mattina nella sala del Consiglio di comunale, preceduta da un'altra nella nottata di venerdì, è emersa la volontà del sindaco Cuoretti e della sua maggioranza, oltreché dell'opposizione -stando alle parole del sindaco- di concedere l'approvazione, passo dopo passo, al lungo iter per l'installazione delle pale eoliche.

Alla mia richiesta di indire un referendum per sondare il parere dei cittadini, il sindaco ha risposto che non è necessario, in quanto si è realizzata una convergenza, miracolosa quanto rara in una democrazia, fra maggioranza e opposizione.

Ho detto, e ribadisco qui, che non l'avrei più votato e che non riconoscevo in lui lo spirito combattivo in difesa del territorio che l'aveva animato al'inizio della sua attività politica, quando il lago diventò l'oggetto di una battaglia politica senza precedenti, in un piccolo comune come Londa.

Ma il progetto delle pale disseminate sui crinali è ben altro, travalica i comuni e ci porta diretti alla Regione toscana che lo promuove, all'apparenza lasciando piena libertà di scelta ai cittadini. Su questa sponsorizzazione, presentata come la golosa opportunità di produrre energia “green” che si tradurrebbe in gratuità delle bollette per i cittadini, ho intenzione di soffermarmi senza remore e ipocrisie.

Qualcuno dei più anziani ricorderà l'Alta Velocità e le numerose manifestazioni e dibattiti che ci furono contro questo progetto. Ma la Regione toscana aveva già deciso e, per convincere chi era contrario, si iniziò a parlare di compensazioni. Cominciò allora la strategia del “baratto” fra risorse del territorio e suo utilizzo da parte di comitati di affari, i cui progetti vengono spesso avallati dalla Regione. Ci fu un “ristoro” di centocinquanta milioni di euro, ma soprattutto ci fu un processo, alla fine del quale tutti furono assolti dal reato di aver danneggaito irrimediabilmente il nostro patrimonio.

Basta rileggere le varie tappe del processo penale.
Primo grado (2009) condannate in primo grado 26 (o 27) persone tra vertici e responsabili del Consorzio Cavet. Riconosciuti i danni ambientali tra cui il prosciugamento di fiumi, torrenti e sorgenti nel Mugello. Stabilito un risarcimento di circa 150 milioni.

Appello (2011): la Corte d'Appello di Firenze assolse tutti gli imputati.
Cassazione e appello bis (2014-2015). Nel 2016 la Cassazione ha annullato le condanne residue (rimaste a 16 presunti responsabili) in virtù della prescrizione di tutti i reati.

Intanto la gente dimentica. Non tutti, però, visto che alle ultime lezioni regionali l'astensione dei cittadini è stata record. Ma i comitati d'affari sono comunque soddisfatti perché gli amministratori sono per lo più gli stessi di allora.

Dunque il Mugello pagò il suo tributo in territorio, fonti, sorgenti. Ancora il Mugello ha pagato con un danno di immagine indelebile la vicenda decennale del Forteto. Sono ancora loro, più o meno gli stessi amministratori … quanti danni ancora gli permetteremo di infliggere al territorio e alle persone? La pessima inclinazione morale di certi politici non muta con gli anni, anzi dà loro la sensazione dell'onnipotenza e dell' impunità.

La mia domanda a questo punto è la seguente: c'è da aspettarsi qualcosa di buono da gente con questi trascorsi? Davvero vi fidate di loro?

Io no.
Ho ragione di ritenere che costoro ripropongano, con le gigantesche pale per la produzione di energia, lo stesso scenario di devastazione e scempio del paesaggio, mettendo in atto il consumo di suolo più dissennato che si possa immaginare. Le pale impattano in modo orrendo e coinvolgono ben venticinque comuni.

La responsabilità degli amministratori, anche a partire dal gradino più basso, quello comunale, è enorme perché investe il futuro delle generazioni a venire. Gli spiccioli delle cosiddette “compensazioni”, a fronte dei corposi guadagni dell'industria, sono come la caramellina al bambino un po' riottoso.

Ma davvero si vuole barattare la perdita incommensurabile di un patrimonio paesaggistico unico al mondo con la gratuità della bolletta della luce? Ma siamo ridotti al punto tale da non distinguere il bene comune -la res publica- da un tornaconto personale?

Io mi dissocio con forza da questo modo di pensare:
Credo che ognuno di noi debba cercare di elevarsi, anziché immiserirsi nel proprio tornaconto personale. Dico no all'egoismo di chi crede di stare al centro del mondo e voglio tutelare il benessere di tutti quanti, umani e animali che vivono nei luoghi che saranno sacrificati a questa scelta irresponsabile. Chi ci dà il diritto di decidere della vita di piante secolari che costituiscono la nostra ricchezza?
Proprio il comune di Londa aveva promosso un progetto mirato a favorire il benessere psichico delle persone, mediante il contatto con le piante nell'habitat del bosco . Che ne sarà di iniziative come queste? Vogliamo scegliere la distruzione o la valorizzazione di un patrimonio che abbiamo ereditato e che dobbiamo tutelare per lasciarlo a chi verrà dopo di noi?

Il sindaco di San Godenzo, Emanuele Piani, è uno di quelli che ha detto no, e di sicuro ci vuole coraggio in questa scelta che va contro il mainstream e la retorica “ green” che costituisce la facciata di questa operazione.

Emanuele ha raccontato, in un video che verrà divulgato dal Gruppo di difesa dei crinali di Londa,che nel lontano 1788 Pietro Leopoldo di Lorena, amministratore lungimirante, volle tutelare il territorio di San Godenzo con una legge per disciplinare il taglio degli alberi.
Per la cronaca, Pietro Leopoldo dei Lorena (imparentato con gli Asburgo che furono in Lombardia ottimi amministratori) fu il primo al mondo ad abolire la pena di morte il 30 novembre 1786. Questa la caratura del personaggio.

Auguriamoci che sindaci come quello di San Godenzo, coadiuvati dai cittadini, possano respingere al mittente le famose pale di Eolo. Il dio del vento per l'appunto da noi non soffia e questo fatto da solo basterebbe a inficiare la pretesa di radicarle al suolo. Purtroppo qualcuno in Regione, e anche in alcuni comuni, considera piante e animali un mero intralcio al profitto. Ma profitto e morale non vanno mai a braccetto.
Grazie Emanuele per aver fatto la scelta giusta, in linea con Pietro Leopoldo.

Adriana

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